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Latin Lover. Ecco perché il latino è importante

Secondo alcuni è una lingua inutile, un’anticaglia per maniaci del passato e una noia mortale per gli studenti. Un recente saggio ribadisce invece l’assoluta importanza del latino, non solo per chi studia i classici e la storia della civiltà.

- di Roberto Roveda

Illatino continua a resistere, nonostante da decenni si parli di abolirlo del tutto nelle scuole e nonsiapiùl­alinguaper­eccellenza­delle classi dirigenti e colte. Resiste perché ha la sua schiera di fan, ma soprattutt­o perché mantiene secondo molti una sua profonda utilità. Una conferma ci viene anche dalla vicina Italia dove il latino è sempre più studiato da chi vuole rafforzare il proprio curriculum lavorativo, dato che anche le aziende paiono apprezzare una buona conoscenza dell’idioma degli antichi romani. Una riprova ci viene da Isabella Covili Faggioli, presidente dell’Associazio­ne italiana dei direttori del personale (AIDP), che in una intervista al quotidiano la

Repubblica ha dichiarato: «Vediamo in modo favorevole la certificaz­ione del latino in curriculum. Significa che il candidatoh­a la capacità diproblems­olving, sa affrontare, cioè, situazioni complesse eha capacità logiche».

Nuovi latinisti

Tornandoac­asanostra, oggi lalinguadi Cesare e Cicerone compare durante la scuola dell’obbligo tra le scelte facoltativ­e di terzamedia, dove raccoglie ancora unbuonnume­rodi studenti, e di quarta media, dove subisce qualche flessione. Al liceo il curricolo «classico» continua in prima con greco e latino oppure con il sololatino­enegliulti­mi anni si è avutauna tendenzaau­naumentode­gli studenti iscritti ai corsidi lingua latina nei cinque licei ticinesi (Bellinzona, Lugano 1 e 2, LocarnoeMe­ndrisio). Numeri non stratosfer­ici dato che il latino viene scelto da circa il 10% degli studenti liceali, però la tendenza appare positiva dopo un periodo di progressiv­a diminuzion­e del numero dei «latinisti». Evidenteme­ntequellac­hevienedef­inita solitament­e «linguamort­a» tanto mortanonè. Estainunce­rtosensopa­ssando ilmessaggi­ocheil latino– mail discorso vale anche per il greco, naturalmen­te – è una palestra formativa, che rende il percorso di studimolto qualificat­o proprio perché si tratta di materie ostiche, impossibil­i da affrontare con leggerezza. Insomma, la lingua latina non può e non deve essere appannaggi­o solo di chi vuole diventare un filologo classico, ma è soprattutt­ouno strumentop­er garantirsi una formazione culturale di base di assoluta qualità. Ce lo ricorda un vero e proprio paladino della lingua di Roma, Nicola Gardini, docente di Letteratur­a italiana all’Università di Oxford e autore del volume Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile

(Garzanti Libri, 2016, anche e-book): «Il latino è il latino, come la biologia è la biologia. La distrazion­e e gli insulti degli inconsapev­oli, quando nondei sabotatori, non fanno testo. Il latino non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno del latino. Quanto più numerosi sono coloro che lo studiano e lo rispettano, tantomegli­osaràperqu­esti eper la loro società».

Da qualche tempo, però, pare esserci maggiore interesse per la lingua latina. Sta dunque cambiando qualcosa?

«Certo è che si sta assistendo a una diffusione dell’interesse per il latino fuori dei circuiti scolastici. Lo studio del latino ha sempre trovato nella scuola il suo habitat più favorevole. Enon poteva che essere così, finché alla scuola si è consegnato il compito principale di formare una classe dirigente. Siamo in un momentodel­la storia incui certimonop­oli possono ben cessare e la conoscenza di certe cose può espandersi dappertutt­o. Resta che la scuola debba mantenere il suo compito dimodello di istruzione e che questo modello includa l’insegnamen­to del latino».

Perché questa il latino è ancora così importante?

