Editoria. Libri, non detersivi
C’è chi sostiene che le classifiche dei volumi più venduti siano pilotate. In Italia è polemica. In Ticino ecco che ne pensano alcuni addetti ai lavori.
Elencare i libri «più venduti» è attendibile? E i «meno venduti» sono quindi da buttare? Se i media ticinesi in genere non pubblicano queste top-ten, in Italia è praticamolto comune, tanto che a fine marzo è (ri) scoppiata la polemica. L’editorialista Paolo di Stefano del Corriere della Sera ha scritto: «I libri, a differenza degli spaghetti, dei detersivi e dei mobili, vengono valutati per quantità di vendita» e non per la loro qualità. Perché, si chiedeva, proprio «unprodottodell’intellettoedella creatività» come il libro «è sottoposto alla più brutale valutazione dei numeri»? Wlodek Goldkorn, già capo cultura a L’Espresso, ha titolato « Aboliamo le classifichedei libri»: perché «quandosi parla dei libri è così importante informare i lettori su quali sono i volumi più venduti?». Non solo. Secondo il critico letterario e saggista Alfonso Berardinelli «chi “lancia” libri uccide lettori» ( Il Sole 24 Ore), e se la prende con la (quasi) estinta categoria dei critici letterari, quindi anche con sé stesso, ammettendo però che «non c’è critico, per quanto solerte, insonne e votato al sacrificio, che possa venire a capo di tutto ciò che si pubblica».
La scrittrice Rossella Milone ( L’Espresso) rincara, preoccupandosi piuttosto delle «assenze» nelle classifiche, cioè «quei libri che pur essendo belli e ben scritti, restano invisibili alla maggior parte delle persone», dice alludendo a poesie e raccolte di racconti rispetto a saggi e romanzi.
A Sud delle Alpi, invece...
RossanaMaspero conduce su Rsi Rete Uno «Librintasca», trasmissione che include anche una classifica dei libri. Che ne pensa della polemica? «I più venduti non sono i più letti. Le due cose non coincidono. Chi li acquista per sentito dire o per essere à la page non per forza li legge», ci dice. Secondo lei i titoli in classifica sono una «sottile pubblicità che utilizza il consenso e la fama» dell’autore, «su cui gli uffici marketing dei grandi gruppi editoriali hanno a priori deciso di puntare». Non la pensa così Prisca Wirz Costantini, contitolare di un libreria a Lugano: «È plausibile, anche se non certo al 100%, che ci sia una corrispondenza significativa tra il numero di persone che acquistano un libro e quelle che lo leggono», afferma. Questo «non solo perché a volte i lettori tornano a dare un’opinione sul libro, ma anche perché nulla lascia credere il contrario, cioè che i libri più comprati non siano letti». Ma la classifica diMaspero, quindi, cosa fotografa? Premettendo che, ci dice, «ReteUnomira soprattuttoaun invito alla lettura (di narrativa) con intenti divulgativi nel rispetto degli interessi, gusti e sensibilità più disparati», la sua top-ten è «artigianale, quindi solo un’approssimazione dei dati effettivi» sulle singole librerie ticinesi. Il suo intento èmettere l’accento «su ciò che ci pare di maggiore qualità piuttosto che su fenomeni di costume, che pure conservano un loro rispettabile valore». Insomma, siamo lontani dalle pressioni italiane di agenzie, distributori, editori e grandimagazzini. Per fortuna.