Jean Ziegler, l’ottimismo della volontà Il ritratto di un protagonista scomodo
Poche personalità sono capaci di dividere il pubblico come Jean Ziegler. Il suo impegno terzomondista, la lotta agli eccessi del liberismo, le pesanti critiche alla condotta svizzera nel corso della seconda guerra mondiale e alla gestione degli averi ebraici in giacenza nelle banche elvetiche ne hanno fatto nel corso degli anni un nemico per gli uni, un simbolo per gli altri. Al di là delle opinioni, il sociologo ed ex consigliere nazionale ginevrino è stato senza dubbio un protagonista degli ultimi cinquant’anni della nostra storia. Una personalità forgiata dagli incontri con JeanPaul Sartre e l’abbÈ Pierre nella Parigi degli anni ’50, con il marxismo, e con Che Guevara, cui fa da autista nel suo soggiorno in Svizzera e che vorrebbe seguire in Centroamerica per unirsi alla sua lotta. “No, resta in Svizzera e combatti il mostro capitalista dall’interno”, fu la risposta del Che. Da allora, in qualità di scrittore, professore, deputato e collaboratore di Kofi Annan, con i suoi libri e i suoi discorsi, Ziegler non ha mai smesso di fustigare le ingiustizie, il potere delle oligarchie capitaliste e i responsabili della fame nel mondo. Oggi, all’età di 84 anni, mentre i suoi libri si vendono nel mondo intero, si batte ancora per onorare la promessa fatta al Che. In “L’ottimismo della volontà”, in onda in prima TV a Cinetell lunedì 27 agosto (LA 1, alle 23.45), NicolasWadimoff racconta il suo vecchio maestro degli anni dell’università in un documentario sincero ed intenso, offrendo allo spettatore, con delicato equilibrio, una riflessione profonda sulla visione della società maturata da Jean Ziegler. E non esita, quando è il caso, ametterlo di fronte alle sue contraddizioni più profonde.