Kazan. Tatara e russa
Sembra di essere in Mongolia, invece è ancora il paese degli zar. Una città in grande crescita, alla quale il Mondiale regalerà nuova visibilità.
Alzando lo sguardo si scorgono i minareti e poi, nelle immediate vicinanze, si vedono brillare le cupole colorate delle chiese ortodosse. Ecco Kazan la tatara (o tartara), nominatanel 2009 terza capitale russa dopo Mosca e San Pietroburgo e capoluogo della Repubblica russadel Tatarstan, unapianura traboccantedi risorsenaturali fra i fiumi Volga e Kama, abitata da un popolo dalle origini più turche che slave. Kazan, il cui nome pare derivare da calderone, padella, la stessa (d’oro) che secondo la leggenda una principessa tatara perse nel fiume dove poi sorse la città, è caratterizzata da una storia turbolenta.
Le guerre e lo splendore
Le origini della città, addirittura antecedenti a quelle di Mosca, risalgono all’anno mille, quando il suo territorio era parte integrante dello Stato Volga Bulgaro, legato alla Grande Bulgaria, uno dei regni più potenti e civilizzati dell’Europa orientale agli inizi del Medioevo. In seguito a varie migrazioni, gli abitanti della Grande Bulgaria, tribù turca, si dispersero su territori differenti: una parte si diresse verso i Balcani e fu assimilata agli slavi locali, mentre un’altra si spostòproprio sul Volga, mescolandosi a tribùugro-finniche già presenti.
Non tardarono gli attacchi allo Stato Volga Bulgaro da parte dei mongoli tatari e la sua incorporazione nell’Orda d’Oro (1236), regno fondato dal condottiero mongolo Batu Khan, nipote di Gengis Khan. Fu da queste espansioni e conquiste sanguinose che nacquero i tatari del Volga.
Dal cristianesimo all’industria
La fondazione del khanato indipendente di Kazan data invece 1438. Contraddistinto da pace e prosperità, fu sconvolto dall’arrivo dello zar Ivan il terribile, il quale sene impadronì nel 1552, trasformando la capitale in una città russa, convertendola al cristianesimo e bandendo le moschee. Si dovettero attendere la fine del Settecento e l’illuminata Caterina la Grande per vedere la capitale tatara rifiorire e riscoprire anche la sua animamusulmana. Nell’Ottocento Kazan era fra le città dell’impero più floride, vide la costruzione della terza università del paese (1804), la quale annovera fra i suoi studenti nientemeno che Vladimir Ulyanov ( Lenin) e Leo Tolstoj. In seguito alla rivoluzione russa i tatari sperarono di costituire una repubblica indipendente, ma i bolscevichi risucchiarono nell’URSS anche il Tatarstan, e i moti nazionalisti rimasero sopiti per più di 60 anni. Durante il Secondo conflitto mondiale fabbriche e industrie furono dislocate a Kazan per sfuggire ai bombardamenti; fu così che Kazan divenne un importante centro industriale e scientifico, legato soprattutto alla produzione di carri armati e aerei.
Volontà d’indipendenza
Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica le rivendicazioni nazionaliste si fecero sempre più insistenti, ed è proprio per questomotivo che il Tatarstan gode oggi di un quadro politico particolare all’interno della Federazione russa. L’indipedenza, proclamata nel 1990, si arricchì di nuovi elementi nel 1994, quando fu firmato un accordo fra la Russia e la Repubblica del Tatarstan, garantendo a quest’ultima ampia autonomia a livello legislativo, esecutivo e giuridico, pur restando assoggettato alla Federazione. In città sono ben visibili cartelli bilingui, in lingua tatara e russa. Il nazionalismo è sentito, ma non radicale, anche perchÈ la metà della popolazione è costituita da russi e l’economia gode di ottima salute a beneficio di tutta la popolazione. Infatti, il Tatarstan, oltre a essere famoso per il proprio petrolio, rimane ad oggi il secondo centro più industrializzato della Federazione dopo la regione di Samara. Le condizioni di benessere rilevate a Kazan come intutta la Repubblica garantisconoun tessutosocialeedeconomico pacifico e prolifico.
Sport & affari
Negli ultimi anni la capitale si è rinnovatamolto da unpunto di vista architettonico e urbanistico, oltre a farsi madrina di tantemanifestazioni di carattere sportivo. Quella che è stata nominata Capitale russa dello sportnel 2009 ospiterà infatti anche alcuni incontri dei Mondiali russi. Se lo sconforto degli anni Novanta ha colpito senza pietàmolte città che ancora oggi faticano a riprendersi, questo non è il caso per Kazan, che continua a vedere crescere il turismo e gli investimenti. Considerata da Forbesunadellemigliori cittàrussepergli affari (2010), viene portata quale esempio all’interno del paese per la sua qualità di vita.
Da sempre dinamica e metamorfica, Kazan ha saputo attingere a piene mani alle sue qualità, combinando al meglio il pragmatismo russo all’eccentricità tatara per trasformarsi ancorauna volta inunametropoli affascinante e vitale.
Prendete un mondo di drogati, prostitute, disoccupati che si pestano, si ubriacano e cercano di amarsi nel bassoventre di New York. Poi componeteci sopra una sinfonia.
È il miracolo riuscito a Hubert Selby Jr. con Ultima uscita
per Brooklyn (1964, finalmente ritradotto da Edizioni Sur). Selby accosta dialoghi senza virgolette e attribuzione, ma ogni personaggio diventa subito distinguibile per la musica delle sue parole. Scrive a orecchio, questo ex marinaio tubercolotico ed eroinomane: «l’unica influenza consapevole per me come scrittore è quella di Beethoven». Con la stessa gioia che germoglia dal dolore, foss’anche solo nel descrivere una serata di poesia nel tugurio di un travestito. Un libro tragico, ma mai sadico o disperato. Una ricerca di salvezza senza illusioni di redenzione. Cinque anni dopo, quel sottomondo affiora sullo schermo con Un uomo da marciapiede ( Midnight Cowboy) di John Schlesinger. Il texano Joe (Jon Voight) spera di cavarsela a New York facendo il cowboy-gigolò. Finisce in miseria, ovviamente, e incontra Rico lo «Sozzo», un Dustin Hoffman zoppo e malato che vive di espedienti. Fra una litigata e una truffa collezionano sconfitte e umiliazioni, accompagnando lo spettatore da diners bisunti a feste wharolesque. Un’esperienza perfino olfattiva (viene da annusarsi, dopo il film, per assicurarsi che quelle visioni di fumo e sudore non ci siano rimaste addosso). Fino al tentativo finale di uscire da Times Square per andarsene in Florida.
Che finisce come deve finire.