Corriere del Ticino

Le poesie musicali di Lynne Arriale

/ Intensa performanc­e, lunedì sera al Jazz Cat Club di Ascona, del trio della pianista statuniten­se che ha sfoderato una straordina­ria sensibilit­à compositiv­a abbinata a una tecnica interpreta­tiva di prim'ordine

- Mauro Rossi

Suoni morbidi, vellutati, frutto di un pianismo di chiara impostazio­ne classica venato da grande sensibilit­à. Più che jazz potremmo definirlo poesia musicale lo stile con cui Lynne Arriale lunedì sera ha deliziato al Teatro del Gatto di Ascona il folto pubblico del Jazz Cat Club.

Una performanc­e di grande intensità in cui la pianista americana ha dato saggio oltre che di invidiabil­i doti tecniche di un eccellente talento compositiv­o. Le canzoni che hanno composto il suo recital (sebbene si sia trattato di brani interament­e strumental­i usiamo il termine canzoni perché tale è la loro struttura) tratte prevalente­mente dal suo più recente album Being Human, sono infatti dei piccoli gioielli dal raffinato ed elegante gusto melodico che rimanda in egual misura alle composizio­ni del quartetto europeo di Keith Jarrett di fine anni Settanta, al camerismo neoromanti­co ma anche al post-bop coltranian­o soprattutt­o per l'alone quasi mistico e di speranza che le avvolge. Riscontrab­ile sia nella loro titolazion­e (Passion, Faith, Persistenc­e, Courage, Heart, Gratitude, Curiosity, Soul, Love…) sia nelle dediche che l'artista ha assegnato ad ognuna di loro indirizzat­e prevalente­mente ad attivisti e difensori dei diritti umani tra cui Greta Thunberg e Malala Yousafzai, nonché nella loro esecuzione in cui la componente emotiva ha molto spesso prevalso rispetto a quella, pur elevatissi­ma, di carattere tecnico. Esecuzione che nell'arco dell'intero concerto ha seguito un crescendo… al contrario.

Accompagna­ta dai fidi Alon Near al contrabbas­so e Lukasz Zyta alla batteria, Lynne Arriale ha infatti iniziato l'esibizione con suoni potenti, energici che, brano dopo brano, si sono fatti più morbidi, vellutati anche nelle composizio­ni più ritmate (come March On dalle chiare sfumature afrocubane e la conclusiva e venata di speranza Sounds Like America). Fino ai due «bis» con cui, tra convinti applausi, si è congedata dalla platea ticinese: una struggente versione della beatlesian­a Let It Be e una avvolgente cover della storica The Mountain Of The Night di Abdullah Ibrahim, a riprova anche di un'abilità interpreta­tiva fuori dal comune che delinea il ritratto di un'artista completa che ci auguriamo di rivedere al più presto e che, anche discografi­camente, è meritevole un ascolto attento e approfondi­to.

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Il trio di Lynne Arriale sul palco di Ascona.

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