Libere associazioni
Chi non è mai stato spintonato e sorpassato da un turista armato di teleobiettivo, proprio nel bel mezzo dell’estasi contemplativa di un’opera d’arte? L’ossessione fotografica è una delle peggiori derive del turismo di massa, che ci spinge talvolta a provare fastidio per i nugoli di stranieri che si aggirano per le nostre città. Eppure sottovalutiamo il fatto che oggi questo settore garantisca un’occupazione a una persona su dieci nel mondo. Lo ricorda l’esperto di viaggi Claudio Visentin nella prefazione a un libro fresco di stampa: Un uomo in partenza. Memorie
di un accompagnatore turistico (LINEA Edizioni). Il protagonista, nonché autore, è il veneto Gianluca Niero, che proprio durante una delle sue trasferte ha incontrato la giornalista svizzera Manuela Camponovo, curatrice e ideatrice del volume. L’ironia e la bonaria sincerità con cui Niero racconta la sua professione divertono e al contempo fanno riflettere su un’esperienza omologante per definizione, eppure così ricca di imprevisti e sfumature (e dunque così umana). L’intuizione di apprendere il russo poco dopo la dissoluzione dell’URSS, per esempio, mette Niero di fronte alla commovente ingenuità di un popolo che sperimentava solo in quel momento l’«essere turista»; così come le laute mance statunitensi non riusciranno a convincere il nostro a dirigersi verso altri «mercati». Viene in mente, perdendosi piacevolmente tra le disavventure narrate, una commedia del 1969: Se è martedì deve
essere il Belgio di Mel Stuart, in cui un gruppo di americani si propone di visitare in tre settimane le più famose città d’Europa. Tra pranzi al sacco, corpi stanchi e ciondolanti, flirt e gaffe culturali, la satira sul viaggio organizzato si fonde con la malinconia per una convivenza a suo modo significativa, ma troppo fugace. Un miraggio luminoso che non si vede l’ora di replicare, pensando alla prossima meta.