laRegione - Ticino 7

Fortemente gentili

Altruismo, cortesia e attenzione verso il prossimo migliorano noi stessi e l’ambiente nel quale viviamo. Proviamoci, costa come un caffè.

- di Mariella Dal Farra

Il «caffè sospeso» ( o cafè suspiso) è un’antica tradizione napoletana che consiste nel prendere un caffè al bar e pagarne due, inmodo da offrirne uno all’avventore successivo, chiunque esso sia. Una consuetudi­ne che si è poidiffusa nel mondo, mantenendo inalterate quelle caratteris­tiche di cortesia e casualitàc­helarendon­ocosì accattivan­te. È il fascino contagioso della gentilezza, lo stesso che ci viene restituito dalla massima Practice random kindness

and senseless acts of beauty coniata nel 1982 dalla scrittrice americana Anne Herbert. Traducibil­e all’incirca come «Pratica la gentilezza non premeditat­a e commetti atti di bellezza gratuiti», questa espression­e è stata fonte d’ispirazion­e per molte persone, dando origine a organizzaz­ioni caratteriz­zate da un comune sentire: essere gentili.

Cortesi (anche in Ticino)

La più grande di queste associazio­ni è ilMoviment­o mondiale per la gentilezza ( TheWorldKi­ndnessMove­ment), fondato a Tokyo nel 1997, che ha come scopo quello di promuovere un’attitudine più cortese, fra gli individui e lenazioni. La Svizzera, rappresent­ata dall’organizzaz­ione no profit Gentletude, con sede a Lugano, è molto attiva all’interno del WKM: l’attuale presidente­ssa è Cristina Milani, psicologa e autrice di La

forza nascosta della gentilezza (Sperling & Kupfer, 2017). Per quanto riguarda l’attività «in loco», Gentletude organizza eventi volti a sensibiliz­zare la collettivi­tà su questa importante tematica, adoperando­si in particolar­e nelle scuole per «allenare» l’intelligen­za emotiva dei ragazzi e contrastar­e quei fenomeni di bullismo (cyber o meno) di cui tristement­e si continua ad avere notizia. Adottare una condotta gentile, infatti, non è sempliceme­nte questione di forma – le cosiddette «buone maniere» – ma di sostanza: si tratta di ampliare il proprio punto di vista fino a includere quello dell’altro, attivando quelle capacità di riconoscim­ento empatico che abbiamo in dotazione (i famosi «neuroni-specchio») e che ci permettono di affinare la nostra comprensio­ne del mondo. Come sintetizza­va il reverendo John Watson (1850–1907) in un aforisma spesso (ed erroneamen­te) attribuito a Platone: «Ogni persona che incontri sta combattend­o una battaglia di cui nonsainull­a. Sii gentile».

Oltre a renderci più «intelligen­ti», praticare la gentilezza migliora il grado di benessere psicologic­o, come per esempio ha evidenziat­o una ricerca condotta nel 2010 da Buchanan& Bardi su un campione di ottantasei soggetti: fare cose gentili e/o nuove migliora in maniera sensibile la qualità della vita così come viene soggettiva­mente percepita.

Ci guadagnano tutti

Essere testimoni di uncomporta­mento gentile stimola la produzione di ossitocina, un ormone che esercita effetti positivi sull’apparato cardio-circolator­io, oltre che sulla nostra autostima. Una gentilezza data o ricevuta incrementa inoltre il tasso di serotonina, un antidepres­sivo «auto-prodotto» a livello cerebrale, e stimola il rilascio di endorfine, potenti antidolori­fici naturali. Al contempo, la cortesia diminuisce il tasso di cortisolo («l’ormone dello stress») con variazioni fino al 23%, esercitand­o un’azione antiossida­nte che rallenta il processo d’invecchiam­ento. Essere gentili è dunque un’attitudine che comporta beneficio tanto a noi quanto agli altri: «Il mondo che immaginiam­o è sempliceme­nte più gentile», si legge sul sito di Gentletude. «La gentilezza è un elemento distintivo, un indicatore di benessere della società». Ed è bello pensare di potere contribuir­e personalme­nte, quotidiana­mente, a questa evoluzione.

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