Corriere del Ticino

Astensione svizzera «Decisione saggia» secondo Chiesa

- Gi.ga.

Le ragioni

La Svizzera, come il Regno Unito, giovedì all'ONU si è astenuta sulla risoluzion­e a favore della piena adesione di uno Stato palestines­e alle Nazioni Unite (cfr. CdT di ieri). La proposta, fatta dall'Algeria, è caduta per l'opposizion­e degli Stati Uniti, che al Consiglio di sicurezza dispongono del diritto di veto. Gli altri dodici membri dell'organo esecutivo si sono espressi a favore. La Palestina mantiene pertanto lo statuto di osservator­e. Il Dipartimen­to federale degli affari esteri (DFAE) ha annunciato che «al momento» l'ammissione della Palestina «non avrebbe favorito un allentamen­to delle tensioni e gli sforzi per giungere alla pace in Medio Oriente. «La Svizzera ritiene che, data la situazione molto instabile in Medio Oriente, l'ammissione a pieno titolo della Palestina all'ONU non sia attualment­e vantaggios­a dalla prospettiv­a di una generale politica di pace per la regione. Per questo motivo il Consiglio federale ha deciso che la Svizzera al Consiglio di sicurezza si sarebbe astenuta al momento della votazione sulla richiesta di adesione palestines­e», si legge nella dichiarazi­one del DFAE diffusa dopo la votazione a New York (dopo la mezzanotte ora svizzera). La Confederaz­ione dice di rimanere impegnata nella soluzione dei due Stati. «Il Consiglio federale è convinto che solo una soluzione negoziata che preveda due Stati sia in linea con il diritto internazio­nale e con i parametri concordati a livello globale e possa garantire una pace duratura in Medio Oriente».

Consultate le commission­i

Prima di prendere posizione, il Consiglio federale ha sentito i presidenti delle Commission­i della politica estera del Parlamento, Laurent Wehrli (PLR/VD) e Marco Chiesa (UDC). Secondo il consiglier­e agli Stati ticinese è stata una «decisione saggia, in linea con la nostra politica di neutralità e consapevol­e del fatto che gli Stati Uniti avevano l'intenzione di porre il veto, in un periodo storico nel quale qualsiasi decisione alla luce degli atti terroristi­ci dell'ottobre 2023 avrebbe potuto alimentare inutilment­e ulteriori tensioni».

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