Diego Ricco
Fra numeri e colonne sonore il Ticino resta nelmio cuore
1. Lei fa molte cose, ma si dice che il troppo stroppia: è d’accordo?
No. Se si riesce a far funzionare molte cose, perché no? Nel mio caso non potrei fare altrimenti, ho un’innata curiosità naturale in svariati campi che è incurabile. E non è tutto: oltre a quello che faccio, sono sempre proiettato verso nuovi progetti professionali e imprenditoriali, negli ultimi tempi sto lavorando su delle idee nel campo della formazione e della comunicazione. E continuo a studiare, leggere e documentarmi: nell’ultimo anno per esempio ho approfondito l’astronomia e la paleontologia, campi non strettamente legati allemie professioni.
2. È giusto dare così tanta importanza alla matematica?
Sì certo, è il fondamento che cidà la capacità di ragionare inmaniera logica e loutilizziamosemprenellanostravita. È un linguaggio basico fondamentale, l’unico a essere universalmente riconosciuto; quale uomo al mondo non capisce 1+1? Inoltre, in un’era altamente tecnologizzata come la nostra la comprensione delle strutture logiche, di codici e numeri diventa essenziale per far fronte ai continui cambiamenti e progressi che toccano ormai qualsiasi settore. La domanda è: funzionerebbe un mondo senza numeri?
3. Una colonna sonora può salvare un filmbrutto?
No, lamusica da filmagisce nelle retrovie per supportare la narrazione e l’immagine che sono le basi di un film, se questi due elementi sono scarsi il film non si può salvare. La colonna sonora è la ciliegina sulla torta che può rendere unbellissimofilmun capolavoro, nella storiadel cinema i casi sonomolteplici: da Il Dottor Zivago col brano «Tema di Lara» di Maurice Jarre fino ai film di
Sergio Leone con le musiche di Morricone. Al contrario, se un film è bello e gode di un successo presso il grande pubblico, può rendere un brano musicale una hit. Un esempio può essere Titanic con la canzone «MyHeartWill Go On» interpretata da Céline Dion.
4. Restando all’estero, non avrebbe avuto più possibilità in questo ambito?
Sicuramente sì, anche se devo dire che in Ticino è presente una buona scena musicale e anche nel settore del cinema ci sono diverse realtà attive. La componente musicale della mia professione riesco comunque a viverla nelle attività che faccio anche qui in Ticino con risultati soddisfacenti.
5. Come molti di noi, anche lei è partito e poi tornato in Ticino: si è mai pentito?
No, perme è il luogo più bello delmondo! Per chi vuole «fare», le opportunità ci sono e la stabilità e l’alta efficienza svizzera facilitano molto le cose. La qualità della vita, rispetto ad alcune realtà viste all’estero, resta altissima; vivere diversi anni fuori dal Ticino mi è servito anche per capire questo. Inoltre oggigiornomuoversi, sia fisicamente sia virtualmente, è sempre più facile, e gli orizzonti possono restare sempre aperti sull’estero.
6. Il sud delle Alpi e lamusica dal vivo: come vede la scena locale e che cosa si potrebbemigliorare?
In Ticino vi sono professionisti e moltissimi appassionati che fannomusica, e la fanno bene, dalla musica popolare all’heavy metal, si studia musica fin dalla tenera età, abbiamo delle ottime scuoleedi gentepronta a salire sulpalco ce n’è molta. Ciò che non funziona sono le normative, amio avviso troppo restrittive e burocratizzate per gli organizzatori di eventi e gli esercizi pubblici. Dobbiamo ricordarci e accettare che in centro città non si può avere lo stesso silenzio di una zona residenziale periferica, altrimenti la città si spegne, e così il turismo e tutto l’indotto.
7. Lei è un noto frequentatore del Locarno Festival, che ha appena compiuto 70 anni. A che punto siamo?
Il Pardo è tra i pochi eventi internazionalmente riconosciuti che abbiamonel nostrocantone, e dobbiamopreservarlointutti i modi. Èungioiellodi valore inestimabile. Inoltre la manifestazione è in buona salute ed è stato fatto un ottimo lavoro negli ultimi anni: lo dimostrano i numeri, per esempio, con la grande affluenza di pubblico dell’ultima edizione. Tuttavia, ritengo essenziale continuare a pensare in grande e con coraggio. Qualcosa è stato fatto con il Palazzo del Cinema, anche se ritengo che si sarebbe potuto osare un po’ di più sull’aspetto creativo del progetto e realizzare una struttura più contemporanea. Anche la vita mondana collaterale si è un po’ spenta, i divieti e le restrizioni orarie degli ultimi anni hanno pesato molto. Nel mondo altri festival crescono velocemente e la competizione è alta, niente è più garantito. Oggigiorno bisogna sorprendere e fare parlare di sé, rischiare e avere coraggio.