SE IL CONSULENTE DIVENTA ARTIFICIALE
La figura del personal shopper vede già alle sue porte un avversario temibile: l’intelligenza artificiale, e in particolare i «bot», cioè i programmi che rispondono su chat alle domande degli utenti, con più o meno perizia a dipendenza della precisione con cui sono stati programmati. In questo senso aveva fatto molto discutere Tay, un «bot» attivato qualche mese fa su Twitter da Microsoft per dialogare con i più giovani, che in poche ore era andato in confusione, finendo per scrivere cose estremamente razziste e inneggiando a Hitler. Questo per dire che si è ai primordi di questo tipo di tecnologia, ma c’è già chi ci sta provando nell’ambito dell’abbigliamento. Per esempio, il sito di e-commerce Spring ha attivato un «bot» su Messenger capace di aiutare nella scelta dei capi, e il servizio online Thread permette, in base ai propri gusti, di scegliere fra 200.000 vestiti a disposizione. Il futuro dello shopping personalizzato potrebbe dunque essere anche in rete.