CROWDFUNDING. IL TERRENO DELLE BUONE IDEE
Il finanziamento partecipativo è tra i metodi più efficaci per trovare aiuti in denaro, che si tratti di amici o di perfetti sconosciuti. Per alcuni è la via verso una nuova economia solidale. E infatti molti ce la fanno, anche in Ticino. Ecco come funzio
La folla non è sempre un caos di persone senza senso e senza scopo. A volte può aiutare gli altri a realizzare un sogno. Il crowdfunding – letteralmente «finanziamento dalla folla» o finanziamento partecipativo – ha preso piede da alcuni anni in tutto il mondo, complice la crisi economica del 2008, la stretta creditizia, ma anche l’inesauribile creatività imprenditoriale degli individui. Anche in Ticino e grazie a internet, ovviamente. Con risultati talvolta stupefacenti.
MA CHE COS’È?
Ametterla giù inmodo un po’ brutale, si potrebbe dire che il crowdfunding è una specie di «colletta» ai tempi dei social network, ricorrendo a portali che permettono di presentare i propri progetti e di raccogliere denaro dagli utenti del sito. Gli attori coinvolti sono sempre almeno tre: il promotore, cioè chi ha l’idea (uncittadino, un’impresa), il donatore o finanziatore ( persone, enti pubblici, aziende), l’intermediario (chi gestisce le piattaforme digitali per la raccolta dei fondi). L’idea è quella di diffondere un progetto imprenditoriale e convincere altre persone affinché losostenganoconlasommachevogliono. Se fila tutto liscio, ecco che il sogno diventa realtà. Può essere un libro, un servizio che manca in città, il ripristino diunvecchiomulino di valle. In generale, gli esperti distinguono almeno quattro tipi di finanziamento partecipativo. Il primo si basa sulla «donazione»: presume cioè la raccolta di fondi per iniziative senza scopo di lucro. Un secondo tipo è la «ricompensa»: in cambio della donazione in denaro si riceve un premio, un riconoscimento, un ringraziamento. Il terzo è il «prestito»: si fannomicrocrediti a persone o imprese, da restituire a tempo debito. Infine, il quarto modello funziona come una sorta di «azionariato»: equivale alla partecipazione al capitale sociale di un’impresa.
SUCCESSO CRESCENTE
In Svizzera sarebbero già una trentina le possibilità di finanziamento partecipativo. Pioniere elvetico è stato nel 2008 Cashare, basato sul prestito e gli investimenti tra aziende. Oggi, a dominare il settore è la piattaforma Wema
keit ( letteralmente «lo facciamo»), ma ci sono anche ProjektStarter, Letshelp e nicchie specifiche come Ibelieveinyou, soloper le iniziative sportive.
Ma come sta andando il finanziamento collettivo in Svizzera? Pare abbia il vento in poppa. Nel 2016, si stima siano stati raccolti quasi 130 milioni di franchi per vari progetti e si prevede che nel 2017 si arrivi a 400milioni, secondo uno studio della SUP di Lucerna e dell’Istituto di servizi finanziari di Zugo. In tal senso «il mercato svizzero ha potuto recuperare posizioni» sui paesi nei quali il crowdfunding ha preso piede prima, quali Stati Uniti, Cina e Regno Unito, afferma l’autore dello studio Andreas Dietrich. In media, ogni abitante svizzero investirebbe circa 15 franchi a progetto. Le tipologie di piattaforme svizzere dimaggiore successo, sia in termini di raccolta fondi sia di riuscita, sarebbero quelle del crowdlending ( prestito ad aziende) e del crowdinvesting (investimento, specie nell’immobiliare), in cui il nostrocantoneèpioniere. Nel 2015ènata infatti a Lugano SwissCrowd, la prima piattaforma dedicata al mattone, da un’idea di Augusto Vecchi, titolare di un’azienda attiva anche nell’editoria e nel commercio alimentare. Alla stampa romanda Vecchi ha spiegato che «non incassiamo direttamente il denaro, ma riuniamofinoa20 investitori per un progetto, che è il limite fissato dalla legge. Poi questi si trovano davanti a un notaio per firmare l’atto che definisce l’ipoteca della parte coinvolta. La nostra commissione non supera il 5% del capitale ricevuto dal proprietario». Un primo immobile di un certo standing sarebbe già stato venduto in centro a Lugano.
PRIMI PASSI IN TICINO
Il vero debutto del crowdfunding in Ticino risale però al 2014. Compare infatti la versione in italiano di Wemakeit («canale Ticino»), con cui si possono attivare progetti nazionali o internazionali. Per quelli legati al territorio cantonale ci pensano gli Enti