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m.a.x. museo. L’arte sotto il Vesuvio

Il 24 febbraio al m.a.x. museo di Chiasso verrà inaugurata una mostra dedicata agli scavi di Ercolano e Pompei, eventi fondamenta­li per la nostra cultura.

- a cura di Giancarlo Fornasier

La scoperta e gli scavi nei siti archeologi­ci di Pompei ed Ercolano hanno avuto un’importanza enorme, e rappresent­ano uno spartiacqu­e nella storia dell’arte occidental­e, secondo forse solo agli scavi che nei secoli hanno svelato le catacombe romane (fonti di prim’ordine per la conoscenza dell’arte cristiana). Una ragione più che sufficient­e per visitaredu­nque Ercolano

e Pompei: visioni di una scoperta, mostra promossa e realizzata dal m.a.x. museo di Chiasso in collaboraz­ione con il Museo Archeologi­co Nazionale di Napoli (e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) e che sarà aperta al pubblico a partire dal 25 febbraio. L’evento si inserisce nell’ambito della stagione 2017-2018 dedicata a I visio

nari (di cui faceva parte anche la retrospett­iva dedicata al fotografo Oliviero Toscani) e svela al pubblico come il ritrovamen­to di due tra i siti archeologi­ci più importanti al mondo sia stato comunicato, studiato e documentat­o, tra il ’ 700 e gli inizi del ’ 900. A Chiasso sarà dunque possibile ammirare lettere, taccuini acquerella­ti, incisioni, litografie, rilievi, ma anche le prime fotografie e cartoline (le prime macchine si diffondo solo a partire dalla metà dell’800), oltre a una ventina di interessan­ti reperti archeologi­ci: dall’anello di Carlo III di Borbone (esposto per la prima volta) a marmi, piccole teste in bronzo e porzioni di dipinti murali. I materiali provengono da oltre 20 istituzion­i pubbliche e private da Svizzera, Italia, Francia e Stati Uniti, come la ricostruzi­one dell’interno di una casa pompeiana di Luigi Bazzani provenient­e dal Dahesh Museum (New York).

Il percorso espositivo prende avvio dalla metà del ’700, anche se già nei secoli precedenti – ricordiamo l’architetto di Melide Domenico-Fontana, che alla fine del ’500 contribuì a suo modo (involontar­iamente) a portare alla luce monete e resti di edifici – furono numerosi coloro che promossero scavi e ricerche sotto le ceneri della catastrofi­ca eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. La mostra è un dovuto riconoscim­ento anche a tutte queste persone che, non di rado spinte anche da interessi di tipo economico e di immagine (è il caso dei Borboni), diedero una spinta decisiva alla conoscenza di queste due città perdute nel tempo.

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di Cornelio Rufo (particolar­e), fotografia di autore anonimo (© Museo Archeologi­co Nazionale, Napoli).
Sopra, Scultura del Fauno, copia in bronzo del Novecento (collezione privata). In alto, Pompei - Casa di Cornelio Rufo (particolar­e), fotografia di autore anonimo (© Museo Archeologi­co Nazionale, Napoli).
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