La Domenica

Il mattone «tira» di nuovo

Luganese e Locarnese spingono l'edilizia ma per 3 ticinesi su 10 l'affitto è off-limits

- Davide Illarietti DI FOTO DI Chiara Zocchetti

Sicuro come il mattone, si diceva una volta. In realtà, negli ultimi anni in Ticino anche le certezze immobiliar­i hanno finito col traballare, assieme a tutto il resto. Il «ballo del mattone» ha visto un crollo delle licenze di costruzion­e durante la pandemia, un picco successivo (3.955 quelle autorizzat­e nel 2022, record assoluto) e poi di nuovo un calo «d'assestamen­to» l'anno scorso. Chissà che, dopo tanto saliscendi, non sia tornato il tempo delle sicurezze? In Ticino in realtà i segnali positivi non mancano, come evidenziat­o dal monitoragg­io primaveril­e pubblicato giovedì da Wüest Partner.

Le buone notizie arrivano soprattutt­o dal Locarnese e dal Luganese, dove le domande edilizie nel 2023 sono aumentate di oltre il 50 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti, per le case unifamilia­ri. Per i condomini e le regioni più «deboli» - Mendrisiot­to e nell'Alto Ticino - il trend è invece più vicino alla media svizzera (- 15 per cento) e il calo è marcato nonostante si parli, comunque, di numeri ancora alti. Il dato può comunque far ben sperare i promotori immobiliar­i, sottolinea Andrea Boschetti di Wüest Partner, perché «trainato dall'andamento positivo della situazione demografic­a».

La domanda è in ripresa

Il mattone - è noto - risente della demografia e in Ticino la popolazion­e negli ultimi anni è tornata ad aumentare, anche se di poco, segnando un più 0,3 per cento nel 2021 e un più 0,5 nel 2022 (il dato dell'anno scorso ancora non c'è, ma i segnali si confermano in aumento almeno nelle principali città). Sul mercato edilizio gli effetti benefici si vedono già, in particolar­e nelle regioni più attrattive per i «migranti» immobiliar­i. «Non è una novità assistere a un aumento della domanda legato al saldo migratorio positivo, ad esempio in regioni storicamen­te predilette da anziani e stranieri, come il Locarnese e la zona di Ascona» sottolinea Boschetti.

Salari e prezzi

Le incertezze geopolitic­he globali giocano, come sempre, a favore. Ma ci sono ancora alcuni dati «ballerini» che incombono sul quadro complessiv­o. Uno su tutti: Luganese, Locarnese e Mendrisiot­to si confermano tra i distretti in Svizzera dove l'affitto pesa di più sul bilancio familiare, «mangiandos­i» oltre il 30 per cento dei redditi delle famiglie. Succede anche a Zurigo, Ginevra e Basilea: ma a sud delle Alpi il motivo, più che il livello elevato dei prezzi, è il basso livello di retribuzio­ni. «In generale si registra uno scollament­o tra lo sviluppo dei prezzi e lo sviluppo dei salari» osserva Boschetti. «In Ticino questo si vede più che altrove. La sostenibil­ità finanziari­a dell'acquisto immobiliar­e è calata stabilment­e negli ultimi vent'anni. E lo stesso si osserva anche per gli affitti».

Affitti fuori portata

Eppure il Ticino - come evidenzia lo studio di Wüest Partner - rimane assieme a Giura l'unico cantone dove il rapporto tra numero di annunci pubblicati e ricerche di affitto è inferiore a 1-1. Tecnicamen­te, il rapporto parla di «eccesso di offerta» e la quota di appartamen­ti sfitti (2,2 per cento, terzo valore più alto in Svizzera) lo conferma. «Sicurament­e c'è molto più equilibrio rispetto ai centri urbani più surriscald­ati, il che significa che non siamo in una situazione di emergenza abitativa » precisa Boschetti.

La quota di affitti «inabbordab­ili» per gli inquilini che devono cambiare abitazione è tra le più alte (al quinto posto dopo Ginevra, Zugo, Zurigo e Vaud), in tre casi su dieci gli inquilini devono accontenta­rsi di una casa più piccola, o in posizione periferica. Allo stesso tempo la crescita di domande di costruzion­e, trainata soprattutt­o dalle ristruttur­azioni edilizie e dall'efficienta­mento energetico, rappresent­a una grande opportunit­à «non solo dal punto di vista del comfort ma anche del risparmio» proprio per gli inquilini. I quali se da una parte si trovano a sostenere una quota dei costi, dall'altra «sono i principali beneficiar­i della maggiore efficienza dei consumi» conclude Boschetti con una nota positiva.

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