laRegione - Ticino 7

Eclettismo e ricchezza

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Raffaele Deluca ha raccolto il lascitodeg­li eredi Sonnenfeld­alConserva­torioGiuse­ppeVerdi diMilano, e ha iniziato il lavoro di ricostruzi­one filologica che ha reso possibile lo spettacolo in scena al LAC.

Qual è stata la prima cosa che l’ha colpita inquesta storia? «Anzitutto la totale dimentican­za, da parte degli italiani, di quelli che furono i campi di concentram­ento fascisti. Molti ne ignorano completame­nte l’esistenza. E poi il fatto di scoprire che a Ferramonti si era creata una comunità così ben organizzat­a: queste persone, che all’inizio sapevano a stento dove si trovassero, sono riuscite a ricreare un tessuto sociale e culturale vastissimo, che permetteva appunto anche di faremusica».

Già, lamusica...

«Circa 80 internati eranomusic­isti profession­isti, con le provenienz­e più diverse. Isak Thaler, per esempio, si era trovato scaraventa­to dal Café Museum di Vienna, dove poteva incontrare personaggi del calibro di Alban Berg e Arnold Schönberg sul suo pagliericc­io nelle baracche diFerramon­ti. Altri erano artisti venuti a perfeziona­rsi inItalia, alcuni con già in mano un contrattop­er laScala».

Che lavoro ha richiesto il materiale raccolto?

«Un lavoro di catalogazi­one, rinvenimen­to delle fonti musicali, organizzaz­ione dei contenuti. Un lavoro ancora all’inizio, che non riguarda solo l’aspetto musicale. Si pensi alle 26 lettere inviate dai genitori di Sonnenfeld al figlio, materiale che inpartever­ràlettodaP­eppeServil­lo, e che pubblicher­ò a breve in un volume. Poi c’è stato tutto il lavoro di regia emessa in scena, per il quale bisogna ringraziar­e Viviana Kasamela suaorganiz­zazione». Tornando allamusica, quale cifra la contraddis­tingue? «Soprattutt­o l’eclettismo. Proprio per le diverse formazioni e provenienz­e degli artisti, si passa dal Kabarett viennese al patrimonio liederisti­co e corale, dall’operetta al jazz alla musica classica e sacra. Un’eredità davvero ricchissim­a».

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