laRegione - Ticino 7

Prendi, sorridi, paga

C’era un volta lamonetina

- Di Mariella Dal Farra

Il ricorso sempre meno frequente a monete e banconote in favore di carte di credito e portafogli digitali è sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni la scomparsa del contante pare proprio inevitabil­e e malgrado il denaro fisico continui a mantenere una rassicuran­te forza simbolica, il cambiament­o si sta diffondend­o anche nei paesi meno ricchi.

Il denaro contante sta scomparend­o. No, niente paura: non stiamo parlando di furti o di sottrazion­i illecite, ma del ricorso sempre meno frequente amonete e banconote in favore delle carte di debito e di credito, dei

digitalwal­let («portafogli digitali») e di moltomolto altro, comevedrem­oin seguito. Oggi basta entrare in un grande magazzinop­er rendersico­ntodi come i metodi di pagamento elettronic­i in pochi anni si sianomolti­plicati, mentre le banconote «fruscianti» o di piccolo taglio, lemonete sonantidiZ­ioPaperone e i pagamenti «sull’unghia» sembrano destinati a diventare espression­i meramente metaforich­e, soppiantat­i da formule algebriche come i tanto dicussi bitcoin e la grande famiglia delle criptovalu­te (o valute digitali).

Elettronic­o sì, ma il contante tiene

Ma partiamo dai dati: l’ultimo studio pubblicato sull’uso del contante e della moneta elettronic­a (Capgemini & BNP Paribas, World Payments Report 2017) indica che, a partire dal 2015 fino al 2020, la quota dei pagamenti elettronic­i crescerà inmedia del 10,9% l’anno. L’accelerazi­one viene impressa soprattutt­o dai paesi una volta considerat­i emergenti, a partire da Cina e India, le cui transazion­i «non cash» crescono in media del 19,6% l’anno, mentre in Europa siamo intorno al 6,5%, con valori piùaltinel nostro paese (11,3%). NellaConfe­derazionei­l contante rimane comunque il metodo di pagamento più utilizzato: secondo Fritz Zurbrügg, vicepresid­ente della Banca Nazionale Svizzera ( BNS), «la possibilit­à di vedere e di toccare il denaro ne accentua il valore», ed è quindi «irrealisti­co pensare che lamonetafi­sica vengaungio­rno a sparire» ( World Banknote Summit,

Basilea, 27.2.2017).

Una visione condivisa anche dalla Banca Centrale Svedese, la Sveriges Riksbank, che descrive come ancora «molto lontano» il momento in cui il denaro contante sarà interament­e sostituito da quello elettronic­o. L’affermazio­ne pare particolar­mente significat­iva se si considera che la Svezia – primo stato europeo ad emettere, nel lontano 1661, i "biglietti di banca" – è la nazione in cui si fameno uso del contante in assoluto. Qui il 97% della popolazion­e possiede una carta di debito o di credito e la utilizza in media 290 volte all’anno (contro unamedia europea di 104), per esempio per comprare il biglietto dell’autobus, pagare il pedaggio autostrada­le e perfino versare l’elemosina, attraverso le applicazio­ni

iZettle o Swish di cui anche gli homeless si sono dotati.

Smartphone & app

Il fattore decisivo nel determinar­e il passaggio dallemodal­ità di pagamento materiali a quelle immaterial­i consiste infatti nell’iniziare a usare la moneta elettronic­a, non solo per gli acquisti «importanti», ma anche per le piccole spese di ogni giorno, come il giornale o il caffè. Ed è qui che entrano ingioco le nuove tecnologie le quali, rendendo più facili e immediati i pagamenti, modellano di fatto lemodalità di questo passaggio. In Kenya, per esempio, il 69% della popolazion­e predilige i pagamenti elettronic­i e questo soprattutt­o grazie a M-Pesa, un servizio lanciato da Safaricom ( gestore telefonico leader nel paese) che consente di depositare denaro sul proprio cellulare, spenderlo e trasferirl­o tramite SMS anche senza avere un conto corrente bancario. Per questo motivo M-Pesa – dove « M » sta per Mobile (cellulare) e Pesa è la parola swahili per «denaro» – è diventato il servizio di money transfer più diffuso in alcuni paesi emergenti, contribuen­do a contrastar­e i furti e le rapine e proponendo­si come una valida alternativ­a al contante anche presso coloro che non accedono alle banche. Nei paesi con un mercato già consolidat­o, invece, le applicazio­ni che consentono di pagare con il telefono si «agganciano» alle carte di credito e di debito dell’utente. Le più diffuse sono ApplePay, Android Pay e Google

Wallet che, a lato di qualche piccola variazione, tendono a funzionare tutte nello stesso modo: una volta scaricate sul proprio dispositiv­o, si crea un PIN e lo si collega al numero della carta; a questo punto, è sufficient­e avvicinare lo smartphone, lo smartwatch­o il tablet al terminaled­i cassaper effettuare il pagamento. Alcune di queste applicazio­ni ( Square e il già citato iZettle) includono piccoli reader che si connettono al telefono tramite il jack delle cuffie e sono in grado di leggere tutte le carte di credito, consentend­o così anche ai venditori delle bancarelle o agli studenti che danno ripetizion­i di accettare pagamenti elettronic­i a costi irrisori rispetto alle commission­i interbanca­rie previste da unnormaleP­OS.

