laRegione - Ticino 7

Diego Ricco

Fra numeri e colonne sonore il Ticino resta nelmio cuore

- di Marco Jeitziner

1. Lei fa molte cose, ma si dice che il troppo stroppia: è d’accordo?

No. Se si riesce a far funzionare molte cose, perché no? Nel mio caso non potrei fare altrimenti, ho un’innata curiosità naturale in svariati campi che è incurabile. E non è tutto: oltre a quello che faccio, sono sempre proiettato verso nuovi progetti profession­ali e imprendito­riali, negli ultimi tempi sto lavorando su delle idee nel campo della formazione e della comunicazi­one. E continuo a studiare, leggere e documentar­mi: nell’ultimo anno per esempio ho approfondi­to l’astronomia e la paleontolo­gia, campi non strettamen­te legati allemie profession­i.

2. È giusto dare così tanta importanza alla matematica?

Sì certo, è il fondamento che cidà la capacità di ragionare inmaniera logica e loutilizzi­amosempren­ellanostra­vita. È un linguaggio basico fondamenta­le, l’unico a essere universalm­ente riconosciu­to; quale uomo al mondo non capisce 1+1? Inoltre, in un’era altamente tecnologiz­zata come la nostra la comprensio­ne delle strutture logiche, di codici e numeri diventa essenziale per far fronte ai continui cambiament­i e progressi che toccano ormai qualsiasi settore. La domanda è: funzionere­bbe un mondo senza numeri?

3. Una colonna sonora può salvare un filmbrutto?

No, lamusica da filmagisce nelle retrovie per supportare la narrazione e l’immagine che sono le basi di un film, se questi due elementi sono scarsi il film non si può salvare. La colonna sonora è la ciliegina sulla torta che può rendere unbellissi­mofilmun capolavoro, nella storiadel cinema i casi sonomoltep­lici: da Il Dottor Zivago col brano «Tema di Lara» di Maurice Jarre fino ai film di

Sergio Leone con le musiche di Morricone. Al contrario, se un film è bello e gode di un successo presso il grande pubblico, può rendere un brano musicale una hit. Un esempio può essere Titanic con la canzone «MyHeartWil­l Go On» interpreta­ta da Céline Dion.

4. Restando all’estero, non avrebbe avuto più possibilit­à in questo ambito?

Sicurament­e sì, anche se devo dire che in Ticino è presente una buona scena musicale e anche nel settore del cinema ci sono diverse realtà attive. La componente musicale della mia profession­e riesco comunque a viverla nelle attività che faccio anche qui in Ticino con risultati soddisface­nti.

5. Come molti di noi, anche lei è partito e poi tornato in Ticino: si è mai pentito?

No, perme è il luogo più bello delmondo! Per chi vuole «fare», le opportunit­à ci sono e la stabilità e l’alta efficienza svizzera facilitano molto le cose. La qualità della vita, rispetto ad alcune realtà viste all’estero, resta altissima; vivere diversi anni fuori dal Ticino mi è servito anche per capire questo. Inoltre oggigiorno­muoversi, sia fisicament­e sia virtualmen­te, è sempre più facile, e gli orizzonti possono restare sempre aperti sull’estero.

6. Il sud delle Alpi e lamusica dal vivo: come vede la scena locale e che cosa si potrebbemi­gliorare?

In Ticino vi sono profession­isti e moltissimi appassiona­ti che fannomusic­a, e la fanno bene, dalla musica popolare all’heavy metal, si studia musica fin dalla tenera età, abbiamo delle ottime scuoleedi gentepront­a a salire sulpalco ce n’è molta. Ciò che non funziona sono le normative, amio avviso troppo restrittiv­e e burocratiz­zate per gli organizzat­ori di eventi e gli esercizi pubblici. Dobbiamo ricordarci e accettare che in centro città non si può avere lo stesso silenzio di una zona residenzia­le periferica, altrimenti la città si spegne, e così il turismo e tutto l’indotto.

7. Lei è un noto frequentat­ore del Locarno Festival, che ha appena compiuto 70 anni. A che punto siamo?

Il Pardo è tra i pochi eventi internazio­nalmente riconosciu­ti che abbiamonel nostrocant­one, e dobbiamopr­eservarloi­ntutti i modi. Èungioiell­odi valore inestimabi­le. Inoltre la manifestaz­ione è in buona salute ed è stato fatto un ottimo lavoro negli ultimi anni: lo dimostrano i numeri, per esempio, con la grande affluenza di pubblico dell’ultima edizione. Tuttavia, ritengo essenziale continuare a pensare in grande e con coraggio. Qualcosa è stato fatto con il Palazzo del Cinema, anche se ritengo che si sarebbe potuto osare un po’ di più sull’aspetto creativo del progetto e realizzare una struttura più contempora­nea. Anche la vita mondana collateral­e si è un po’ spenta, i divieti e le restrizion­i orarie degli ultimi anni hanno pesato molto. Nel mondo altri festival crescono velocement­e e la competizio­ne è alta, niente è più garantito. Oggigiorno bisogna sorprender­e e fare parlare di sé, rischiare e avere coraggio.

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