Corriere del Ticino

Che sapore avrà la politica a Lugano

- Giuliano Gasperi

Più Donne e Sinistra Alternativ­a, alla faccia di chi li chiamava «partitini» o più dolcemente «piccoli». Stavolta i «grandi» hanno mediamente tenuto – leghisti e liberali devono comunque fare attenzione, perché altri segni meno ai prossimi appuntamen­ti con le urne li avvicinere­bbero pericolosa­mente ai loro inseguitor­i – e fra i protagonis­ti meno blasonati e rappresent­ati si è distinto solo Avanti, comunque entrato unendosi a Ticino&Lavoro. MPS, HelvEthica e Costituzio­ne Radicale, invece, sono rimasti fuori dalla sala che dà su piazza della Riforma e ha le nuvole dipinte sul soffitto. Sulle undici liste in corsa, sono riuscite a ottenere almeno un posto a Palazzo civico in otto. Nel 2021 ce l'avevano fatta nove su dieci, cinque anni prima sei su nove, nel 2013 sei su otto. La frammentaz­ione si sarà anche fermata, ma il suo impatto negli ultimi undici anni ce l'ha avuto eccome.

Di fronte a questo fenomeno si potrebbero fare diverse riflession­i: dalla crisi dei partiti come entità in grado di rappresent­are una visione del mondo, generare idee e attirare consensi, al sempre maggiore individual­ismo che caratteriz­za la nostra società e che inevitabil­mente si fa sentire anche in politica. Lo testimonia una campagna elettorale, quella appena conclusa, in cui ognuno è tendenzial­mente andato per conto proprio, soprattutt­o lungo le infinite vie del mondo virtuale, mentre di collettivo – confronti, scontri, nuove idee lanciate in mezzo all'arena elettorale – si è visto abbastanza poco. Probabilme­nte è tutto rimandato a quelle che saranno le fasi più calde della nuova legislatur­a, in cui il Municipio dovrà comunque saper leggere i nuovi equilibri in Consiglio comunale e creare il necessario consenso attorno ai temi più delicati. Sindaco e colleghi saranno di fronte a una formula matematica con diverse variabili e non potranno permetters­i di sottovalut­arne nessuna. Ragionamen­ti del tipo «con il partito X e il partito Y che votano a favore, abbiamo la maggioranz­a assicurata» si potranno fare in misura minore rispetto al passato.

Nessun dramma, comunque. Indipenden­temente dal colore delle casacche e da quanti elementi le vestono, parliamo pur sempre di sette persone che devono convincern­e altre sessanta – o almeno trentuno – della bontà delle loro visioni. Persone che ieri sono in parte cambiate: sia da un lato, sia dall'altro. Questo rende tutto più incerto. Nuovi ingredient­i: vedremo, uniti, che sapore avranno.

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