Profumo di Brandy
IlCognac, sì, d’accordo: erroneamente versato in un ballon tiepido – mai gustare distillati invecchiati oltre i 18/20 gradi – fa molto «vecchia Francia». È l’ideale per rileggersi tutto Mauriac, a partire da Thérèse Desqueyroux. Ma potrebbe non andare così liscia. Da Mauriac può capitare di spostarsi verso Marc Fumaroli, e dietro l’angolo c’è De Benoist, e poi Finkielkraut, e perché non Venner. Saggisti della decadenza. E se, al secondo ballon, salta fuori pure Cioran? Tristezza e rabbia. Colpa del Cognac? Ça va sans dire. Perché il Cognac, da almeno un secolo, non consola più. Già dovrebbe metterci in allerta che lo consumasse in larghe quantità un tipo discutibile come Churchill (cfr. Nel fumo di un sigaro di Alfred FabreLuce), figuriamoci ora che è ridotto, non di rado, a liquore commerciale, compiacente e compiaciuto. Sì, decadente. Non resta che il Brandy latino. Più dinamico, attento, solido, è un distillato che va per la sua strada. Adattissimo ai lettori di Leon Battista Alberti. E di Lucrezio? Anche. Occhi aperti, però: scegliere solo i fuoriclasse. E da anni – non è una novità – tra i fuoriclasse c’è Guido Zarri, ben distribuito in Svizzera tedesca. La storia della sua distilleria meriterebbe una penna di un certo stile (Giovanni Comisso), ma facciamola breve: nel 1954 il nonno Leonida, già consulente della Buton, rileva la Pilla, sull’isola di Murano, laguna di Venezia. Momento nostalgia: lì si produceva, tra gli altri, il Select, aperitivo di gran moda in quegli anni. Nel ’56 il trasferimento a Castel Maggiore, fuori Bologna: una villa del Settecento, ancora splendida. 1986: arriva l’alambicco Charentais. 1989: nasce il marchio Villa Zarri, già maturo nella sua ricerca di un Brandy d’altissima qualità dal vin Trebbiano di Romagna e Toscana. E siamo ad oggi. A parte i Brandy millesimati a pieno grado, segnaliamo il recente «25 anni», miscela di nove Brandy delle annate ’87 e ’88. La cuvée è la stessa del «22 anni», all’epoca se ne tenne da parte una piccola quantità. Niente caramello, niente conce, niente false morbidezze, zero ruffianeria. Un Brandy severo, potente. Tiratura: 1.100 bottiglie da 70 centilitri, numerate. Target: enoteche e ristoranti con clienti che possano apprezzare un prodotto così sofisticato, che regge il confronto con un Cognac Extra. Vale la pena accennare al Nocino di Zarri ( perfetto, con levità di cannella e chiodi di garofano), all’Amaro (tradizionale, secco, pochissimo dolce, d’ingresso facile al naso, agrumato, poi, in bocca, un esteso sentore d’erbe: un romanzo di Marcel Pagnol) e allo Cherry Brandy. Quest’ultimo è un’infusione di Duroni della Marca, Duroni neri e amarene selvatiche in un Brandy di sette anni. Un liquore evocativo, Jugendstil, per palati d’inizio Novecento e di sopraffina, virile nostalgia.