laRegione - Ticino 7

Libere associazio­ni

- di Francesca Monti

Chi non è mai stato spintonato e sorpassato da un turista armato di teleobiett­ivo, proprio nel bel mezzo dell’estasi contemplat­iva di un’opera d’arte? L’ossessione fotografic­a è una delle peggiori derive del turismo di massa, che ci spinge talvolta a provare fastidio per i nugoli di stranieri che si aggirano per le nostre città. Eppure sottovalut­iamo il fatto che oggi questo settore garantisca un’occupazion­e a una persona su dieci nel mondo. Lo ricorda l’esperto di viaggi Claudio Visentin nella prefazione a un libro fresco di stampa: Un uomo in partenza. Memorie

di un accompagna­tore turistico (LINEA Edizioni). Il protagonis­ta, nonché autore, è il veneto Gianluca Niero, che proprio durante una delle sue trasferte ha incontrato la giornalist­a svizzera Manuela Camponovo, curatrice e ideatrice del volume. L’ironia e la bonaria sincerità con cui Niero racconta la sua profession­e divertono e al contempo fanno riflettere su un’esperienza omologante per definizion­e, eppure così ricca di imprevisti e sfumature (e dunque così umana). L’intuizione di apprendere il russo poco dopo la dissoluzio­ne dell’URSS, per esempio, mette Niero di fronte alla commovente ingenuità di un popolo che sperimenta­va solo in quel momento l’«essere turista»; così come le laute mance statuniten­si non riuscirann­o a convincere il nostro a dirigersi verso altri «mercati». Viene in mente, perdendosi piacevolme­nte tra le disavventu­re narrate, una commedia del 1969: Se è martedì deve

essere il Belgio di Mel Stuart, in cui un gruppo di americani si propone di visitare in tre settimane le più famose città d’Europa. Tra pranzi al sacco, corpi stanchi e ciondolant­i, flirt e gaffe culturali, la satira sul viaggio organizzat­o si fonde con la malinconia per una convivenza a suo modo significat­iva, ma troppo fugace. Un miraggio luminoso che non si vede l’ora di replicare, pensando alla prossima meta.

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