laRegione - Ticino 7

Takashi Nagai. L’ultima parola

Come vissero coloro che scamparono all’apocalisse atomica di Nagasaki? In un libro il racconto e la storia (vera) di un medico giapponese.

- di Claudio Mésoniat

Devo suggerire la lettura di un libro straordina­rio che ho terminato pochi giorni fa. Mi sto ancora chiedendo perché siano passate decadi di studi e letture senza che Pace su Nagasaki di Paul Glynn (Paoline, 2015) mi sia capitato in mano. Senza che qualche amico me ne parlasse, almeno. È successo qualche settimana fa, e l’amico, unmedico non coltissimo e poco incline a infatuazio­ni letterarie, mi è parso così entusiasta da spingermi a comperare il libro e metterci dentro gli occhi. Non è un romanzo, è la biografia di un personaggi­o che si chiama Takashi Nagai, un giapponese vissuto tra il 1908 e il 1951. Un nome che a me non diceva proprio nulla. È possibile che su di lui siano stati scritti altri libri ( garantisco che non ho neppure digitatosu­Wikipediap­erdocument­armi prima di scrivere queste righe).

Tre o quattro film su questo «sconosciut­o»

Nella prefazione si dice che su Nagai ( peraltro autore di una quarantina di volumi ingranpart­e autobiogra­fici) sonostati fatti ancheunpai­odi film, roba degli anni Cinquanta, uno dei quali, Le campane di Nagasaki, tratto dal nostro libro*. Qualcuno l’avràmagari visto? Io no. In compenso l’anno scorso avevo visto un film di cui tutti parlavano e che ha infranto la mia coltivata ignoranza sulla storia del Giappone e sulle sfortunate vicende dei cristiani in quel Paese ( Silence di Martin Scorsese, ambientato­nelXVII secolo). Maquellaer­a fiction più che storia, qui siamo nella storia storia. E quanto a sfortune credo che il protagonis­ta ne abbia cumulate una tale quantità da non temere confronti. La tentazione sarebbe di farvene l’elenco, ma violerei il vostro diritto di lettori – troppo spesso calpestato da «critici» e da maldestri redattori di quarte di copertina – a scoprire da voi la trama del libro; in questo caso, vi assicuro, assolutame­nte avvincente e dipanata dall’autore, con prosa semplice, limpida, come accade agli scrittori che hanno cose grandi da raccontare e non hanno bisogno di artifici per catturare l’attenzione del lettore.

Quando ti cade l’atomica in testa

Mi limiterò a citare, tra le avversità e sciagure sequenzial­i che costellano la biografia diNagai, quella che mi ha indotto a parlarvene in questo numero di Ticino7: egli si trovava nell’ospedale di Nagasaki alle ore 11.02 del 9 agosto 1945, a poca distanza dal punto in cui cadde la bomba scaricata da un aereo americano. Vide con i suoi occhi quella «fine del mondo», alla quale sopravviss­e per alcuni anni ma in cui perse l’amatissima moglie Midori, che si trovava a poche decine di metri dall’epicentro dell’esplosione atomica. Di lei trovò poi e raccolse i pochi resti carbonizza­ti, che seppellì. Ma il dottorNaga­i era, appunto, un medico, ricercator­e e professore universita­rio di radiologia, una scienza che negli anni Quaranta muoveva i primi passi; lui, con trasporto da scienziato e altruismo folle… Sto venendo meno ai buoni propositi. Il libro è straordina­rio innanzitut­to perché l’autore, pescando a pienemani nei testi autobiogra­fici di Nagai, permette al lettore di trovarsi lì a occhi sgranati nel cuore dell’evento bellico sinora più distruttiv­o nella storia dell’umanità, con la capacità di osservazio­ne di uno scienziato esperto di radiazioni nucleari. Ma c’è di più. Grazie ai diari del protagonis­ta, Glynn ci fa entrare nel cuore più profondo dell’evento, che è l’impatto delle circostanz­e sul cuore umano. Quello diNagai è il cuore di un padre di famiglia giapponese intriso in ogni sua fibra della secolare, affascinan­te culturadel suoPaese.

La polla della fede feconda i ciliegi giapponesi

Ma l’autore non può fermarsi qui, deve render conto di una polla sorgiva che si palesa pian piano, durante le prime cento pagine del libro, per diventare gradualmen­te nelle restanti duecento la linfa che innerverà e farà spuntare fiori mai visti sui rami degli stupendi ciliegi della cultura giapponese. Fiori di conoscenza e di carità. Il cristianes­imoèperòun­alentaconq­uistadique­sto discendent­e di samurai educato nello shintoismo e nel buddismo nipponici, passato attraverso una fase di ateismo scientista durante i lunghi anni degli studi e quelli tremendi della guerra in Manciuria. Giapponese fino almidollo, sulle prime non riesce ad accettare che l’imperatore – vera divinità – si arrenda senza condizioni dopo l’atomica su Nagasaki. Ma pochi mesi dopo giungerà a leggere ( pubblicame­nte, suscitando scandalo e proteste) il sacrificio dei suoi cari e dei suoi concittadi­ni come un olocausto provvidenz­iale che ha fermato la Seconda guerra mondiale. Senza ombradi astioper gli americani.

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 ??  ?? Sopra: un’immagine dal film del 1952 Le campane di Nagasaki. In alto: un ritratto di Takashi Nagai. * La collega Francesca Montimi informa ora dell’esistenza di un recentissi­mo film su Nagai, All that remains diD. Higgins e I. Higgins (2016).
Sopra: un’immagine dal film del 1952 Le campane di Nagasaki. In alto: un ritratto di Takashi Nagai. * La collega Francesca Montimi informa ora dell’esistenza di un recentissi­mo film su Nagai, All that remains diD. Higgins e I. Higgins (2016).

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