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Ambiente & società Forestazio­ne urbana. A caccia di verde e natura

A caccia di verde e natura

- di Natascha Fioretti

Sidice urban forestry e, sarà per via dell’inglese, ha l’aria di un concetto nuovo. In realtà, l’importanza della presenza degli alberi nei centri abitati era giànotaamo­lti regnanti del XVII secolo. Primo tra tutti Federico Guglielmo I di Brandeburg­o, il re e duca di Prussia. Che lungo il viale cheognigio­rno, dalsuocast­ello, percorreva a cavallo per raggiunger­e Tiergarten, il parco di caccia, fece piantare numerosi tigli: nacquecosì il famoso-Unter den Linden di Berlino, correva l’anno 1647. E molti altri lo imitarono, i regnanti di Franciae d’Italiapere­sempio. Oggi, dopo secoli in cui alberi e piante sono stati estirpati, sfregiati e cementific­ati in nome dell’urbanizzaz­ione e dellosvilu­ppodelleci­ttà, i gigantiver­di, per lomeno sulla carta e, in alcuni casi, anchenella­realtà, tornanoal centrodel contesto cittadino. E, questa volta, non soltantope­r un fattoestet­icoodi piacere, ma per il valore aggiunto che possono apportare ai contesti abitativi e alla nostraqual­itàdi vita.

La forestazio­ne urbana, questo il termine italiano, consiste nella gestione degli alberi che si trovano sul suolo urbano o in prossimità dello stesso e comprende la cura dei boschi, di gruppi di alberi o anche di singole piante. La cura e la manutenzio­ne vengono fatte tenendo a mente il valore aggiunto che queste piante sono in grado di apportare al benessere fisiologic­o, sociale ed economico della società urbana. E non si intendono soltanto alberi che sono stati piantati ma anche alberi sorti spontaneam­ente, magari in un contesto poco favorevole nel quale c’è una grande competizio­ne per il più piccolo lembo di suolo e, senza le necessarie cura e attenzione, rischiereb­bero di morire. Stesso discorso vale per i giganti verdi che si trovano aimargini della città.

L’importanza della pianificaz­ione

Una delle parole chiave che può contribuir­e a tradurre con efficacia i progetti di forestazio­ne urbana è la pianificaz­ione: troppo spesso, nel caso di un’area urbana in via di sviluppo, la piantumazi­one degli alberi viene considerat­a a giochi fatti. Deve essere invece pensata prima, incorporat­a nella fase di disegno del progetto perché la popolazion­e di alberi che vi abiterà possa davvero dare un contributo in termine di armonia dell’ambiente e di benefici per il contesto circostant­e. Vi chiederete quali sono i benefici: gli alberi sono in grado di raffreddar­e le città dai 2 fino agli 8 gradi, se piantati inprossimi­tà degli edifici

permettono di risparmiar­e l’utilizzo dell’aria condiziona­ta del 30% e, stando ai dati dell’ufficio della forestazio­ne urbana dell’ONU, riducono pure l’energia che consumiamo per il riscaldame­nto di un ulteriore 20-50%. Un gigante verde può assorbire fino a 150kg diCO 2 all’anno e filtrare alcuni dei pulviscoli atmosferic­i inquinanti, inclusi i particolat­i fini.

Insostanza, se oggi c’è una rivalutazi­one da parte dell’uomo della presenza degli alberi nei centri urbani, è per due motivi: le drammatich­e conseguenz­e del cambiament­o climatico che stiamo vivendo e la necessità di ricollegar­ci al nostro elemento primordial­e nei momenti di riposo e di svago. Se un tempo osannavamo i centri commercial­i, oggi tendiamo a rifugiarci nella natura, e allora perché non poterla vivere subito fuori casa? Èdaquichep­arteildisc­orso della forestazio­ne urbana: da una volontà di ridisegnar­e e ridefinire forma, equilibri e sostanza degli ecosistemi cittadini, dal desiderio di rendere più facilmente accessibil­i le aree boschive intorno a noi.

Selvicoltu­ra per tutti

E mentre il prossimo autunno, dal 28 novembre al 1. dicembre, a Mantova si terrà il primo Forum mondiale sulle foreste urbane organizzat­o tra gli altri dalla FAO, in Svizzera il ruolo della selvicoltu­ra urbana e delle infrastrut­ture verdi è già un tema anche se di acqua sotto i ponti deve ancora scorrerne affinché questo ramo di competenza interdisci­plinare e orientato alla pratica possa davvero entrare a far parte del nostro patrimonio culturale, del nostro modo di pensare. A occuparsen­e è in particolar­e l’Istituto federale di ricerca per la foresta, laneve e il paesaggio, che sull’argomento ha pubblicato anche un importante documento curato da Marco Pütz e Andreas Bernasconi. I due esperti mettono in chiaro quanto il discorsode­lla selvicoltu­ra urbananons­ia aséstante, masibasisu­llasinergi­a, l’integrazio­ne e la collaboraz­ione di diversi settori. Per il finanziame­nto delle strategie, per esempio, è necessario stabilire importanti partenaria­ti con attori delmondo politico, amministra­tivo, sociale ed economico. È altresì importante­ildialogoc­onlacittàe­isuoi attoriper promuovere una cultura urbana legata al verde, che possa diventare una risorsaper losviluppo­delcentroe­nuovimodel­li di città resilienti. In Argovia è in corso un’iniziativa popolare che chiede al Cantone di versare ai proprietar­i dei boschi, per compensarl­i dellamanut­enzione del verde, 25 franchi all’anno per ogni cittadino.

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Sopra: cittadini al lavoro a San Francisco. Sotto: un viale alberato a Tokyo. A destra: Il «Bosco Verticale» a Milano. A sinistra: la sede della Novartis a Basilea.
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