Corriere del Ticino

Era una ladra di profession­e E la meta era il Malcantone

/ Poco più che ventenne ma con una «carriera» dedita ai furti nelle abitazioni: è questo il curriculum della donna condannata ieri a 14 mesi (sospesi) e all'espulsione dalla Svizzera per 5 anni – Colpi messi a segno con un'altra giovane e con un minorenne

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Su tutto il suolo cantonale – è emerso recentemen­te durante la presentazi­one dei dati della Polizia – sono aumentati i furti. Per quel che riguarda la sicurezza soggettiva – quella percepita – i furti nelle abitazioni lasciano ancora più il segno nell'animo delle vittime dal momento che viene violato un luogo intimo. Lo sanno bene le persone le cui case sono state prese di mira da due giovani donne: una 20.enne di origine serba e una 19.enne cittadina italiana che sono comparse ieri davanti alla Corte delle assise correziona­li presieduta dal giudice Siro

Quadri. La prima – difesa dall'MLaw Joel Ndombele– è stata condannata a una pena di 14 mesi di detenzione, sospesi per un periodo di prova di due anni, oltre all'espulsione dal territorio elvetico per cinque. La seconda invece – assistita dall'MLaw Christian Guggiari – tornerà in aula nei prossimi mesi siccome il procedimen­to a suo carico è stato disgiunto. Colpevole, la prima, di ripetuto furto aggravato, ripetuto danneggiam­ento, ripetuta violazione di domicilio e infrazione alla Legge federale sugli stranieri e la loro integrazio­ne. Stando a quanto ricostruit­o dalla procuratri­ce pubblica Chiara Buzzi la 20.enne – la quale utilizzava sette nomi diversi – faceva parte di una banda dedita ai furti nelle abitazioni. Dieci i casi di furto (alcuni rimasti «tentati») per i quali è stata condannata ieri: 4 in correità con la seconda imputata, altri 6 con un minorenne (classe 2009). Il tutto in un lasso di tempo identifica­to tra l'aprile e i principi maggio dello scorso anno e tra novembre e dicembre del 2022. Scorriband­e che sono finite proprio il due maggio 2023: quella mattina la donna – in compagnia della 19.enne – ha tentato di mettere le mani sui preziosi presenti in due abitazioni , senza tuttavia fare i conti con una proprietar­ia di casa che le ha colte in flagranza di reato. Il modus operandi? Stando alle risultanze dell'inchiesta la donna entrava in Svizzera dal valico di Ponte Tresa prima di mettersi all'opera nelle abitazioni Malcantone: nell'atto d'accusa le località più toccate risultano infatti essere Magliaso e Caslano, come pure Agno e Bioggio. Colpi, quelli perpetrati dalla donna (e dagli altri componenti della banda) che spesso hanno permesso di racimolare il bottino; refurtiva in molti casi mai recuperata: si parla soprattutt­o di gioielli e orologi per un valore complessiv­o che supera abbondante­mente i 40.000 franchi. Senza contare i danneggiam­enti, ovvero le porte e le finestre manomesse al fine di potersi introdurre negli appartamen­ti.

Prese di mira, in due distinti periodi, diverse case di Magliaso, Caslano, Agno e Bioggio

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©KEYSTONE/WALTER BIERI La refurtiva? Soprattutt­o orologi e gioielli.

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