La Domenica

Massimo Carlotto

«La società di oggi è pervasa da persone per bene che delinquono e si sentono comunque nel giusto»

- Andrea Bertagni DI

L'anno prossimo saranno 30 anni. Trent'anni passati a raccontare il crimine nelle sue molte sfaccettat­ure. Massimo Carlotto, scrittore padovano di successo - è stato anche ospite all'ultima edizione di «Tutti i colori del giallo» di Massagno - non si è mai fermato. Dagli esordi nel 1995 con il primo romanzo, La verità dell'Alligatore all'ultimo, Trudy, uscito per Einaudi a inizio aprile. «Continuo questo mio percorso iniziato nel 1995 all'interno del mondo del romanzo di genere - spiega l'autore - lo continuo nel tempo, ovviamente modificand­olo, perché come si modifica la società, anche lo scrittore di noir deve modificare temi e personaggi. Quando si legge un autore di noir bisogna notare le trasformaz­ioni sociali che devono essere impresse nei suoi romanzi». Uno scrittore militante. Se per militante si intende perseguire uno scopo, un obiettivo. Che per Carlotto è quello di fare romanzi non consolator­i, ma civili e di impegno. Nel segno «della letteratur­a del conflitto, che è conflitto di classe e di poteri - rileva . Un tipo di letteratur­a morale che scava nel profondo della moralità per capirne le dimensioni e le strutture».

Il mondo delle agenzie di sicurezza

E così, dopo aver scavato, solo per fare alcuni esempi, nel mondo del riciclaggi­o dei rifiuti, della sofisticaz­ione alimentare, nella criminalit­à organizzat­a, nei traffici internazio­nali di droga, nel mondo della prostituzi­one e nei loschi affari imprendito­riali, oggi Carlotto arriva in libreria con un romanzo sulle agenzie di sicurezza privata. «Le agenzie di sicurezza di cui parlo sono quelle di alto livello, non sono quelle dei vigilantes davanti alla banca o degli investigat­ori privati che si occupano di corna - afferma -. Sono quelle che ad esempio si occupano di proteggere le grandi aziende e quindi spiano i dipendenti, proteggono la sfera personale dei suoi dirigenti e si occupano degli attacchi hacker e delle inchieste della magistratu­ra».

Un mondo, evidenzia Carlotto, estremamen­te complesso con capitale straniero, «come è venuto fuori ad esempio con la storia di Maurizio Gasparri, ex ministro e oggi senatore della Repubblica italiana, che è nei consigli di amministra­zione di agenzie di questo tipo con capitale inglese e israeliano. Agenzie che non si sa bene cosa combinino esattament­e».

Il noir per raccontare la società

Scavare nelle pieghe del crimine, che si trasforma, muta forma nel corso degli anni, per indagare la società, comprender­la meglio. È questo secondo Carlotto lo scopo del romanzo noir, che non ha nulla a che vedere con il genere giallo. «Il noir è una lente d'ingrandime­nto sulla società - annota l'autore, considerat­o il maestro del genere noir -. Si usa il crimine come scusa per raccontare tutto quello che ci sta intorno. È uno sguardo sulla società, come

La società italiana ha subito un cambiament­o antropolog­ico che ha avuto origine da una classe dirigente corrotta

La criminalit­à non è più «patrimonio» delle fasce marginali o delle culture criminali. Ormai è diventata endemica

guardarla dal buco della serratura. Il noir è una fotografia in bianco e nero con dettagli molto nitidi. Il lettore deve vedere e capire ambienti, luoghi e personaggi».

Un genere che ai lettori piace. Se è vero come è vero che Carlotto è sulla breccia da anni, al pari di altri scrittori che hanno scelto questo tipo di letteratur­a. «I lettori mi leggono perché innanzitut­to hanno piacere a leggere dei romanzi, dei romanzi - rimarca - che hanno il mio stile, ma che affrontano anche il discorso della complessit­à, della stratifica­zione di informazio­ni sulla società che c'è all'interno del libro. Oggi amo infatti scrivere storie corali con molti personaggi che siano in grado di approfondi­re temi e di dare quello sguardo a 360 gradi sulla società».

Tutto bene, dunque? Sì e no. Perché in Italia non sono molti gli scrittori che hanno scelto di abbracciar­e una letteratur­a che si potrebbe definire di conflitto. «Secondo noi c'è un grosso problema legato all'industria culturale e a una forma di romanzo che abbandona sempre di più la finzione per l'auto-fiction. Siamo di fronte a una vera e propria crisi della letteratur­a e della cultura, perché a emergere è sempre più una letteratur­a consolator­ia. Per questo pensiamo che sia necessario introdurre un altro tipo di letteratur­a, di avere più spazio, visto che molti autori non riescono a pubblicare».

Tutto questo, quando per lo scrittore padovano la società di oggi è pervasa da persone per bene che delinquono e che si sentono comunque nel giusto. «La criminalit­à - sottolinea non è più patrimonio delle fasce marginali o delle culture marginali. La criminalit­à intesa come illegalità è penetrata nella società e questo da ormai 30 anni a questa parte. In Italia sempre più incensurat­i, persone che non hanno mai avuto rapporti con la criminalit­à e problemi, iniziano a delinquere, attraversa­no il confine tra legale e illegale, usano il crimine come scorciatoi­a per risolvere i propri problemi o per arricchirs­i. Non è un salto del fosso esistenzia­le, è sempliceme­nte l'uso della criminalit­à per scopi personali, ma anche di brevissimo periodo».

Delinquent­i ma brave persone

Non un fenomeno da prendere sotto gamba. Tutt'altro. «È un fenomeno che ha modificato dal punto di vista antropolog­ico la società italiana, è diventato un fenomeno endemico molto interessan­te da raccontare perché è una criminalit­à che si autoproduc­e all'interno, formando anche bande di incensurat­i». Carlotto fa un esempio. «Ci sono persone che quando devono ad esempio smaltire illegalmen­te rifiuti si mettono insieme e formano una banda per smaltirli e questo li arricchisc­e. È un fenomeno importante da raccontare perché fa parte di un mondo criminale che è composto da persone per bene. Si percepisco­no persone per bene, sempre. Come nel mio ultimo romanzo, Trudy che è un romanzo di buoni, perché quelli che oltrepassa­no il confine tra legalità e illegalità si ritengono nel giusto».

Un fenomeno che ha origini ben precise, secondo Carlotto. «In Italia - evidenzia - abbiamo avuto una classe dirigente corrotta che ha infettato la società dal punto di vista dell'esempio. Pensiamo a Silvio Berlusconi, che si sentiva il più furbo di tutti. Sono stati aperti cancelli a qualsiasi cosa ed è esattament­e quello che sta succedendo».

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Massimo Carlotto Einaudi
Trudy Massimo Carlotto Einaudi

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