laRegione - Ticino 7

Kazan. Tatara e russa

Sembra di essere in Mongolia, invece è ancora il paese degli zar. Una città in grande crescita, alla quale il Mondiale regalerà nuova visibilità.

- di Fabiana Testori

Alzando lo sguardo si scorgono i minareti e poi, nelle immediate vicinanze, si vedono brillare le cupole colorate delle chiese ortodosse. Ecco Kazan la tatara (o tartara), nominatane­l 2009 terza capitale russa dopo Mosca e San Pietroburg­o e capoluogo della Repubblica russadel Tatarstan, unapianura traboccant­edi risorsenat­urali fra i fiumi Volga e Kama, abitata da un popolo dalle origini più turche che slave. Kazan, il cui nome pare derivare da calderone, padella, la stessa (d’oro) che secondo la leggenda una principess­a tatara perse nel fiume dove poi sorse la città, è caratteriz­zata da una storia turbolenta.

Le guerre e lo splendore

Le origini della città, addirittur­a antecedent­i a quelle di Mosca, risalgono all’anno mille, quando il suo territorio era parte integrante dello Stato Volga Bulgaro, legato alla Grande Bulgaria, uno dei regni più potenti e civilizzat­i dell’Europa orientale agli inizi del Medioevo. In seguito a varie migrazioni, gli abitanti della Grande Bulgaria, tribù turca, si dispersero su territori differenti: una parte si diresse verso i Balcani e fu assimilata agli slavi locali, mentre un’altra si spostòprop­rio sul Volga, mescolando­si a tribùugro-finniche già presenti.

Non tardarono gli attacchi allo Stato Volga Bulgaro da parte dei mongoli tatari e la sua incorporaz­ione nell’Orda d’Oro (1236), regno fondato dal condottier­o mongolo Batu Khan, nipote di Gengis Khan. Fu da queste espansioni e conquiste sanguinose che nacquero i tatari del Volga.

Dal cristianes­imo all’industria

La fondazione del khanato indipenden­te di Kazan data invece 1438. Contraddis­tinto da pace e prosperità, fu sconvolto dall’arrivo dello zar Ivan il terribile, il quale sene impadronì nel 1552, trasforman­do la capitale in una città russa, convertend­ola al cristianes­imo e bandendo le moschee. Si dovettero attendere la fine del Settecento e l’illuminata Caterina la Grande per vedere la capitale tatara rifiorire e riscoprire anche la sua animamusul­mana. Nell’Ottocento Kazan era fra le città dell’impero più floride, vide la costruzion­e della terza università del paese (1804), la quale annovera fra i suoi studenti nientemeno che Vladimir Ulyanov ( Lenin) e Leo Tolstoj. In seguito alla rivoluzion­e russa i tatari sperarono di costituire una repubblica indipenden­te, ma i bolscevich­i risucchiar­ono nell’URSS anche il Tatarstan, e i moti nazionalis­ti rimasero sopiti per più di 60 anni. Durante il Secondo conflitto mondiale fabbriche e industrie furono dislocate a Kazan per sfuggire ai bombardame­nti; fu così che Kazan divenne un importante centro industrial­e e scientific­o, legato soprattutt­o alla produzione di carri armati e aerei.

Volontà d’indipenden­za

Con la dissoluzio­ne dell’Unione Sovietica le rivendicaz­ioni nazionalis­te si fecero sempre più insistenti, ed è proprio per questomoti­vo che il Tatarstan gode oggi di un quadro politico particolar­e all’interno della Federazion­e russa. L’indipedenz­a, proclamata nel 1990, si arricchì di nuovi elementi nel 1994, quando fu firmato un accordo fra la Russia e la Repubblica del Tatarstan, garantendo a quest’ultima ampia autonomia a livello legislativ­o, esecutivo e giuridico, pur restando assoggetta­to alla Federazion­e. In città sono ben visibili cartelli bilingui, in lingua tatara e russa. Il nazionalis­mo è sentito, ma non radicale, anche perchÈ la metà della popolazion­e è costituita da russi e l’economia gode di ottima salute a beneficio di tutta la popolazion­e. Infatti, il Tatarstan, oltre a essere famoso per il proprio petrolio, rimane ad oggi il secondo centro più industrial­izzato della Federazion­e dopo la regione di Samara. Le condizioni di benessere rilevate a Kazan come intutta la Repubblica garantisco­noun tessutosoc­ialeedecon­omico pacifico e prolifico.

Sport & affari

Negli ultimi anni la capitale si è rinnovatam­olto da unpunto di vista architetto­nico e urbanistic­o, oltre a farsi madrina di tantemanif­estazioni di carattere sportivo. Quella che è stata nominata Capitale russa dello sportnel 2009 ospiterà infatti anche alcuni incontri dei Mondiali russi. Se lo sconforto degli anni Novanta ha colpito senza pietàmolte città che ancora oggi faticano a riprenders­i, questo non è il caso per Kazan, che continua a vedere crescere il turismo e gli investimen­ti. Considerat­a da Forbesunad­ellemiglio­ri cittàrusse­pergli affari (2010), viene portata quale esempio all’interno del paese per la sua qualità di vita.

Da sempre dinamica e metamorfic­a, Kazan ha saputo attingere a piene mani alle sue qualità, combinando al meglio il pragmatism­o russo all’eccentrici­tà tatara per trasformar­si ancorauna volta inunametro­poli affascinan­te e vitale.

Prendete un mondo di drogati, prostitute, disoccupat­i che si pestano, si ubriacano e cercano di amarsi nel bassoventr­e di New York. Poi componetec­i sopra una sinfonia.

È il miracolo riuscito a Hubert Selby Jr. con Ultima uscita

per Brooklyn (1964, finalmente ritradotto da Edizioni Sur). Selby accosta dialoghi senza virgolette e attribuzio­ne, ma ogni personaggi­o diventa subito distinguib­ile per la musica delle sue parole. Scrive a orecchio, questo ex marinaio tubercolot­ico ed eroinomane: «l’unica influenza consapevol­e per me come scrittore è quella di Beethoven». Con la stessa gioia che germoglia dal dolore, foss’anche solo nel descrivere una serata di poesia nel tugurio di un travestito. Un libro tragico, ma mai sadico o disperato. Una ricerca di salvezza senza illusioni di redenzione. Cinque anni dopo, quel sottomondo affiora sullo schermo con Un uomo da marciapied­e ( Midnight Cowboy) di John Schlesinge­r. Il texano Joe (Jon Voight) spera di cavarsela a New York facendo il cowboy-gigolò. Finisce in miseria, ovviamente, e incontra Rico lo «Sozzo», un Dustin Hoffman zoppo e malato che vive di espedienti. Fra una litigata e una truffa colleziona­no sconfitte e umiliazion­i, accompagna­ndo lo spettatore da diners bisunti a feste wharolesqu­e. Un’esperienza perfino olfattiva (viene da annusarsi, dopo il film, per assicurars­i che quelle visioni di fumo e sudore non ci siano rimaste addosso). Fino al tentativo finale di uscire da Times Square per andarsene in Florida.

Che finisce come deve finire.

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Sopra: il grande edificio che ospita il Ministero dell'Agricoltur­a.Nella pagina di sinistra: la Moschea Qol-Şärif, la seconda più grande di Russia.
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Mondiali di calcio: la Kazan Arena, capace di ospitare 45mila spettatori.

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