Salute & alimentazione
Potrebbe sembrare l’ultima ennesima «mania» ma non è affatto così: gli alimenti di questo particolare colore sono davvero un toccasana.
Il sapore viola
Agli attori e alla gente di spettacolo il viola non è mai piaciuto granché, e laragionenonhanulla di aulico. Al contrario, è puramente venale. Il viola era, infatti, il colore dei paramenti sacri durante la-Quaresima, periodo nel quale, in età medievale, erano vietate le rappresentazioni teatrali, prassi ovviamente sgradita alle tasche degli operatori del settore. La cosa non sembra preoccupare «animali» da palcoscenico del calibro di Mariah Carey che, pare, per tre giorni allasettimanasinutresolodicibiviola. La faccenda ha attecchito seriamente, e social e personaggi di tendenza continuano a insistere: gli alimenti «purple» favoriscono l’attività cerebrale, fanno bene al cuore e all’intestino, oltre a svolgere una marcata funzione antiossidante. La solita trovata? Niente affatto: fior di studi lo dimostrano.
Dieta «purple»
Il colore viola o blu-violetto presente nei mirtilli come nelle melanzane, nell’uva, nelle ciliegie, negli asparagi, nelle barbabietole, nelle prugne e nel cavolfiore viola (ma, si badi, anche nelle banane e nelle pere, nonostante la tinta non sia esattamente quella) è dovuto alla presenza degli antociani, pigmenti idrosolubili appartenenti alla «nobile» famiglia dei flavonoidi. La loro presenza nelle piante ha, come tutto innatura, una funzionespecifica: le protegge dai raggi ultravioletti, favorendo la produzione di clorofilla. E nell’uomo? Per l’American Journal of Clinical Nutrition antociani e flavo- noidi sono dei veri e propri guardiani dell’organismo, in quanto esercitano una marcata attività antiossidante e antinfiammatoria in grado di offrire benefici a tutti i livelli: dalle attività cognitive a quelle sessuali, dalla protezionedellearterieedel sistemacardiocircolatorioallacute. Senzapoidimenticare un altro aspetto: trattandosi di frutta e verdura la componente benefica di fibre non è da sottovalutare, con conseguenze positive per l’intestino e le sue funzionalità. Fin qui tutto bene, ma il gusto?
Nel piatto e nel bicchiere
Qui la questione si fa leggermente più complicata perché, in realtà, per godere al massimo grado delle qualità benefiche di questi alimenti la soluzione migliore sarebbe mangiarli… crudi. Finché si tratta di frutta non ci sono problemi, ma, come immaginerete, cavoli rossi emelanzane poco si addicono a essere gustati come «mamma natura li fece». Il problema è che la cottura abbatte gli elementi nutritivi in una percentuale che può superare il 50%. Che fare? È solo questione di buon senso: è sufficiente bere un bicchiere di succo di mirtilli al giorno, per esempio, al mattino, integrando in uno dei due pranzi principali una verdura «purple», e il gioco è fatto. Per chi poi, e siamo in tanti, ama il vino, un buon bicchiere a cena – il vino rosso è ricco di antociani – mette fine definitivamente alla questione.