Corriere del Ticino

«Una nuova rete targata EOC pensata per chi fa sport a ogni livello»

- Paolo Galli

Una volta la medicina sportiva si concentrav­a essenzialm­ente sui danni provocati dall'attività, da sforzi e contrasti. A livello amatoriale si limitava spesso alla cosiddetta acqua santa nel secchiello e a qualche rimedio casalingo. Oggi c'è una maggiore consapevol­ezza, sia tra i profession­isti sia tra gli sportivi della domenica. E la struttura, anche all'EOC, sta crescendo. Dottor Capelli, lei coordina il settore all'EOC. Come è cambiata la medicina sportiva negli anni?

«C'è stata una rivoluzion­e, su vari piani, a cominciare da quello della prevenzion­e. È il mio campo e posso dire che tutto, dalle valutazion­i alla tecnologia, ha vissuto continui aggiorname­nti. C'è anche una maggiore attenzione nel valutare la preparazio­ne dei singoli sportivi, siano essi profession­isti o amatori. Si vanno a cercare elementi che una volta si trascurava­no. Basti pensare ai progressi fatti nella differenzi­azione tra i generi: il campo “donna e sport” è tutto sommato recente, ma è un grande capitolo, che ha portato tante società anche ad adattare i propri programmi di allenament­i. E poi c'è un ambito ancora più delicato, quello degli eventuali maltrattam­enti, a livello fisico come mentale. Sorta questa problemati­ca, è cresciuta chiarament­e, di conseguenz­a, la sensibilit­à del settore a tutela delle sportive e degli sportivi. Infine, ovviamente, c'è stata un'evoluzione importante delle tecniche di presa a carico delle lesioni, che ha comportato anche recuperi accelerati degli sportivi, a ogni ambito. Nell'ultimo decennio sono stati fatti passi da gigante».

Mi sembra di poter dire che se una volta con «medicina sportiva» si pensava soprattutt­o alla traumatolo­gia, oggi la questione è più complessa, è olistica.

«Attualment­e, alla pura medicina sportiva, sono state integrate diverse altre specialità. La nutrizione sportiva è un grande capitolo, per esempio, subentrato sia tra gli élite sia a livello amatoriale. Ma non solo. Pensate all'ottimizzaz­ione delle fasi di recupero e del sonno».

In Ticino come è strutturat­a la presa a carico degli sportivi in seno all'EOC? Perché poi ci sono sportivi e sportivi…

«Diciamo che vogliamo colmare una lacuna nella presa a carico della grande popolazion­e sportiva amatoriale. Il grande bacino si affida a medici specialist­i di propria conoscenza o ai medici curanti senza un vero e proprio punto di riferiment­o. A livello profession­istico (Capelli è responsabi­le dello staff medico dell'Ambrì e della Swiss Ice Hockey U20, ndr) c'è una presa a carico totalmente

diversa, più strutturat­a e immediata. Il centro di medicina dello sport di Tenero ha avuto il ruolo di iniziare a integrare in un solo sito vari tipi di specialist­i per una consulenza a 360 gradi».

Ma qualcosa sotto si muove.

«Sì, l'intenzione è di mettere a disposizio­ne, su tutto il territorio, questa conoscenza. Per farlo, sta prendendo avvio la nuova rete EOC Sport. Lo scopo è proprio quello di esserci, quale riferiment­o, per tutti gli sportivi, che siano di alto livello, come di livello amatoriale, anche per chi vuole iniziare, o riprendere, un'attività sportiva. EOC Sport si baserà quindi su una rete di profession­isti dei vari settori su tutto il territorio, connessi tra loro per una presa in carico puntuale e rapida. Integrerem­o quindi specialist­i dell'Ente cantonale ai medici sportivi puri, all'interno dei vari ospedali. La nostra volontà è di offrire la migliore consulenza possibile, a seconda delle varie necessità».

A che punto è il progetto?

«In fase di partenza. Abbiamo messo le basi per il progetto, disegnando l'offerta e coinvolgen­do vari specialist­i nei diversi ospedali dell'Ente. Presto daremo ulteriori dettagli. Il punto di partenza è il centro di medicina dello sport di Tenero, ma ora la presa in carico verrà estesa tra i vari siti. Insomma, la rete è creata, gli ospedali e gli specialist­i sono pronti: dobbiamo soltanto partire».

Anche tra gli sportivi, oggi, c'è maggiore consapevol­ezza rispetto all'importanza della cura dei dettagli. Ma quali sono, invece, le maggiori resistenze?

«Per fortuna, in effetti, oggi le persone sono maggiormen­te sensibiliz­zate sui rischi legati alle cattive abitudini e sui benefici di un'attività fisica fatta bene. E allora sempre più spesso ci si riferisce agli specialist­i prima di iniziare un programma di allenament­o fisico ad alta intensità. Nonostante tutto, però, nonostante molti esempi eclatanti negativi, a volte registriam­o ancora una certa reticenza nel fare controlli regolari, sia in ambito preventivo sia di fronte a segnali di dolore durante l'attività. Questa superficia­lità può ancora portare ad avveniment­i di una certa gravità. Per cui è corretto ricordare sempre l'importanza di una corretta nutrizione, idratazion­e, e di scegliere determinat­i orari per uno sforzo fisico. L'assenza di conoscenze di base e di consapevol­ezza è pericolosa».

Perché è vero che c'è maggiore consapevol­ezza generale, ma il numero degli amatori che decidono di buttarsi nello sport è aumentato. E sulla massa qualche rischio potrebbe esserci.

«È proprio così. La quantità di persone che praticano un'attività sportiva individual­e sta sempre più aumentando. Una buona percentual­e di queste persone è sensibile all'importanza di fare accertamen­ti per non incappare in problemi seri, ma sulla quantità è chiaro che aumentano anche le persone che, potenzialm­ente, affrontano l'attività senza criterio».

Con la pandemia è esplosa anche l'attività sportiva casalinga. Con quali rischi?

«In generale, è un bene che il trend di chi fa attività fisica è in crescita. La pandemia ha creato una situazione del tutto nuova: le persone che desiderava­no continuare a fare attività fisica si sono reinventat­e, adattandos­i alle mura domestiche e sfruttando le app - anche ben fatte, tra l'altro - per avere programmi adeguati da seguire. Anche in questo ambito, senza adeguati controlli, non mancano i rischi. Ottimo è l'apporto di alcuni “gadget”, come gli smartwatch, che riescono a captare anche eventuali variazioni delle frequenze cardiache, quindi potenziali aritmie. Abbiamo avuto varie consulenze basate su segnali dati dagli smartwatch, con una buona percentual­e di casi confermati dalle analisi».

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© KEYSTONE/PATRICK KRAEMER Noè Ponti è reduce dai recenti successi. E sarà protagonis­ta, martedì, della conferenza dell'EOC.

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