La discesa negli inferi della cocaina e la cocciutaggine di un contadino semplice
Scacco alla regina bianca Samuele C. Fontana edizioni
La terra di Tanner Lukas Maisel Armando Dadò editore
Èun racconto in prima persona schietto e vivido quello che Samuele C. fa della sua caduta nella droga, nella cocaina, in particolare. Un racconto racchiuso nel libro Scacco alla regina bianca edito da Fontana edizioni. «Una storia vera di lotta e di speranza», annota l'editore nell'introduzione. Perché Samuele, si precisa, «è semplicemente un ragazzo come tanti altri che si è trovato intrappolato nella spirale discendente della tossicodipenza». Una spirale sempre più comune in Ticino, cantone dove la cocaina, come altrove, ha una larga diffusione. Tanto che Samuele non è da solo nell'affrontare la sua risalita. Lo fa aiutato dagli assistenti sociali di Pro Juventute, che lo accompagnano e gli danno le dritte giuste, non sempre ascoltate. Lo aiuta il personale delle cliniche di recupero e riabilitazione. Che Samuele non finisce di ringraziare. Perché uscire dal tunnel non è scontato. Anzi, in certe pagine del libro, si scopre assieme all'autore quanto sia complicato. Quanto il richiamo della coca sia irrestibile, quasi vitale per chi ne fa uso, per affrontare gioie e dolori. Sempre senza fermarsi, senza mai ammettere di avere un problema, una dipendenza. Come una corsa impazzita che prima o poi però deve fermarsi. Perché Samuele a un certo punto deve fermarsi, appunto. Anche se all'inizio, quando ha iniziato, gli era sembrato di essere «in controllo», di dominare la sostanza, di usarla per raggiungere i suoi obiettivi, che erano un diploma di apprendistato e un posto di lavoro appagante.
È il suo stesso fisico, logorato dall'abuso della sostanza, a imporglielo. E così inizia un primo periodo di disintossicazione in una clinica ticinese, dalla quale sembra uscire guarito. Sembra. Perché una volta fuori l'autore ci ricasca, anche se tutti gli hanno detto di continuare a curarsi. Ci ricasca e questa volta deve farsi ricoverare in un'altra clinica, questa volta oltre Gottardo. «Vivere in comunità - scrive Samuele - significa accettare cose che «nella vita reale» non faresti nemmeno a pagamento». Inizia così un periodo duro e lungo per l'autore. Perché «fino a che si consuma droga, le uniche attività sono volte alla ricerca della sostanza. Tutto il resto è noia, tutto il resto fa schifo. Anche il cibo non ha sapore, e la cura di sé stessi va a finire nel dimenticatoio. Grazie al lavoro che stavo facendo, ho imparato a gustare dei momenti semplici ma con un sapore del tutto diverso (...). Ogni piccola cosa che prima ritenevo banale, piano piano diventava di fondamentale importanza».
Due gigantesche voragini
È invece ambientato in un villaggio della Svizzera tedesca «Huswil è un villaggio come altri villaggi, uno di quelli che fuori da Huswil non conosce nessuno», il racconto La terra di Tanner scritto da Lukas Maisel, tradotto da Laura Bortot e pubblicato da Armando Dadò editore. Un racconto inaspettato e poetico, di come l'inconcepibile possa fare irruzione nella realtà. Sì, perché all'improvviso davanti alla fattoria di Tanner e di sua moglie appaiono due gigantesche e profonde voragini. «Il buco ha un diametro di cinque sei metri, e all'interno dilaga un'oscurità che dovrebbe essere impossibile in pieno giorno», si legge. E in effetti quelle due voragini sono assurde, eppure vere. Concrete. «Tanner si sforza di pensare, cosa non facile: guardare dentro un vuoto e pensare. I pensieri non nascono dal nulla».
Tanner è un contadino semplice. Che chiama le sue mucche per nome, non così i gatti, perché non ne vale la pena, sostiene. «A volte ne spuntano di nuovi, poi qualcuno scompare, non vale la pena dar loro dei nomi». Sua moglie Marie accenna un sorriso quando lo vede grattarsi la schiena. Perché «dice sempre: lo hai imparato dalle tue mucche, si grattano allo stesso modo sui tronchi degli alberi».
Tanner è un contadino semplice e neppure davanti a due gigantesche voragini si fa aiutare. Così, anche se vuole fare la cosa giusta, fa la cosa sbagliata. Tanto da essere costretto a assistere al progressivo disgregarsi della sua vita semplice e tranquilla. «Tanner scavalcò il nastro di recinzione e .... », termina il racconto.
La terra che si disgrega e che disgrega anche la vita, dunque. Eccola qui l'invenzione letteraria di un giovane autore, Lukas Maisel, nato nel 1987 a Zurigo, che per il suo primo romanzo Buch der geträumten Inseln ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti. La terra di Tanner è il suo secondo romanzo.
La risalita di Samuele, giovane ragazzo alle prese con la tossicodipendenza, e la caduta inventata ma simbolica di Tanner