laRegione - Ticino 7

Libere associazio­ni

- di Lorenzo Erroi

Si parla spesso di equilibrio vita-lavoro e di società del tempo libero. Pochi, tuttavia, ricordano uno dei padri di questo dibattito. Non Keynes – che nel 1930 prevedeva settimane lavorative da 15 ore – bensì Paul Lafargue, genero di Karl Marx. Già nel 1880, scrisse dalla prigione Il diritto alla

pigrizia (Asterios). Surreale rovesciame­nto sulla testa del socialismo scientific­o, al quale Lafargue contesta l’esaltazion­e del lavoro come strumento di emancipazi­one (Marx disse di lui: «Se questi sono i marxisti, non mi contate»). Un testo che già nell’incipit fa il verso al Manifesto. Qui il fantasma che si aggira per l’Europa è l’amore per il lavoro, foriero d’ogni miseria pubblica e privata: un grottesco Arbeit macht frei che il socialismo dovrebbe debellare, non fare proprio. Passano solo nove anni ed esce per Rizzoli Tre uomini in barca (per non

parlar del cane), dell’umorista inglese Jerome K. Jerome. Storia di un’improbabil­e vacanza in barca sul Tamigi, fra amici perseguita­ti da acciacchi immaginari, in primis proprio il «troppo lavoro». Memorabili digression­i su tutto e nulla, dai barometri ai «vantaggi del formaggio come compagno di viaggio». L’essenza dell’otium antico, già celebrato nei Pensieri oziosi di un ozioso. Con una regola di base: l’ozio più bello è quello rubato al lavoro, non quello prescritto e legittimat­o da malattie e ferie.

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Jerome K. Jerome « Il lavoro mi piace, mi affascina. Posso starmene per ore seduto a guardarlo »
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