L'eco di Costantinopoli
/ Rivelando la sua immensa passione per la Storia medievale, la giovane scrittrice italiana Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena che ripercorre l'epica ascesa al trono di Giovanni I Zimisce
Questo romanzo racconta una vicenda di intrighi, di strategie belliche e storie d'amore proibite e spezzate. Tensione, suspence e colpi di scena sono all'ordine della narrazione. Ma la trama era già scritta. Nella Storia. Perché si tratta di un romanzo storico, ambientato nel mondo di Bisanzio, la Roma d'Oriente. Poco prima dell'anno mille. Un destino quindi già segnato, una trama già decisa… ma ovviamente il protagonista, un bambino di nome Giovanni, non lo sa. Qualcosa o qualcuno che guarda oltre già annuncia al futuro imperatore di Bisanzio il suo destino. Come se l'autrice stessa lo avvertisse del suo fato.
Giovanni I Zimisce sarà quindi il protagonista di una vicenda che si snoda fra intrighi e complotti. Battaglie e sanguinose guerre. Tutte cose che hanno caratterizzato Bisanzio nel corso dei suoi undici secoli di storia. Ma questo è un romanzo di grande spessore. Il simbolismo quasi mistico che ritorna è incredibile. Oggetti e creature che appaiono più volte in posti diversi, carichi di significati simbolici e quasi mistici. Anche se sembra che siano le trame politiche a muovere la vita di Giovanni Zimisce, sempre in balia dei suoi superiori e, quando sarà imperatore, dei suoi doveri, c'è una parte più arcana. Dove qualcosa che va oltre la nostra comprensione manipola le redini della storia. Anzi della Storia. Un destino?
Lo stile dell'autrice, la rovigina Sonia Aggio, concreto e reale, ma non privo di comprensione umana e di immagini che fanno sognare, rende la lettura del libro decisamente appetitosa. Ma la possibilità di analizzare il contenuto su più strati, livelli di profondità differenti lo rende speciale. Approfondendo dunque. Il primo livello di analisi è quello del contesto: Medioe
vo. Titoli, luoghi, nomi e una storia prettamente vissuta e ambientata a Bisanzio. Il parallelismo di personaggi, con qualche altro romanzo, come quello di Luigi Malerba Il fuoco greco, ha reso ancora più saporita la trama. Perché appunto sono gli stessi personaggi che fanno cose diverse e con prospettive diverse. L'ambientazione storica è ben costruita, anzi si ha modo di approfondire qualche dettaglio in più, pur rimanendo accattivante anche se non si conosce bene il mondo bizantino. Tuttavia anche per chi vuole solo godersi la narrazione e non la Storia, c'è tanto altro da apprezzare.
Il secondo livello di analisi è quello di trama: intreccio, ed ecco la parola chiave, e intrigo. Complotto. Un libro ricco di intrighi di corte, pettegolezzi, rancori e capricci di palazzo, che scatenavano poi decisioni infelici. Il libro si dedica anche molto alla carriera militare di Zimisce, il protagonista. La guerra è un aspetto che ha sempre caratterizzato la sua storia. E l'impero
che serve vive in un mondo di commerci, ricchezze ed ogni genere di nemici. Non manca quindi di una certa dose di suspense, momenti critici e momenti di climax. La tensione sale e scende nel romanzo più e più volte come le maree…
Terzo livello di analisi: psicologia e personaggi. Qui scatta la sorpresa. Il protagonista è approfondito bene e ha delle caratteristiche ben marcate. Nonostante sembri una persona ferrea e dura ma anche fragile ed emotiva, l'autrice riesce a farlo evolvere.
Relazioni mutevoli
Lo sviluppo di Giovanni Zimisce nella storia è particolare e instaura relazioni che cambiano con il tempo. Ma soprattutto non è solo lui a cambiare, come lui, tutti i personaggi, nessuno escluso, si evolvono e cambiano nella storia. Crescono, peggiorano o migliorano. Fra drammi e crudeltà, fra armonia e ricordi, non tutto ruota intorno al protagonista. Questo è importante. L'autrice ha studiato
metodicamente come creare delle relazioni speciali tra personaggi o come sorgano dei conflitti sempre più marcati, mostrando la complessità del mondo adulto e giovanile già nel medioevo.
Nel libro c'è pure una parte da osservare e gustare veramente profonda. È la parte più onirica, arcana e quasi arcaica. La profezia che si fa strada man mano nella vita del protagonista, dove ogni occasione in cui si scontra con essa, si fa sempre più concreta, con l'incredulità di Zimisce. La bestia nera che abita in lui e che ritroverà anche fuori. L'idea che ci sia un'ombra dentro di noi che dobbiamo imparare ad accettare e a viverci. La cosa curiosa è la quasi totale assenza di religione, sul piano mistico, cosa importantissima a Bisanzio. Viene poco considerata nel romanzo. Tutte le forme di apparizioni o di visioni, di magia si direbbe, sono poi legate a una forma misteriosa e quasi onirica, fuori dalla realtà. Eppure comunque concreta e tangibile. I numeri che ritornano.