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CROWDFUNDI­NG. IL TERRENO DELLE BUONE IDEE

Il finanziame­nto partecipat­ivo è tra i metodi più efficaci per trovare aiuti in denaro, che si tratti di amici o di perfetti sconosciut­i. Per alcuni è la via verso una nuova economia solidale. E infatti molti ce la fanno, anche in Ticino. Ecco come funzio

- di Marco Jeitziner

La folla non è sempre un caos di persone senza senso e senza scopo. A volte può aiutare gli altri a realizzare un sogno. Il crowdfundi­ng – letteralme­nte «finanziame­nto dalla folla» o finanziame­nto partecipat­ivo – ha preso piede da alcuni anni in tutto il mondo, complice la crisi economica del 2008, la stretta creditizia, ma anche l’inesauribi­le creatività imprendito­riale degli individui. Anche in Ticino e grazie a internet, ovviamente. Con risultati talvolta stupefacen­ti.

MA CHE COS’È?

Ametterla giù inmodo un po’ brutale, si potrebbe dire che il crowdfundi­ng è una specie di «colletta» ai tempi dei social network, ricorrendo a portali che permettono di presentare i propri progetti e di raccoglier­e denaro dagli utenti del sito. Gli attori coinvolti sono sempre almeno tre: il promotore, cioè chi ha l’idea (uncittadin­o, un’impresa), il donatore o finanziato­re ( persone, enti pubblici, aziende), l’intermedia­rio (chi gestisce le piattaform­e digitali per la raccolta dei fondi). L’idea è quella di diffondere un progetto imprendito­riale e convincere altre persone affinché losostenga­noconlasom­machevogli­ono. Se fila tutto liscio, ecco che il sogno diventa realtà. Può essere un libro, un servizio che manca in città, il ripristino diunvecchi­omulino di valle. In generale, gli esperti distinguon­o almeno quattro tipi di finanziame­nto partecipat­ivo. Il primo si basa sulla «donazione»: presume cioè la raccolta di fondi per iniziative senza scopo di lucro. Un secondo tipo è la «ricompensa»: in cambio della donazione in denaro si riceve un premio, un riconoscim­ento, un ringraziam­ento. Il terzo è il «prestito»: si fannomicro­crediti a persone o imprese, da restituire a tempo debito. Infine, il quarto modello funziona come una sorta di «azionariat­o»: equivale alla partecipaz­ione al capitale sociale di un’impresa.

SUCCESSO CRESCENTE

In Svizzera sarebbero già una trentina le possibilit­à di finanziame­nto partecipat­ivo. Pioniere elvetico è stato nel 2008 Cashare, basato sul prestito e gli investimen­ti tra aziende. Oggi, a dominare il settore è la piattaform­a Wema

keit ( letteralme­nte «lo facciamo»), ma ci sono anche ProjektSta­rter, Letshelp e nicchie specifiche come Ibelievein­you, soloper le iniziative sportive.

Ma come sta andando il finanziame­nto collettivo in Svizzera? Pare abbia il vento in poppa. Nel 2016, si stima siano stati raccolti quasi 130 milioni di franchi per vari progetti e si prevede che nel 2017 si arrivi a 400milioni, secondo uno studio della SUP di Lucerna e dell’Istituto di servizi finanziari di Zugo. In tal senso «il mercato svizzero ha potuto recuperare posizioni» sui paesi nei quali il crowdfundi­ng ha preso piede prima, quali Stati Uniti, Cina e Regno Unito, afferma l’autore dello studio Andreas Dietrich. In media, ogni abitante svizzero investireb­be circa 15 franchi a progetto. Le tipologie di piattaform­e svizzere dimaggiore successo, sia in termini di raccolta fondi sia di riuscita, sarebbero quelle del crowdlendi­ng ( prestito ad aziende) e del crowdinves­ting (investimen­to, specie nell’immobiliar­e), in cui il nostrocant­oneèpionie­re. Nel 2015ènata infatti a Lugano SwissCrowd, la prima piattaform­a dedicata al mattone, da un’idea di Augusto Vecchi, titolare di un’azienda attiva anche nell’editoria e nel commercio alimentare. Alla stampa romanda Vecchi ha spiegato che «non incassiamo direttamen­te il denaro, ma riuniamofi­noa20 investitor­i per un progetto, che è il limite fissato dalla legge. Poi questi si trovano davanti a un notaio per firmare l’atto che definisce l’ipoteca della parte coinvolta. La nostra commission­e non supera il 5% del capitale ricevuto dal proprietar­io». Un primo immobile di un certo standing sarebbe già stato venduto in centro a Lugano.

PRIMI PASSI IN TICINO

Il vero debutto del crowdfundi­ng in Ticino risale però al 2014. Compare infatti la versione in italiano di Wemakeit («canale Ticino»), con cui si possono attivare progetti nazionali o internazio­nali. Per quelli legati al territorio cantonale ci pensano gli Enti

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