Volvo V60. Il fascino della wagon d’autore
La rinnovata familiare svedese concentra stile e ricercatezza, confermando la godibilità di questa carrozzeria e miscelando con naturalezza la vocazione al viaggio e alla guida di qualità. Come è stata in grado di dimostrare fra le piccole perle montane attorno alla solare Barcellona.
Non solo Barcellona: altre tre piccole perle geografiche contornano la pulsante città, estendendosi oltre l'orizzontalità del mare, montagne di altezza modesta che però aggiungono ulteriore personalità alla zona. Le scopriamo a bordo di un gradito ritorno, e un classico della tradizione Volvo: la nuova station wagon V60, carrozzeria familiare che a ben guardare continua ad assicurare fascino e distinzione anche nell'era dei SUV e deimini-SUV.
La «scala» è inferiore quanto basta rispetto all'ammiraglia della Serie 90, adattandosi più agilmente ai percorsi stradali della Vecchia Europa: i 4,76 metri di lunghezza si muovono con sufficiente agio nel traffico e anche nei parcheggi «misurati», cercando posto a due passi dal centro. Ma in alto, ammirando costa e città dalle alture del piccoloma suggestivo Montjuïc: si trova appena a 173metri di quota, a ridosso del porto industriale, ma capace di racchiudere tante attrazioni, compreso l'omonimo e storico circuito motociclistico stradale.
Levigata e «preziosa»
La V60 si lascia ammirare, spiccando per le forme levigate combinate a un profilo più «a cuneo» che suggerisce maggior dinamismo. Insieme ai tratti cari alla marca: ricercatezza e accoglienza. Tanto più internamente, dove si ritrova il consueto ambiente «familiare» tra eleganza e razionalità, con la rara capacità di trasmettere una sensazione di benessere duraturo. L'interfaccia principale, a centro plancia, è il sistema Sensus già in uso sugli altri modelli, contraddistinto dall'originale schermo verticale da 9 pollici semplice da pilotare e da comprendere; l'unico suo limite rimane nel controllo della climatizzazione anch'essa a schermo, che richiede qualche passaggio in più insieme amaggior distrazione. La libertà di movimento a bordo non impone alcun sacrificio, con poltrone anteriori di pregevole ergonomia ed ampio divano ben distanziato dagli schienali, servito tra l'altro da quattro bocchette di aerazione con possibilità di climatizzazione dedicata. Cresce
pure il volume del vano di carico rispetto alla generazione precedente: 529/1'441 litri, con divisorio ribaltabile a pavimento e undoppiofondo.
Sospesi tra relax e dinamismo
L'altra perla appena alle spalle della città, il Tibidabo di 512 metri, è ancora in area urbana ma con qualche curva che anticipa la qualità della V60, in prova col diesel due litri più potente e cambio automatico a otto rapporti: docile, progressiva e con un gran equilibrio tra assorbimento e contenimento dei movimenti del corpo vettura. Una combinazione che suggerisce una guida rilassante, ma anche tonica. Splendido belvedere che domina Barcellona edè tempodi campagnaprima, montagnapoi, allavoltadellesplendidecurve «a compasso» che portano attraverso il Montserrat (1'236 m) e le sue molteplici guglie, parte della Cordigliera prelitorale. Dove la V60 D4 traccia traiettorie precise e rapide con estrema compostezza e gran relax; c'è pure una modalità Dynamic, che irrigidisce sterzo e assetto per restituire ulteriore sensibilità quando ci si sente più vivaci; ma anche quella Eco dove tutto è più «soft».
Il quattro cilindri turbodiesel ha lo stesso carattere: non è esuberante in senso stretto, preferendo piuttosto elasticità e progressione, ma assicura uno scatto più che vivace (0-100 km/ h in 7,9 secondi) accompagnando con garbo e prontezza ogni richiesta di variazione dell'andatura. Morbida e dolce la stessa trasmissione automatica, ideale per la distensionedi guida. Rientrando verso il mare su statali ed autostrada, laV60 trova infine il suo habitat ideale in una silenziosità vellutata, che ispira la più autentica dimensione del viaggio: bentornata!
L'amore che brucia, fa scintille. Quello per sempre. L'amore di quando torni a casa la sera. Quello che ti scalda. L'amore per una persona che è te. Che quando esce dalla tua vita prende quel pezzo, lo porta via. E lascia la disperazione. Lascia l'impossibilità. Lascia il silenzio. Dove c'era gioia, ci sono lacrime. Dove c'era pace, c'è ansia. Dove gli occhi ridevano, ora c'è il vuoto. Arido. L'essere sospesi. PerchÈ l'amore, quello vero, è talmente totalizzante che quando sogni e fai progetti il futuro, gli anni, ti sembrano così vicini da sfiorarli con le dita.
Quando finisce, il domani ti sembra un punto perso nello spazio. Lontano. Stare in piedi è impossibile, figurarsi camminare.
E pensi a questa persona. Che c'era, e nello spazio di un giorno non c'è più. Pensi a questa stella. La tua stella. Che brillava di luce propria, e che brillerà in un altro cielo. Non più il tuo. Il vostro. Giri per casa, la cerchi. Guardi nelle stanze, non c'è. Le parli, non ti risponde. PerchÈ di lei ti resta il ricordo. E quel pezzo di te che non riavrai indietro. Quel pezzo di te che era dentro, nel petto. Batteva così forte, facendo un rumore così sordo e debole, che solo ora ti accorgi del silenzio che c'è. Guardi l'orologio, aspetti. Il domani arriverà anche domani.