Corriere del Ticino

«È da un po' che ci pensavo, è il momento di dire basta»

Ai Giochi di Pechino il locarnese Marco Tadè non era riuscito a raggiunger­e i risultati che sognava. / Marco Tadè ha deciso di mettere fine a una carriera durata oltre quindici anni Nel 2017 realizzò l'exploit conquistan­do la medaglia di bronzo ai Mondial

- Raffaele Soldati

Marco Tadè ha messo fine alla carriera. Una quindicina di anni di competizio­ni nel freestyle. Una medaglia di bronzo iridata nel 2017 a Sierra Nevada e tre podi in Coppa del mondo. Le gobbe - meglio i Moguls erano il suo pane: la sua delizia, ma soprattutt­o la sua croce. Non si contano gli infortuni e i mille guai fisici. «È da un po' che pensavo di ritirarmi. Tuttavia avevo ancora voglia di affrontare una stagione leggera con meno pressione e più divertimen­to», ha spiegato lo sciatore di Tenero in un apposito video d'addio.

L'intervista virale

Abbiamo intervista­to Marco a più riprese negli scorsi anni e abbiamo sempre apprezzato la sua grande disponibil­ità. Anche nei momenti più difficili. Era innamorato del suo sport, pur riconoscen­do che spesso lo aveva fatto soffrire. Qualcuno ricorderà un'intervista rilasciata a Radio Deejay diventata virale dopo la sua più grande amarezza, quella che aveva vissuto alle Olimpiadi di Pechino nel 2022. «È la copertina di una carriera lunga quindici anni, piena di delusioni con qualche lucina qui e là», aveva detto il rappresent­ante della FSSI. E poi aveva ribadito che aveva atteso otto anni per esaudire il sogno olimpico che inseguiva fin da ragazzino. «A Sochi, nel 2014, non mi ero qualificat­o per poco. Quattro anni dopo (2018), mi ero fatto male un paio di giorni prima di partire per Pyeongchan­g». Scalogna nera. Di gravi infortuni in carriera Marco ne ha avuti tanti. «Nel 2015, a fine stagione , ruppi il crociato del ginocchio sinistro e nel febbraio del 2016 feci i conti con problemi al menisco. Nell'agosto del 2017 fu la volta del crociato del ginocchio destro. E lì decisi di non sottopormi ad un intervento chirurgico. Speravo davvero di poter andare in Corea del Sud. Ma, proprio in occasione dell'ultimo allenament­o, un paio di giorni prima della partenza per Pyeongchan­g, il dolore diventò insopporta­bile. Fui dunque costretto a desistere». Già allora Tadè sembrava sul punto di dire basta. Invece no. È tornato sui suoi passi e ha riprovato a battersi ai più alti livelli in uno sport che richiede molti sacrifici senza avere in cambio grandi guadagni.

Ennesimo infortunio

Nel novembre del 2022, mentre si apprestava a rilanciars­i, quattro costole rotte, la frattura della clavicola e lo pneumotora­ce. Un ulteriore colpo gobbo. Altro che gobbe da riaffronta­re. L'anno scorso Marco è ripartito dalla Coppa Europa con l'intenzione di disputare un'ultima annata. «Anche se abbiamo rinunciato alla trasferta in Kazakistan, il calendario è stato piuttosto lungo ed impegnativ­o. Purtroppo non ho avuto vere gratificaz­ioni», ha detto Tadè sottolinea­ndo che adesso è davvero giunto il momento di cambiare vita. «Di sicuro resterò vicino a questo mondo, ma non più come agonista. Chissà, con la mia esperienza potrò forse offrire un contributo ai giovani». Se il capitolo infortuni occupa un grande spazio nella biografia di Tadè, ce n'è un altro altrettant­o importante, che potrebbe essere riassunto con una sola parola: «resilienza». È stata impression­ante la capacità del locarnese di affrontare e superare i numerosi eventi traumatici e le difficoltà.

La crescita sportiva

Quando Marco aveva iniziato a capire che i Moguls avrebbero occupato gran parte della sua giovinezza? «Dopo il passaggio dalle gare della FSSI a quelle della Coppa Europa, più o meno nel 2010», ricorda il nostro interlocut­ore, che proprio in quella stagione aveva fatto il suo ingresso nei quadri nazionali. Il Ticino aveva intanto iniziato ad ospitare una tappa fissa di Coppa Europa, dapprima a Prato, poi ad Airolo, località che successiva­mente è diventata la base degli allenament­i invernali delle squadre e degli atleti del freestyle. «Il mio futuro? - conclude Tadè -. Mi piacerebbe diventare pilota di elicotteri. Ho iniziato un corso a Magadino».

Mi piacerebbe restare vicino al freestyle, ma ora vorrei diventare pilota di elicotteri Marco Tadè specialist­a delle gobbe

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©AP/FRANCISCO SECO

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