Libere associazioni
Si parla spesso di equilibrio vita-lavoro e di società del tempo libero. Pochi, tuttavia, ricordano uno dei padri di questo dibattito. Non Keynes – che nel 1930 prevedeva settimane lavorative da 15 ore – bensì Paul Lafargue, genero di Karl Marx. Già nel 1880, scrisse dalla prigione Il diritto alla
pigrizia (Asterios). Surreale rovesciamento sulla testa del socialismo scientifico, al quale Lafargue contesta l’esaltazione del lavoro come strumento di emancipazione (Marx disse di lui: «Se questi sono i marxisti, non mi contate»). Un testo che già nell’incipit fa il verso al Manifesto. Qui il fantasma che si aggira per l’Europa è l’amore per il lavoro, foriero d’ogni miseria pubblica e privata: un grottesco Arbeit macht frei che il socialismo dovrebbe debellare, non fare proprio. Passano solo nove anni ed esce per Rizzoli Tre uomini in barca (per non
parlar del cane), dell’umorista inglese Jerome K. Jerome. Storia di un’improbabile vacanza in barca sul Tamigi, fra amici perseguitati da acciacchi immaginari, in primis proprio il «troppo lavoro». Memorabili digressioni su tutto e nulla, dai barometri ai «vantaggi del formaggio come compagno di viaggio». L’essenza dell’otium antico, già celebrato nei Pensieri oziosi di un ozioso. Con una regola di base: l’ozio più bello è quello rubato al lavoro, non quello prescritto e legittimato da malattie e ferie.