E il nostro tempo?
La cosa più preziosa, dopo la salute, è la possibilità di avere qualche ora da dedicare a se stessi. Un vero lusso, per molti di noi...
Iritmi rapidi del digitale hanno cambiato la percezione dello scorrere delle nostre giornate. La velocità di internet e rete ci permettono di seguire più progetti. La curiosa conseguenza di questa iperattività è che, in assenza di piani, diventiamo bulimici invece di goderci dei meritati momenti di ozio e questa affannata gestione ci fa avvertire un’infondata scarsità di tempo. Non è un caso se i più disparati settori dell’economia si interrogano per intercettare leprossime esigenzedelmercato e l’esito delle ricerche indica sempre la medesima teoria: il lusso del futuro è
il tempo. I costruttori d’auto l’hanno già inteso e stanno perfezionando la macchina senza conducente che consentirà di dedicarsi a tutto eccetto la guida. Il fondatore della Virgin Records, Richard Branson, testa su un gruppo di 170 dipendenti un progetto di ferie illimitate, a patto che ciò non interferisca coi lavori incorso: è certochelostaffne guadagnerà in creativitàemotivazione poiché, in questo caso più chemai «più libertà significa più felicità».
Per stare meglio
Questo per quanto concerne le tendenze. Ma noi, da un punto di vista pratico, a che punto siamo? Una ricerca pubblicata nel luglio scorso dalla National Academy of Science americana («Buying time promotes happiness»; si veda pnas.org) prova che l’acquisto di tempo genera più benessere di qualsiasi altra spesa: la delega su compenso di incombenze personali, per esempio, dà sollievo e grande soddisfazione. Gli effetti positivi sono inalterati al variare didisponibilitàeconomica, etàoprovenienza geografica.
Il risvolto bizzarro che emerge è che, nonostante gli evidenti vantaggi, demandiamo con diffidenza. Di sicuro c’è una forte componente culturale inibente: una volontà di controllo maniacale sulla propria giornata e, dal punto di vista femminile, è probabile che tante donne si sentano in difetto a incaricare altri dei lavori domestici considerati doveri personali.
Tuttavia l’acquisto di ore libere non è così diffuso come si potrebbe immaginare, nonostante i benefici. Al contrario, si instaura un circolo vizioso autolesionistico: pur avendo riscontrato di vivere in affanno e contestualmente il piacere della delega, ci focalizziamo sulle minuzie. La nostra spesa si indirizza verso compere che appagano all’istante senza dare gioia e limitiamo la contentezza a momenti di shopping dalla gratifica fugace.
In estrema sintesi, un eccessivo controllo genera malessere, ma non riusciamo ad astrarci per una salvifica passeggiata all’aperto. Con buona pace degli antichi greci, secondo i quali lo scopo primario del lavoro era guadagnare tempo libero.