Frontalieri: profilo, a fronte e retro
Incominci a succhiare il latte / e finisci per succhiare il fumo. / E sai bene cosa significano / tanto il latte, quanto il fumo. (Jack Kerouac)
“Frontalieri, telelavoro e tassa sulla Salute: spunti e riflessioni” è stato il tema del pomeriggio di studio che si è svolto alla Camera di commercio di Varese per discutere sulle normative oggi in discussione tra Italia e Svizzera, in modo specifico sul contributo richiesto ai “vecchi” frontalieri italiani (quelli cioè che già lavoravano in Svizzera fino al 17 luglio 2023 producendo reddito da lavoro dipendente ed avendo la residenza nei Comuni italiani entro i 20 km dal confine fino all’entrata in vigore del nuovo accordo) soggetti unicamente all’imposta alla fonte in Svizzera. Mentre i nuovi frontalieri, che con l’accordo bilaterale hanno un contratto di lavoro a partire dal 18 luglio 2023 in poi, hanno una franchigia di 10.000 euro sulla dichiarazione da effettuare in Italia. Ma se per i vecchi frontalieri è solo la Svizzera che preleva le imposte, per i nuovi sarà l’Italia, neutralizzando la doppia imposizione e cessando comunque i ristorni ai Comuni italiani al 31.12.2033. Sono intervenuti dopo i saluti del presidente della Camera, Mauro Vitiello, del generale di brigata Crescenzo Sciaraffa e del moderatore Marco Giovannelli, il fiduciario Aris Merlo, il commercialista Salvatore Giallo, il capitano Roberto Castorina della Guardia di Finanza, il commercialista Andrea Puzone, Massimo Mastromarino, presidente dell’Associazione comuni italiani e Davide Nuzzi della ticinese Fiduciaria Mega sul delicato tema dell’“Assoggettamento transfrontaliero alla sicurezza sociale ed imposizione dei frontalieri in Svizzera”.
Sono oggi 80 mila i frontalieri, di cui 30 mila da Varese, mentre all’entrata in vigore del primo accordo bilaterale SvizzeraItalia erano meno di 30 mila in tutto. Allora la Svizzera cercava braccia, ma, come scrisse Max Fritz, arrivarono uomini ed emigranti, quando ancora “bisognava star zitti”. Con l’accordo firmato si cercò di dare aiuto e risorse ai Comuni di frontiera, con il ristorno all’Italia concepito al fine di dare loro risorse necessarie per le spese dei servizi pubblici nello spirito di una fattiva collaborazione economica. Roberto Castorina, comandante della Guardia di Finanza di Luino, ha relazionato sui controlli fiscali sulle partecipazioni in società svizzere possedute da soggetti italiani, e sulla vigilanza alla “stabile organizzazione”. Lo scambio di informazioni sui dipendenti, in spirito di collaborazione e trasparenza, è oggi un fenomeno in aumento e di ausilio all’azione ispettiva profonda e incisiva rispetto agli abusi. L’accordo tra Italia e Svizzera si rivolge solo alle persone fisiche e definisce le aree di frontiera tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano per l’Italia e i Cantoni Grigioni, Ticino e Vallese per la Svizzera.
Vi è poi la questione sulla “tassa sulla salute”, che ha suscitato malcontento sia in Svizzera che in Italia. Dovrebbe essere il contributo economico richiesto ai vecchi frontalieri italiani che operano in Svizzera e che costituirà, secondo i proponenti del Governo italiano, un sostegno economico in favore del servizio sanitario delle aree di confine a favore di medici ed infermieri operanti in Italia. L’entità dell’importo richiesto varierà dal 3 al 6% con un minimo di 30 euro
mensili e un massimo di 200 euro. La Regione Lombardia, per cercare di arginare il diffuso malcontento delle famiglie, ha già comunicato che applicherà l’aliquota più bassa. Ma – secondo Massimo Mastro
marino – la nuova norma rimane in palese contrasto con gli accordi sottoscritti tra Italia e Svizzera ed elimina le norme avverse alla doppia imposizione. Perché mai, tra l’altro, l’imposizione riguarda solo i vecchi frontalieri con la Svizzera e non quelli con la Francia o San Marino? Insomma, i dubbi sono tanti e fondati e non è affatto escluso che, entro l’anno, l’Italia proceda ad una revisione in proposito sulla questione, per evitare contenziosi e grane di costituzionalità.
Mastromarino ha pure evocato la correzione che vi è stata tra Italia e Svizzera sulla “geografia” dei frontalieri. Per esempio, nel novero dei comuni italiani è stato inserito Saronno che nell’elenco precedente ne risultava escluso mentre di fatto dista 19,7 chilometri dalla Svizzera, nonché il caso anomalo e curioso di un frontaliere di Sondrio che per lo stesso lavoro in Svizzera figura come frontaliere per i Grigioni, ma se la stessa attività la svolge in Ticino non ha più il titolo di merito e dunque sconta un trattamento fiscale diverso: una norma poco ortodossa. D’altra parte, il primo elenco geografico che riguardava la distanza dei vari Comuni italiani dal confine era stato effettuato sulla carta geografica, senza ricorrere alla collaborazione effettiva delle località di frontiera, mentre ora ci si è avvalsi di una stretta collaborazione per un trattamento equanime.
Davide Nuzzi ha infine trattato il tema delle implicazioni del telelavoro relativamente all’assoggettamento transfrontaliero per quanto concerne la sicurezza sociale. Egli ha avvertito che se il frontaliere raggiunge il limite del 25% dello smart working in Italia è comunque soggetto al tema della sicurezza italiana e non più alle norme elvetiche, dato che è stato classato il tema emergenziale della pandemia secondo cui lo smart working, con la percentuale massima di ore lavorative è stata ridotta dal precedente 40 al 24,99% in modo tale da poter continuare a mantenere lo status di lavoratore frontaliere. Questo vale ovviamente anche per i lavoratori svizzeri in Italia che sono frontalieri fino al limite del 25% sul territorio elvetico. È stato pure brevemente accennato anche all’argomento dell’imposizione dei frontalieri in Svizzera, con particolare riferimento alle possibilità, per alcuni, di fare valere ulteriori deduzioni fiscali correggendo la base di imposizione alla fonte.