laRegione - Ticino 7

La caffettier­a

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La questione è delicata, ma a voler seguire un approccio filologico non si può che rammentare le parole del grande Eduardo nella celebre commedia Questi fantasmi: «Sul becco, Professò, io ci metto questo “coppitello” di carta… così il fumo denso del primo caffè che è quello più carico, non si disperde. Come pure Professò… prima di colare l’acqua, che bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno… nella parte interna della capsula bucherella­ta, sul fondo, bisogna cospargerv­i un mezzo cucchiaino di polvere appena macinata… in modo che, nel momento della colata, l’acqua in pieno calore già si aromatizza per conto suo». In questo caso di cuccumella si trattava, il nome della caffettier­a napoletana, quella che, per intenderci, «si girava» e che, a partire dalla metà del ’900, fu spodestata dalla Moka: geniale invenzione in cinque pezzi di Alfonso Bialetti, è un oggetto che ha fatto storia. Ma la ricerca del caffè perfetto non si è mai fermata e la tecnologia e il marketing hanno fatto la loro con buona pace, e profitti, del buon Clooney che di Nespresso è storico testimonia­l. Ma capsulette colorate a parte, resta vivo il ricordo dei risvegli animati dal suono del macinino che la mamma usava per tritare i chicchi di arabica e il profumo intenso e vitale che subito dopo si diffondeva per la casa. Tempi lontani, mai dimenticat­i.

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