Corriere del Ticino

L'eco di Costantino­poli

/ Rivelando la sua immensa passione per la Storia medievale, la giovane scrittrice italiana Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena che ripercorre l'epica ascesa al trono di Giovanni I Zimisce

- Matteo Galli

Questo romanzo racconta una vicenda di intrighi, di strategie belliche e storie d'amore proibite e spezzate. Tensione, suspence e colpi di scena sono all'ordine della narrazione. Ma la trama era già scritta. Nella Storia. Perché si tratta di un romanzo storico, ambientato nel mondo di Bisanzio, la Roma d'Oriente. Poco prima dell'anno mille. Un destino quindi già segnato, una trama già decisa… ma ovviamente il protagonis­ta, un bambino di nome Giovanni, non lo sa. Qualcosa o qualcuno che guarda oltre già annuncia al futuro imperatore di Bisanzio il suo destino. Come se l'autrice stessa lo avvertisse del suo fato.

Giovanni I Zimisce sarà quindi il protagonis­ta di una vicenda che si snoda fra intrighi e complotti. Battaglie e sanguinose guerre. Tutte cose che hanno caratteriz­zato Bisanzio nel corso dei suoi undici secoli di storia. Ma questo è un romanzo di grande spessore. Il simbolismo quasi mistico che ritorna è incredibil­e. Oggetti e creature che appaiono più volte in posti diversi, carichi di significat­i simbolici e quasi mistici. Anche se sembra che siano le trame politiche a muovere la vita di Giovanni Zimisce, sempre in balia dei suoi superiori e, quando sarà imperatore, dei suoi doveri, c'è una parte più arcana. Dove qualcosa che va oltre la nostra comprensio­ne manipola le redini della storia. Anzi della Storia. Un destino?

Lo stile dell'autrice, la rovigina Sonia Aggio, concreto e reale, ma non privo di comprensio­ne umana e di immagini che fanno sognare, rende la lettura del libro decisament­e appetitosa. Ma la possibilit­à di analizzare il contenuto su più strati, livelli di profondità differenti lo rende speciale. Approfonde­ndo dunque. Il primo livello di analisi è quello del contesto: Medioe

vo. Titoli, luoghi, nomi e una storia prettament­e vissuta e ambientata a Bisanzio. Il parallelis­mo di personaggi, con qualche altro romanzo, come quello di Luigi Malerba Il fuoco greco, ha reso ancora più saporita la trama. Perché appunto sono gli stessi personaggi che fanno cose diverse e con prospettiv­e diverse. L'ambientazi­one storica è ben costruita, anzi si ha modo di approfondi­re qualche dettaglio in più, pur rimanendo accattivan­te anche se non si conosce bene il mondo bizantino. Tuttavia anche per chi vuole solo godersi la narrazione e non la Storia, c'è tanto altro da apprezzare.

Il secondo livello di analisi è quello di trama: intreccio, ed ecco la parola chiave, e intrigo. Complotto. Un libro ricco di intrighi di corte, pettegolez­zi, rancori e capricci di palazzo, che scatenavan­o poi decisioni infelici. Il libro si dedica anche molto alla carriera militare di Zimisce, il protagonis­ta. La guerra è un aspetto che ha sempre caratteriz­zato la sua storia. E l'impero

che serve vive in un mondo di commerci, ricchezze ed ogni genere di nemici. Non manca quindi di una certa dose di suspense, momenti critici e momenti di climax. La tensione sale e scende nel romanzo più e più volte come le maree…

Terzo livello di analisi: psicologia e personaggi. Qui scatta la sorpresa. Il protagonis­ta è approfondi­to bene e ha delle caratteris­tiche ben marcate. Nonostante sembri una persona ferrea e dura ma anche fragile ed emotiva, l'autrice riesce a farlo evolvere.

Relazioni mutevoli

Lo sviluppo di Giovanni Zimisce nella storia è particolar­e e instaura relazioni che cambiano con il tempo. Ma soprattutt­o non è solo lui a cambiare, come lui, tutti i personaggi, nessuno escluso, si evolvono e cambiano nella storia. Crescono, peggiorano o migliorano. Fra drammi e crudeltà, fra armonia e ricordi, non tutto ruota intorno al protagonis­ta. Questo è importante. L'autrice ha studiato

metodicame­nte come creare delle relazioni speciali tra personaggi o come sorgano dei conflitti sempre più marcati, mostrando la complessit­à del mondo adulto e giovanile già nel medioevo.

Nel libro c'è pure una parte da osservare e gustare veramente profonda. È la parte più onirica, arcana e quasi arcaica. La profezia che si fa strada man mano nella vita del protagonis­ta, dove ogni occasione in cui si scontra con essa, si fa sempre più concreta, con l'incredulit­à di Zimisce. La bestia nera che abita in lui e che ritroverà anche fuori. L'idea che ci sia un'ombra dentro di noi che dobbiamo imparare ad accettare e a viverci. La cosa curiosa è la quasi totale assenza di religione, sul piano mistico, cosa importanti­ssima a Bisanzio. Viene poco considerat­a nel romanzo. Tutte le forme di apparizion­i o di visioni, di magia si direbbe, sono poi legate a una forma misteriosa e quasi onirica, fuori dalla realtà. Eppure comunque concreta e tangibile. I numeri che ritornano.

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Sonia Aggio (Rovigo, 1995) con questo suo secondo romanzo è entrata nella dozzina di finalisti al Premio Strega 2024.

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