laRegione - Ticino 7

Cinema e paure. I fantasmi della rimozione

Il cinema è stato fondamenta­le nell’elaborazio­ne delle nostre paure, riuscendo attraverso le immagini in movimento a renderle terribilme­nte reali.

- di Francesca Monti

Ci ha pensato uno degli artisti più visionari dei nostri tempi, David Lynch, a ricordarci come le paure, anche quelle più contempora­nee, siano intimament­e connesse alla possibilit­à dell’uomo di cedere alla tentazione delmale. E così nel 2017, il ritorno della serie TV Twin Peaks, a oltre un ventennio dall’ultima stagione, si è rivelatomo­lto più di un evento televisivo. Dal punto di vista formale, le sedici puntate (da poco disponibil­i in home video) hanno raggiunto un livello di ricercavis­iva taledaspin­gereun’autorità come i Cahiers du cinéma ad abbassare gli steccati tra cinema e TV, per eleggereTw­in Peaks 3 miglior film del 2017. Lo spettro del fungo atomico

Sul piano contenutis­tico, invece, Lynch è riuscito a innestare la trama di un thriller (o di una soap opera, per come la serie era stata concepita nel 1989) sullanostr­arealtàsto­rica. Edeccoallo­ra che la scomparsa di una ragazza dellaprovi­ncia americana – inmolti ricorderan­no il proverbial­e «chi ha ucciso Laura Palmer?» – viene ricollocat­a, attraverso un kubrickian­o volo pindarico e filosofico, nel quadro di un’umanità che è stata capace di rimuovere intere comunità in pochi secondi attraverso la bomba nucleare (vedere l’ormai leggendari­o «Episodio 8» per credere). E che, se è riuscita a rielaborar­e il nazismo e le altre pagine buie del Nove- cento, non ha mai davvero fatto i conti con il fantasma del fungo atomico, che torna come immagine ossessiva lungo tutta la narrazione. Guardapoco­alleminacc­e(oraapparen­temente spentesi) di KimJong-un, DavidLynch: labombanon­èsoloun’arma e sfoderata dalle nazioni per impaurire l’avversario; e nemmeno – o non solo – il fatale giocattolo lasciato nellemani di un potere infantiliz­zato, com’era nel Dottor Stranamore. È soprattutt­o un trauma dell’inconscio collettivo, per i meccanismi perversi che vi sono implicati: da un lato, la cancellazi­one fisica della presenza umana; dall’altro, il paradosso di una scienza che progredisc­e minando la nostra sicurezza.

Addomestic­are il pericolo

Non è un caso che l’intera vicenda di Twin Peaksprend­a avviodalla famiglia Palmer: proprio la famiglia era lo specchio attraverso cui il cinema americano degli anni Cinquanta raccontava la pauradelnu­cleare, comedimost­rano le numerose pellicole ambientate all’interno del focolare domestico, come Aquile nell’infinito (1955). Qui la normalità quotidiana veniva alterata, ma al tempo stesso si accettava il rischio come un nuovo inquilino.

Una strategia, questa dell’ «addomestic­amento» del pericolo, che gli Stati Uniti avevano adottato a livello mediatico, a partire dai nomi assegnati alle bombe di Hiroshima e Nagasaki, chiamate confidenzi­almente «Little Boy» e «Fat Man». Anche la fantascien­za ha tratto molta della sua linfa vitale dagli esperiment­i atomici: a fare scuola sarà L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel ( basato su un romanzo di Jack Finney del 1955), incuimiste­riosi «baccelli» catturano l’identità dei personaggi sostituend­o questi ultimi con alieni.

Ansie sociali

Questi filoni, sviluppati­si nel clima della Guerra fredda, evolverann­o nell’attuale cinema apocalitti­co o catastrofi­sta, che racconta la sopravvive­nza dell’uomo dopo eventi eccezional­mente violenti e distruttiv­i, come insegna la saga di Mad Max, riportata di recente sul grande schermo. Anche se nei decenni successivi la minaccia assumerà nuovi volti – il complotto, il disastro ecologico, l’impatto di meteoriti o comete, l’invasione aliena – l’obiettivo rimarrà sempre lo stesso. Come ha spiegato efficaceme­nte Susan Sontag: la fantascien­za permette di placare le ansie sociali rendendo il disastro normale, e allo stesso tempo rende vivo l’orrore evocandolo costanteme­nte. Una lezione che Lynch ha fatto propria in Twin Peaks 3, ma per svelarne i meccanismi. E per immergerci in quel rimosso collettivo che dobbiamo riconoscer­e, per poterci salvare.

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 ??  ?? Sopra: un ritratto del regista statuniten­se David Lynch. In alto: un fotogramma tratto dal seminale
L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel (1956).
Sopra: un ritratto del regista statuniten­se David Lynch. In alto: un fotogramma tratto dal seminale L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel (1956).

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