Energia: «Con questa legge si supera una linea rossa»
/ Il Comitato referendario e la fondazione Franz Weber spiegano perché si oppongono alla riforma che prevede una maggiore produzione di elettricità da fonti rinnovabili – I contrari temono una distruzione del paesaggio e un indebolimento dei diritti democ
L'obiettivo è di produrre più elettricità in inverno, ridurre la dipendenza dall'estero e anche il rischio di situazioni di approvvigionamento critiche come quelle che si sono verificate negli inverni scorsi. Come? Sviluppando le energie rinnovabili come l'acqua, il sole (ci sarà l'obbligo di installare pannelli sui nuovi edifici con superficie superiore ai 300 metri quadri), il vento e il biogas. Sono previsti anche 16 progetti per l'ampliamento o la creazione di dighe. La costruzione di grandi impianti fotovoltaici, eolici e di centrali di pompaggio dovrà avere la precedenza su altri interessi, ma queste infrastrutture non potranno essere realizzate sui biotopi di importanza nazionale. La riforma, in votazione il 9 giugno, è stata approvata a larga maggioranza in Parlamento ma ha diviso il mondo ambientalista: WWF e Pro Natura sono favorevoli, mentre la Fondazione Franz Weber è fra i promotori del referendum. Secondo i contrari, che ieri a Berna hanno presentato i loro argomenti, un'approvazione alle urne della Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro porterebbe alla distruzione del paesaggio e indebolirebbe i diritti democratici. Stando al comitato referendario, la transizione energetica non deve andare a scapito della natura e della democrazia. La legge, dice, oltrepassa una linea rossa: faciliterebbe il disboscamento delle foreste, consentirebbe la devastazione dei paesaggi e la distruzione dei biotopi protetti. Verrebbe inoltre limitata la sovranità di popolo, Cantoni e Comuni.
Risparmiare di più
Secondo i contrari, che non vogliono vedere la regione alpina tappezzata di pannelli fotovoltaici, esistono alternative per attuare questa transizione
e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento elettrico. Bisognerebbe ad esempio risparmiare energia e sfruttare il potenziale degli impianti fotovoltaici sugli edifici e sulle infrastrutture esistenti. La legge sull'energia è stata approvata dal Parlamento nella scorsa sessione autunnale. Per i suoi sostenitori, la costruzione di parchi solari nelle Alpi è necessaria. In caso contrario, si verificherebbero strozzature, aumenti dei prezzi dell'elettricità sino ad arrivare a possibili blackout.
L'Ufficio federale dell'energia (UFE) afferma che tali impianti produrrebbero in inverno il doppio rispetto a installazioni simili in pianura, ma costerebbero il triplo. «Si paga di più per rovinare il paesaggio, anche se ci sono opzioni migliori», ha replicato Pierre-Alain Bruchez, membro del comitato referendario. «La biodiversità non deve essere sacrificata in modo miope in nome della protezione del clima», ha rincarato la dose davanti ai media Peter Lüthi, ex coordinatore regionale del
WWF grigionese. Secondo Vera Weber, presidente dell'omonima fondazione, «il panico» per un futuro blackout elettrico è servito a giustificare questa legge, mentre per Philippe Roch, già direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente e membro del consiglio di fondazione, le organizzazioni ambientaliste favorevoli «hanno ceduto all'isteria elettrica e hanno perso la loro anima».
Disprezzo per la democrazia
La legge, come detto, stabilisce che la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile ha la precedenza su tutti gli altri interessi nazionali. Il Consiglio federale avrebbe il potere di abbreviare determinate procedure di autorizzazione, bypassando le votazioni comunali, ed eventuali ricorsi sarebbero impossibili. «Si tratta di un disprezzo per la democrazia a livello federale, cantonale e comunale», ha commentato Hans Weiss, cofondatore della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio.