Gli USA avvertono Pechino: «Basta fornire aiuti a Putin»
/ Il segretario di Stato americano Blinken incontra il presidente cinese Xi Jinping ma i rapporti tra le due potenze mondiali restano di tesa cortesia – Arresti a Londra per «attività ostili» a favore di Mosca
Ieri ha raggiunto il clou la visita di tre giorni di Antony Blinken in Cina. Prima di lasciare Pechino, il segretario di Stato USA ha concesso una intervista alla BBC per ribadire che «gli Stati Uniti agiranno se la Cina non smetterà di fornire alla Russia materiale, non in termini di armi ma di componenti per la base industriale della Difesa», che a sua volta li utilizza per l'aggressione all'Ucraina. Parole forti, che sono state un sussulto imprevisto a conclusione di una giornata segnata invece da toni molto più ecumenici. Blinken, di fatto, è stato impegnato in una maratona di colloqui a tutto campo con l'omologo Wang Yi, il ministro della Pubblica sicurezza Wang Xiaohong e infine il presidente Xi Jinping.
L'incontro
Indossando un'inedita cravatta blu con disegni bianchi invece della solita monocolore, Xi ha detto che «i due Paesi dovrebbero essere partner piuttosto che rivali, onorare le parole con le azioni piuttosto che dire una cosa e farne un'altra». La sorpresa è stata che neanche il resoconto finale dell'incontro diffuso in tarda serata dalla diplomazia cinese ha dato spunti di polemica. Anzi, sono spariti temi sensibili per Pechino, come Taiwan. Xi, amante dei proverbi, ha citato quello «dei passeggeri sulla stessa barca che dovrebbero aiutarsi a vicenda»,
come USA e Cina lo sono sullo stesso pianeta. La concorrenza «dovrebbe riguardare il progresso comune invece di un gioco a somma zero». E, infine, «come dice un proverbio cinese, “nessun progresso significa regredire”. Vale anche per i legami Cina-USA». Da parte sua, Blinken ha riferito di aver avuto colloqui «schietti» con Xi e Wang. Ha detto di aver parlato con Wang «almeno una mezza dozzina di volte» delle tensioni in Medio Oriente, che Pechino «può aiutare a far calmare», anche premendo sull'Iran, nonché del «rispetto della politica dell'Unica Cina»,
fermo restando che «gli impegni americani di difesa verso le Filippine restano ferrei». Un poco diverso il rendiconto dato da Pechino dello stesso incontro: le relazioni tra i due Paesi si sono «stabilizzate ma i fattori negativi stanno crescendo». Wang si è lamentato delle azioni USA contro «il legittimo diritto della Cina, i cui interessi fondamentali sono costantemente messi in discussione. Questa non è l'eliminazione dei rischi ma la loro creazione».
La «questione russa»
Circa la «questione russa» ieri c'è stata qualche tensione anche
a Londra. Un'indagine ha portato all'incriminazione di un 20.enne britannico e di 4 suoi presunti complici con l'accusa di «attività ostili a beneficio dello Stato russo». Si ipotizza che il 20.enne sarebbe stato assoldato da elementi del Gruppo Wagner (ora sotto controllo del Cremlino), che avrebbe agito da intermediario e che sarebbe in qualche modo coinvolto in un misterioso incendio di un mese fa in un deposito di proprietà ucraina alla periferia di Londra. Tutte «assurde fake news» secondo l'ambasciatore russo a Londra, convocato al Ministero degli esteri.