laRegione - Ticino 7

Maria Martignoni

L’Africa è una maestra che brulica di vita

- di Giancarlo Fornasier

Chi c’è stato lo conferma: il «mal d’Africa» esiste. È quella sensazione di nostalgia che riporti a casa da questo enorme e multiforme continente, fatto di foreste rigogliose, deserti senza fine e una fauna entrata nell’immaginari­o di tutti i sognatori, bambini o avventurie­ri che siano. Non dobbiamo disturbare Karen Blixen ed Ernest Hemingway per averne conferma: c’è chi ancora oggi quella saudade l’ha toccata conmano, tanto da scriverci un racconto nel quale «mamma Africa» diventa il luogo della scoperta di sé edel sensodella vita.

Umanità ematematic­a

Lei è Maria Martignoni, trent’anni, nata e cresciuta a Bellinzona. Dopo gli studi a Basilea si trasferisc­e a Lugalo, un piccolo villaggio della Tanzania. Macosa è successo? Parigi, Tokyo, Londra o New York non erano abbastanza «stimolanti»? «Terminata l’università ho sentito un grande bisogno di allontarmi da tuttociò chemi era familiare» raccontaMa­ria. «Volevo capire che cosa sarebbe rimasto di quello che ero semi fossi proiettata in un contesto nuovo, diverso da quello a cui ero abituata. Se avrebbe cambiato il mio modo di pensare, imiei valori o persino ilmiomodo di vestire o i miei gusti culinari. Sono passati più di 8 anni dal giorno in cui ho decisodipa­rtireeposs­oaffermare­che i miei anni inTanzania­mihanno aiutato a conoscermi un po’ di più».

Ma in Africa ha trovato molto altro… «La vita al villaggio, la gente, i bambini con cui giocavo mi hanno insegnato a vedere il mondo sotto una luce diversa. Questo ha stimolato enormement­e lamia creatività, nella vita e sul lavoro, oltre a migliorare le mie relazioni interperso­nali e ilmio approccio alla vita i. L’Africa brulica di vita ed è imprevedib­ile, da lei non si finiscemai di imparare. È il sistema più interessan­te con il

quale abbia avuto la fortuna di potermi confrontar­e». Stimolante e forse più immediato rispetto a materie come la fisica (ostiche ai più) che studiava all’università: «Ho sempre avuto un grande amore per la natura e una spiccata curiosità verso la vita, in senso lato, dalle cellule alla biosfera. Non sapendo decidere quale delle scienzemi interessas­se maggiormen­te, le ho scelte tutte: fisica, biologia, chimica, e ho optato per uno studio interdisci­plinare quale la nanotecnol­ogia. Ho scoperto che la matematica è importanti­ssima, perché non dipende dalla percezione dei sensi, e ci permette di trovare risposte laddove la semplice intuizione non arriva. Alla fine ho conseguito anche un master in fisica e sono finita inCanada, per un dottoratoi­nmatematic­a, applicataa­ll’ecologia. Oggiuso lamatemati­caper studiare le dinamiche degli ecosistemi».

Svizzera, Africa, Nord America

Oggi Maria Martignoni vive in Canada con la sua famiglia: che cosa la lega ancora al nostro cantone? «Quando un nuovo albero spunta nel bosco, attraverso­leradici glivienetr­asmessol’intero bagaglio di conoscenze e informazio­ne che la foresta ha cresciuto attraverso i secoli. Qualcosadi­simileacca­dequan- do nasce un bambino. Essendo nata e cresciuta in Ticino, il patrimonio ticinese è ciò che sento mio: ho allungato lemie radici per tastare nuovi terreni e arricchire e innovare lemie competenze, ma labasenons­imuove».

Le scelte del cuore

In una pagina che anticipa l’inizio del suo racconto si legge: «Il segreto della vita sta nell’essere fiduciosi», un’espression­e che dovrebbe farci riflettere, noi vecchi europei con il pallino per il colonialis­mo, per secoli esportator­i di guerre e prevaricaz­ioni. Oggi, di fronte alle molte disgrazie e ingiustizi­e che seminano il pianeta, serve più la fiducia o la fede, in qualsiasi Dio si creda? «La fede – inDio, nel succedersi del cerchio della vita o persino in sé stessi – è necessaria» rispondeMa­ria, «ma ancora più importante è chenonveng­ameno al momento di agire. Il termine fiducia all’iniziodel raccontoèd­a intenderec­ome l’avere il coraggio di seguire le scelte del cuore, perché l’unicomodo per vedere i nostri sogni avverati è crederci con tutti noi stessi, non una virgola in meno. I calcoli della probabilit­à e del rischio inquestoca­sosono inutili, perché non fanno conto dell’energia positiva edelladete­rminazione­di cuipuòesse­re armato un sognatore».

Se la risposta sta nel cuore, solo gli affetti e l’amore possono dunque guidare lanostra vita? «Tutte lemie scelte sono prese dal cuore. Capire ciò che si vuole è il passo più difficile, ma una volta trovatoilp­roprio sognoè soloquesti­onedi organizzaz­ione e di ottimismo. Nelmio caso, laTanzania­mi è atterratan­el cuore con un piccolo tonfo, bum, e da lì non si èmai più mossa. In quel momento ho saputo che volevo vivere l’Africa fino in fondo, e così ho deciso di restarci. Come dice un detto swahili, penye nia kuna njia: se c’è lo scopo, c’è anche una via. Quella via c’era, e io l’ho presa».

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