Maria Martignoni
L’Africa è una maestra che brulica di vita
Chi c’è stato lo conferma: il «mal d’Africa» esiste. È quella sensazione di nostalgia che riporti a casa da questo enorme e multiforme continente, fatto di foreste rigogliose, deserti senza fine e una fauna entrata nell’immaginario di tutti i sognatori, bambini o avventurieri che siano. Non dobbiamo disturbare Karen Blixen ed Ernest Hemingway per averne conferma: c’è chi ancora oggi quella saudade l’ha toccata conmano, tanto da scriverci un racconto nel quale «mamma Africa» diventa il luogo della scoperta di sé edel sensodella vita.
Umanità ematematica
Lei è Maria Martignoni, trent’anni, nata e cresciuta a Bellinzona. Dopo gli studi a Basilea si trasferisce a Lugalo, un piccolo villaggio della Tanzania. Macosa è successo? Parigi, Tokyo, Londra o New York non erano abbastanza «stimolanti»? «Terminata l’università ho sentito un grande bisogno di allontarmi da tuttociò chemi era familiare» raccontaMaria. «Volevo capire che cosa sarebbe rimasto di quello che ero semi fossi proiettata in un contesto nuovo, diverso da quello a cui ero abituata. Se avrebbe cambiato il mio modo di pensare, imiei valori o persino ilmiomodo di vestire o i miei gusti culinari. Sono passati più di 8 anni dal giorno in cui ho decisodipartireepossoaffermareche i miei anni inTanzaniamihanno aiutato a conoscermi un po’ di più».
Ma in Africa ha trovato molto altro… «La vita al villaggio, la gente, i bambini con cui giocavo mi hanno insegnato a vedere il mondo sotto una luce diversa. Questo ha stimolato enormemente lamia creatività, nella vita e sul lavoro, oltre a migliorare le mie relazioni interpersonali e ilmio approccio alla vita i. L’Africa brulica di vita ed è imprevedibile, da lei non si finiscemai di imparare. È il sistema più interessante con il
quale abbia avuto la fortuna di potermi confrontare». Stimolante e forse più immediato rispetto a materie come la fisica (ostiche ai più) che studiava all’università: «Ho sempre avuto un grande amore per la natura e una spiccata curiosità verso la vita, in senso lato, dalle cellule alla biosfera. Non sapendo decidere quale delle scienzemi interessasse maggiormente, le ho scelte tutte: fisica, biologia, chimica, e ho optato per uno studio interdisciplinare quale la nanotecnologia. Ho scoperto che la matematica è importantissima, perché non dipende dalla percezione dei sensi, e ci permette di trovare risposte laddove la semplice intuizione non arriva. Alla fine ho conseguito anche un master in fisica e sono finita inCanada, per un dottoratoinmatematica, applicataall’ecologia. Oggiuso lamatematicaper studiare le dinamiche degli ecosistemi».
Svizzera, Africa, Nord America
Oggi Maria Martignoni vive in Canada con la sua famiglia: che cosa la lega ancora al nostro cantone? «Quando un nuovo albero spunta nel bosco, attraversoleradici glivienetrasmessol’intero bagaglio di conoscenze e informazione che la foresta ha cresciuto attraverso i secoli. Qualcosadisimileaccadequan- do nasce un bambino. Essendo nata e cresciuta in Ticino, il patrimonio ticinese è ciò che sento mio: ho allungato lemie radici per tastare nuovi terreni e arricchire e innovare lemie competenze, ma labasenonsimuove».
Le scelte del cuore
In una pagina che anticipa l’inizio del suo racconto si legge: «Il segreto della vita sta nell’essere fiduciosi», un’espressione che dovrebbe farci riflettere, noi vecchi europei con il pallino per il colonialismo, per secoli esportatori di guerre e prevaricazioni. Oggi, di fronte alle molte disgrazie e ingiustizie che seminano il pianeta, serve più la fiducia o la fede, in qualsiasi Dio si creda? «La fede – inDio, nel succedersi del cerchio della vita o persino in sé stessi – è necessaria» rispondeMaria, «ma ancora più importante è chenonvengameno al momento di agire. Il termine fiducia all’iniziodel raccontoèda intenderecome l’avere il coraggio di seguire le scelte del cuore, perché l’unicomodo per vedere i nostri sogni avverati è crederci con tutti noi stessi, non una virgola in meno. I calcoli della probabilità e del rischio inquestocasosono inutili, perché non fanno conto dell’energia positiva edelladeterminazionedi cuipuòessere armato un sognatore».
Se la risposta sta nel cuore, solo gli affetti e l’amore possono dunque guidare lanostra vita? «Tutte lemie scelte sono prese dal cuore. Capire ciò che si vuole è il passo più difficile, ma una volta trovatoilproprio sognoè soloquestionedi organizzazione e di ottimismo. Nelmio caso, laTanzaniami è atterratanel cuore con un piccolo tonfo, bum, e da lì non si èmai più mossa. In quel momento ho saputo che volevo vivere l’Africa fino in fondo, e così ho deciso di restarci. Come dice un detto swahili, penye nia kuna njia: se c’è lo scopo, c’è anche una via. Quella via c’era, e io l’ho presa».