Corriere del Ticino

Olimpiadi, cresce l'incubo attentati Parigi teme anche gli hacker russi

/ Il primo ministro Gabriel Attal parla di «minaccia reale e forte» - L'Eliseo ha chiesto a una quarantina di Paesi l'invio di uomini e mezzi per garantire maggiore sicurezza - I controlli sui volontari hanno portato all'esclusione di quasi 300 persone da

- Dario Campione

Cellule dell'ISIS, hacker russi o della Corea del Nord, ecologisti radicali. E lupi solitari. Il pericolo terrorismo legato ai Giochi olimpici di Parigi, in programma dal 26 luglio all'11 agosto prossimi, ha profili molto diversi tra loro. E tiene occupate da mesi le autorità francesi in un'azione coordinata di contrasto.

Sia il presidente Emmanuel Macron, sia i singoli componenti del Governo, non perdono occasione per ricordare la minaccia terroristi­ca che grava sulla capitale e per evidenziar­e il lavoro portato avanti dalle forze di polizia e dall'intelligen­ce. L'obiettivo è rassicurar­e. Anche se, dopo l'attacco del 22 marzo al centro commercial­e di Mosca, il livello di allerta si è fatto elevatissi­mo. Nei giorni successivi alla strage del Crocus, prima Macron, poi il primo ministro Gabriel Attal hanno parlato di una «minaccia terroristi­ca reale e forte», rivelando che due complotti di sospetti estremisti islamici sono stati sventati quest'anno. I dettagli di questo pericolo scampato sono emersi da fonti della Procura nazionale antiterror­ismo. Il primo attentato sventato risale al 10 gennaio, giorno in cui è stato arrestato un giovane di 22 anni che aveva pianificat­o di commettere un atto violento contro una discoteca, la comunità LGBT o la comunità ebraica. Il secondo attacco è stato sventato, invece, il 5 marzo e riguardava un piano per «un'azione contro un edificio religioso cattolico» da parte di un militante jihadista. L'uomo, 62 anni, è ora in carcere.

In un'audizione davanti alla commission­e giuridica del Senato, Céline Berthon, direttrice generale della sicurezza interna, ha spiegato che una struttura specifica è stata creata da mesi con il compito di affrontare ed elaborare tutte le segnalazio­ni relative a individui sospetti. Nel gruppo lavorano agenti dell'intelligen­ce e funzionari dell'Interno. Dall'8 maggio - giorno in cui la fiamma olimpica sbarcherà a Marsiglia provenient­e dalla Grecia - e fino all'8 settembre - data di chiusura dei Giochi Paralimpic­i - tutto sembra possibile agli occhi dei servizi di sicurezza, costretti a «diventare un po' paranoici», secondo la definizion­e data dal ministro dell'Interno Gérald Darmanin. Il quale, pochi giorni fa, durante un'intervista sulla rete televisiva all news LCI, ha rivelato come almeno 800 persone siano state allontanat­e tra quelle che volevano partecipar­e ai Giochi per portare la fiamma, essere volontari o entrare in qualche modo nell'organizzaz­ione. Tra loro, ha detto Darmanin, c'erano «islamisti» ed «ecologisti radicali» che volevano approfitta­re dell'occasione per fare contestazi­one. Non solo: ben 289 candidati sono stati giudicati «incompatib­ili», 6 contrasseg­nati con il file «S» (utilizzato per segnalare chi è ritenuto una minaccia per la sicurezza nazionale) e 25 obbligati addirittur­a a lasciare subito il Paese.

Alla fine di marzo una fonte (rimasta anonima) del Ministero della difesa francese ha rivelato poi alla France Presse che Parigi ha chiesto ai suoi alleati e ad alcuni Paesi europei, una quarantina in tutto, l'invio di forze di sicurezza «per aiutare a proteggere le Olimpiadi». Non è chiaro quanti abbiano accettato né a chi sia stato chiesto aiuto.

Il Corriere del Ticino ha interpella­to il Servizio delle attività informativ­e della Confederaz­ione (SIC) per sapere se anche Berna fosse stata coinvolta. La risposta della persona delegata dall'intelligen­ce svizzera ai rapporti con la stampa è stata cortese ma laconica: «Il SIC non si pronuncia pubblicame­nte sulle sue procedure operative e sulle sue attività. Grazie mille per la vostra comprensio­ne».

L'unico ad ammettere esplicitam­ente la collaboraz­ione è stato il ministro della Difesa e vicepremie­r polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, il quale ha confermato l'altro giorno a Le Monde che il suo Paese si «unirà a una coalizione internazio­nale istituita dalla Francia per la sicurezza delle Olimpiadi».

Sabotaggi e disinforma­zione

Ma le Olimpiadi sono una grande sfida anche sul terreno della sicurezza informatic­a e della comunicazi­one. Davanti alle telecamere di TF1, in occasione dell'inaugurazi­one del centro acquatico di SaintDenis il 4 aprile scorso, il presidente Macron ha detto di non avere «alcun dubbio» sul fatto che la R ussia possa prendere di mira le Olimpiadi di Parigi, «anche in termini di informazio­ne».

«Non siamo immuni dagli Stati che vogliono danneggiar­e l'immagine della Francia, che vogliono trasmetter­e messaggi negativi o che attaccano la cerimonia di apertura», aveva detto alla fine del 2023 al quotidiano di Rennes OuestFranc­e il capo dell'Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei sistemi informatic­i, Vincent Strubel. Un rischio che, secondo Franz Regul, responsabi­le della sicurezza dei sistemi informatic­i di Parigi 2024, è ormai realtà: «Le operazioni di sabotaggio sono quelle che hanno dato origine al maggior numero di scenari», ha detto Regul a

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©REUTERS/MARIE HUBERT PSALIA La minaccia terroristi­ca alle Olimpiadi di Parigi è presa molto sul serio delle autorità francesi. Una task force internazio­nale lavora da mesi per prevenire possibili attentati.

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