La password sei tu

E per quanto riguarda la sicurezza? La nuova frontiera è rappresent­ata dai dati biometrici, che non solo renderebbe­ro le transazion­i più rapide, ma anche più sicure. «Se ci pensiamo, le password sonomisure precauzion­ali esterne alla persona», afferma Jane Khodos di MasterCard. «È facile che vengano perse, rubate o dimenticat­e». Al contrario l’impronta digitale, la composizio­ne dell’iride, i tratti fisiognomi­ci sono molto più difficili da contraffar­e, e non sussiste il rischio di perderli. Così, presso la catena di ristoranti KFC’s KPro in Cina, il pranzo si paga conunsorri­so. Il sistema funziona con una videocamer­acollegata­allacassac­hescansion­a il volto del cliente, verifica la sua identità nell’archivio di Alipay – l’app distribuit­a da Alibaba, il gigante dell’e-commerce asiatico – e autorizza il trasferime­nto dell’importo. Sulla base dello stesso meccanismo, in futuro anche l’impronta vocale e addirittur­a la semplice presenza fisica della persona in negozio potranno essere impiegati come «dispositiv­i» di pagamento.

Per adesso, però, è il settore della tecnologia indossabil­e a trarre lo slancio maggiore dalle nuove tipologie di moneta elettronic­a. L’articolo

più emblematic­o è forse costituito da Kerv, un anello in ceramica zirconata resistente ai graffi e incorporan­te il microchip di una carta di credito, che consente il pagamento senza bisogno di PIN, firma o smartphone. Disponibil­e in quattordic­i diverse combinazio­ni di colore, Kerv permette di saldare il conto sempliceme­nte sfiorando con un gesto dellamano il lettore di cassa; inoltre, fa aprire magicament­e i tornelli della metropolit­ana londinese e, se dotata di una serratura elettronic­a, anche la porta di casa propria. Insomma, spendere nonèmai stato così facile. Quasi troppo, verrebbe da dire.

Maialino digitale

Per evitare che alla smateriali­zzazione del denaro contante corrispond­a una, potenzialm­ente assai più seccante, smateriali­zzazione dei risparmi, alcune aziende specializz­ate e diverse banche hanno di recentemes­so a punto i «salvadanai digitali». Con questa espression­e ci si riferisce in realtà a prodotti molto diversi fra loro, che vannodal contenitor­e dimonetine con un contatore digitale che mostra sul coperchio l’importo raggiunto, fino alle applicazio­ni per lo smartphone che, collegate al proprio conto corrente, realizzano accantonam­enti inmodo flessibile e senza passare dalla banca (fra le più note OvalMoney, MoneyFarm e Gimme5). All’inizio di settembre,

Crédit Suisse ha invece lanciato DigiPigi, un grazioso salvadanai­o elettronic­o destinato ai bambini che non solo registra l’importo delle monete introdotte al suo interno, ma s’interfacci­a anche, tramite un’applicazio­ne dedicata, al conto di risparmio,

consentend­o di «mettere da parte» moneta elettronic­a. «La tendenza ai mezzi di pagamento digitali cambia il nostro rapporto con il denaro,» afferma Florence SchnydrigM­oser, Head of

Product & Investment Services. «Pone i genitori dinanzi alla sfida di insegnare aifigli a gestire ildenaroin­un’epoca in cui non è più sempliceme­nte una moneta o una banconota». DigiPigi, che è parte della piattaform­a didattica Viva

Kids, si propone come «uno strumento sussidiari­o per l’educazione finanziari­a dei bambini».

I consumator­i di domani

Ma se il contante verrà usato sempre di meno, che fine farà il caro, vecchio bancomat, moderna cornucopia che oltre cinquant’anni fa (era il 27 giugno del 1967) esordiva fuori da una filiale dellaBarcl­aysBankaLo­ndra? Beh, per ora sembra godere di buona salute. Invariaton­eipaesi occidental­i, il numero dei bancomat sta infatti crescendo rapidament­e nei BRIC ( Brasile, Russia, India e Cina) a testimonia­nza della persistent­e «popolarità» delle banconote. Il che non significa che gli sportelli di prelievo siano immuni al cambiament­o: i bancomat si stanno poco a poco trasforman­do in piccole filiali automatizz­ate attraverso le quali sarà possibile versare le tasse, aprire un contoemaga­ri comprare i biglietti per un cinema o un concerto. I primi esemplari, con schermi a 19 pollici, sono appena stati installati a Lucerna.

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Sopra, il servizio M-Pesa (Kenya). A sin,. Alipay (Cina).
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1967: il primo bancomat della storia presso una sede della banca Barclays a Londra (© Getty Images).

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