Ambiente & società Forestazione urbana. A caccia di verde e natura
A caccia di verde e natura
Sidice urban forestry e, sarà per via dell’inglese, ha l’aria di un concetto nuovo. In realtà, l’importanza della presenza degli alberi nei centri abitati era giànotaamolti regnanti del XVII secolo. Primo tra tutti Federico Guglielmo I di Brandeburgo, il re e duca di Prussia. Che lungo il viale cheognigiorno, dalsuocastello, percorreva a cavallo per raggiungere Tiergarten, il parco di caccia, fece piantare numerosi tigli: nacquecosì il famoso-Unter den Linden di Berlino, correva l’anno 1647. E molti altri lo imitarono, i regnanti di Franciae d’Italiaperesempio. Oggi, dopo secoli in cui alberi e piante sono stati estirpati, sfregiati e cementificati in nome dell’urbanizzazione e dellosviluppodellecittà, i gigantiverdi, per lomeno sulla carta e, in alcuni casi, anchenellarealtà, tornanoal centrodel contesto cittadino. E, questa volta, non soltantoper un fattoesteticoodi piacere, ma per il valore aggiunto che possono apportare ai contesti abitativi e alla nostraqualitàdi vita.
La forestazione urbana, questo il termine italiano, consiste nella gestione degli alberi che si trovano sul suolo urbano o in prossimità dello stesso e comprende la cura dei boschi, di gruppi di alberi o anche di singole piante. La cura e la manutenzione vengono fatte tenendo a mente il valore aggiunto che queste piante sono in grado di apportare al benessere fisiologico, sociale ed economico della società urbana. E non si intendono soltanto alberi che sono stati piantati ma anche alberi sorti spontaneamente, magari in un contesto poco favorevole nel quale c’è una grande competizione per il più piccolo lembo di suolo e, senza le necessarie cura e attenzione, rischierebbero di morire. Stesso discorso vale per i giganti verdi che si trovano aimargini della città.
L’importanza della pianificazione
Una delle parole chiave che può contribuire a tradurre con efficacia i progetti di forestazione urbana è la pianificazione: troppo spesso, nel caso di un’area urbana in via di sviluppo, la piantumazione degli alberi viene considerata a giochi fatti. Deve essere invece pensata prima, incorporata nella fase di disegno del progetto perché la popolazione di alberi che vi abiterà possa davvero dare un contributo in termine di armonia dell’ambiente e di benefici per il contesto circostante. Vi chiederete quali sono i benefici: gli alberi sono in grado di raffreddare le città dai 2 fino agli 8 gradi, se piantati inprossimità degli edifici
permettono di risparmiare l’utilizzo dell’aria condizionata del 30% e, stando ai dati dell’ufficio della forestazione urbana dell’ONU, riducono pure l’energia che consumiamo per il riscaldamento di un ulteriore 20-50%. Un gigante verde può assorbire fino a 150kg diCO 2 all’anno e filtrare alcuni dei pulviscoli atmosferici inquinanti, inclusi i particolati fini.
Insostanza, se oggi c’è una rivalutazione da parte dell’uomo della presenza degli alberi nei centri urbani, è per due motivi: le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico che stiamo vivendo e la necessità di ricollegarci al nostro elemento primordiale nei momenti di riposo e di svago. Se un tempo osannavamo i centri commerciali, oggi tendiamo a rifugiarci nella natura, e allora perché non poterla vivere subito fuori casa? Èdaquicheparteildiscorso della forestazione urbana: da una volontà di ridisegnare e ridefinire forma, equilibri e sostanza degli ecosistemi cittadini, dal desiderio di rendere più facilmente accessibili le aree boschive intorno a noi.
Selvicoltura per tutti
E mentre il prossimo autunno, dal 28 novembre al 1. dicembre, a Mantova si terrà il primo Forum mondiale sulle foreste urbane organizzato tra gli altri dalla FAO, in Svizzera il ruolo della selvicoltura urbana e delle infrastrutture verdi è già un tema anche se di acqua sotto i ponti deve ancora scorrerne affinché questo ramo di competenza interdisciplinare e orientato alla pratica possa davvero entrare a far parte del nostro patrimonio culturale, del nostro modo di pensare. A occuparsene è in particolare l’Istituto federale di ricerca per la foresta, laneve e il paesaggio, che sull’argomento ha pubblicato anche un importante documento curato da Marco Pütz e Andreas Bernasconi. I due esperti mettono in chiaro quanto il discorsodella selvicoltura urbananonsia aséstante, masibasisullasinergia, l’integrazione e la collaborazione di diversi settori. Per il finanziamento delle strategie, per esempio, è necessario stabilire importanti partenariati con attori delmondo politico, amministrativo, sociale ed economico. È altresì importanteildialogoconlacittàeisuoi attoriper promuovere una cultura urbana legata al verde, che possa diventare una risorsaper losviluppodelcentroenuovimodelli di città resilienti. In Argovia è in corso un’iniziativa popolare che chiede al Cantone di versare ai proprietari dei boschi, per compensarli dellamanutenzione del verde, 25 franchi all’anno per ogni cittadino.