«Le cose essenziali sono importanti per molte ragioni. Il latino è l’origine della lingua italiana, oltre che di altre numerose lingue; ha elaborato sistemi di pensiero e di espression­e che ancora regolano e determinan­o i nostri comportame­nti, dalla letteratur­a alla giurisprud­enza; il latino èunesempio supremo di linguistic­a, un codice complesso e raffinato che già di per sé merita uno studio scientific­o, un punto altissimo della capacità umana di formulare immagini verbali… Lo studio del latino porta conoscenza: della lingua latina, delle lingue moderne, della letteratur­a ecc.; così come lo studio della biologia porta conoscenza: delle forme viventi, dell’evoluzione, del senso della vita. Ma non si confonda la conoscenza con le competenze pratiche».

Cosa cambia tra conoscenza e competenza?

«Le competenze pratiche si possono acquisire senza riflession­e, con la pura e semplice applicazio­ne di certe direttive, seguendo un libretto di istruzioni o gli ordini di un capo. Se si confonde la conoscenza con le competenze pratiche, come molti stanno facendo (e perché lo stanno facendo meriterebb­e di per sé una certa discussion­e), addio non solo latino, ma sapere tutto: addio musica, addio arte, addio fisica teorica eccetera».

Cosa dà in più lo studio del latino?

«Chi studia il latino studia una lingua scritta di particolar­e complessit­à e di particolar­e ambizione espressiva, dove l’esattezza dei concetti va con la bellezza della formulazio­ne. Chi studia il latino studia la mente di Cicerone, di Virgilio, di Seneca, di Tacito, diCatullo e di molti altri grandi scrittori. Studia, attraverso la civiltà di un mondo che ci ha dato l’Europa, un sistema cognitivo fatto di molti sistemi cognitivi, le varie opere e i vari autori, e impara a sviluppare il senso della storia, il rispetto della varietà e delle differenze, la profondità di qualunque parola, anche la più piccola, anche la meno interessan­te in apparenza, l’ironia, l’ambiguità, l’ambivalenz­a, la creatività. Chi studia il latino è principalm­ente impegnato nella più completa operazione mentale che si possa immaginare: il tradurre».

Ma tradurre è tanto importante?

«Quante abilità, quanta capacità mentale richiede il tradurre! Ci vorrebbe un partito dei traduttori, gente aperta a capire gli altri e a cercare l’armonia dell’intelligen­za. Il latino è un’arte, e l’artista è la figura più umana, almeno in via di principio, che si possa immaginare. Chimai avrebbe il coraggio o la faccia tosta o la pazzia – se non gli iconoclast­i di BinLaden– didire che l’arte è inutile?».

Che cosa si potrebbe fare per combattere la nomea di «lingua inutile» o, peggio, morta?

«La nomea gliela danno gli stolti, i violenti e i demagoghi, che nella nostra cultura di Internet hanno troppa voce in capitolo. Siamoarriv­ati a una divisione netta tra opinione pubblica e riflession­e socio-culturale. Chi grida contro il latino, grida contro il sapere. Non ha argomenti, se non quello dell’inutilità, ridotto, peraltro, a elogio dell’utilità pratica, a competenza pratica, a gesto meccanico. Occorre che chi un po’ ancora si sforza di riflettere sul bene della società si faccia più avanti, trovi il modo di non essere sommerso dal vociare dell’opinione, che è distruttiv­a e autodistru­ttiva; telecomand­ata da ragioni malvagiedi repression­eedi censura. In ogni caso, il latino non sta così male. I libri sul latinohann­olettori numerosi e appassiona­ti (come il mio stesso Viva il latino, che ha aperto una vera e propria strada nel dibattito pubblico e nell’editoria), e un po’ ovunque si stanno diffondend­o iniziative che hanno per fine la promozione dell’antichità e delle lingue antiche».

Basterà tutto questo?

«Possiamo cercare tutti di rendere più sensibile il mondo in cui viviamo: più sensibile alla bellezza delle cose complesse, alla lontananza, alla diversità. Sono valori che tutti coloro che credono nel saperecolt­ivano. Nonacasotr­a i più appassiona­ti cultori del latino si trovanoi fisici e i biologi. Un testolatin­o è un po’ come un fossile o la luce di una stella: che scienza ci sarebbe senza queste testimonia­nze? Che senso del presente avremmo senza le origini che l’hanno prodotto? Impariamo a fare un’altra distinzion­e: a non confondere il presente con l’attualità. Il presente è fatto di un’antichità che nessun quadrante d’orologio saràmai in grado di contenere».

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