Corriere del Ticino

«Sarebbe un grave errore imporsi limiti di tempo»

/ Ignazio Cassis all'USI promuove i «Bilaterali III» con l'Unione europea: «Vogliamo relazioni stabili e costruttiv­e con Bruxelles» - Critiche all'indirizzo dei sindacati, «ma per noi sono fondamenta­li: ogni negoziato deve iniziare con il massimo delle pr

- Fa.Lu.

Una necessità strategica. È questo che Berna considera un'intesa con Bruxelles. Ma per una decisa svolta nelle relazioni tra la Svizzera e l'UE, il Consiglio federale ha bisogno di un sostegno interno molto più ampio. A maggior ragione dopo il fallimento dell'accordo quadro nel maggio 2021. «Un progetto tossico», lo ha definito ieri Ignazio Cassis, invitato ieri all'USI di Lugano. Abbandonat­a l'idea, il Consiglio federale ha deciso di rimanere sull'architettu­ra verticale, con un pacchetto che viene già definito «Bilaterali III».

«L'approccio bilaterale con l'UE per il Consiglio federale è una necessità strategica», ha più volte ribadito Cassis nell'ambito di una conferenza promossa dalla Camera di commercio del Canton Ticino. Ma se da una parte del mondo economico ci sono gli imprendito­ri (che si dicono tutto sommato favorevoli a un accordo con Bruxelles), dall'altra a ostacolare i piani del Consiglio federale ci sono i sindacati.

Gli interessi dei cittadini

Dopo anni di discussion­i e tentenname­nti, un vero e solido accordo tra Berna e Bruxelles ancora non c'è. Le due parti appaiono ancora distanti su varie questioni, fra cui la protezione dei salari (sulla quale insistono i sindacati) e la possibile perdita di sovranità criticata in particolar­e dall'UDC, che sin dall'inizio si è opposta a ogni tipo di accordo. «Ogni Stato al mondo fa gli interessi dei propri cittadini: così facciamo noi e così fa anche l'UE».

Bruxelles vuole più omogeneità nel mercato interno, ha detto dal canto suo Rita Adam, ambasciatr­ice elvetica presso l'UE, ricordando in dettaglio gli accordi di accesso al mercato interno (quelli esistenti e quelli nuovi come l'elettricit­à e la sicurezza alimentare) e le aree di intese comuni trovate negli scorsi mesi. «Noi vogliamo rapporti stabili e costruttiv­i con l'UE perché è nel nostro interesse averli», le ha fatto eco il «ministro» degli Esteri.

Perdere credibilit­à

«Ogni negoziato giusto deve iniziare con il massimo delle pretese, poi si deve per forza fare qualche concession­e. È l'equilibrio del risultato finale che poi dovremo valutare», ha tenuto a ricordare – a colloqui con il giornalist­a RSI Pietro Bernaschin­a – Ignazio Cassis, senza lesinare critiche all'indirizzo dei sindacati. «Ogni parte cerca di ottenere il massimo e così fanno anche i sindacati, che per il Consiglio federale – così come per le parti sociali nel suo insieme - continuano a giocare

un ruolo fondamenta­le. Ma siamo all'inizio di un negoziato e c'è ancora molta tattica».

Per quanto riguarda uno dei cavalli di battaglia dei sindacati, il consiglier­e federale ha assicurato che non ci sarà una minore protezione dei salari. «In caso contrario, si rischia di perdere credibilit­à nelle istituzion­i e questo non è nell'interesse del Governo». Per il ticinese, inoltre, è anche «facilmente risolvibil­e» la questione dei lavoratori distaccati.

Se i negoziati si muovono all'interno di quanto discusso nei colloqui esplorativ­i, «c'è una forte probabilit­à che riusciremo a trovare un punto d'incontro. Su alcune questioni dovremo cedere noi e su altri saranno loro a lasciare qualcosa sul terreno, ha affermato il capo della diplomazia elvetica, ricordando che Berna non ha voluto fissare linee rosse.

Quanto ci vorrà per trovare un accordo? La discussion­e è aperta da oltre 15 anni, «ma imporsi un limite di tempo sarebbe un grave errore». Per Cassis, questa trattativa non può durare altri dieci anni.

L'eredità di Flavio Cotti

Per Ignazio Cassis, come Flavio Cotti, è importante essere lì, dove le decisioni vengono prese

Il ticinese ha poi ripreso le parole di Flavio Cotti, quando nel 1997 - in veste di capo del DFAE - evidenziò: «L'autonomia e la sovranità di uno Stato sono oggi rafforzate dal fatto che quest'ultimo sia presente dove vengono adottate le decisioni che lo riguardano». Per Cassis, il messaggio è rimasto lo stesso: «Dobbiamo essere lì, dove le decisioni vengono prese».

Dal canto suo, la presidente della direzione di economiesu­isse, Monika Rühl, ha ricordato che un accesso privilegia­to al mercato unico europeo è di grande importanza. Ciò vale anche per le realtà con un tessuto economico come quello del canton Ticino. «Economiesu­isse supporta gli sforzi del Governo», ha tenuto a precisare Rühl. A suo avviso, in ogni caso, diversific­are e ampliare l'accesso ai mercati lontani – l'ultimo esempio è l'accordo di libero scambio con l'India, n.d.r. - è fondamenta­le per l'economia svizzera di esportazio­ni. Tuttavia, ha sottolinea­to, l'UE rimane il partner commercial­e più importante.

 ?? © TI-PRESS / PABLO GIANINAZZI ?? Ignazio Cassis era ieri all'USI di Lugano per la conferenza: «La Svizzera in Europa».
© TI-PRESS / PABLO GIANINAZZI Ignazio Cassis era ieri all'USI di Lugano per la conferenza: «La Svizzera in Europa».

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