Vanni Bianconi
Il mondo ha bisogno di poesia (che purtroppo pochi leggono)
Lontano dal traffico e dalle incombenze quotidiane, è certo una fortuna poter passeggiare in mezzo alla natura accompagnati da un poeta. Il filo conduttore della chiacchierata, se l’autore è Vanni Bianconi, non può che essere il senso della vita. Certo, interrotta da aneddoti e «informazioni» più pratiche, ma sempre con un sottofondo dai toni esistenzialisti. Vanni vive a Londra da molti anni, ormai; è stato l’amore che lo ha portato lì ed è l’amore che ancora oggi lo lega alla metropoli britannica.
Tradurre è un’arte
Ma il nostro cantone rimane sempre nel suo cuore: nel Locarnese vive la sua famiglia di origine e vi ritrova regolarmente alcuni dei suoi amici più cari, mentre a Bellinzona ha fatto ergere la sua «Torre di Babele»: parliamo naturalmente di Babel, un festival unico nel suogenere, chesioccupadi letteraturae traduzione. Maqui, al contrariodel riferimento biblico, i vari idiomi si confrontano al fine di far chiarezza e togliere dall’ombra – tramite conferenze, cinema, musica, workshop – il mestiere del tradurre. Anche perchÈ troppo spesso, ancora oggi, molte pubblicazioni omettono il nome del traduttore; in questo senso anche grazie al festival bellinzonese si stanno facendo passi avanti. Vanni, lui stesso traduttore, lo conferma: questo esercizio non è semplicementeunaquestione tecnica, «contiene sempre anche l’interpretazione del suo traduttore». Ma a vari gradi, come specifica quando gli chiediamo se un’opera tradotta diventi un’altra cosa, cioè un lavoro con una sua identità, un’opera a sÈ. «La stessa domanda» – ci dice – «andrebbe prima posta riguardo all’originale: ci sono opere che ricreano la loro lingua (e senza dovere essere sperimentali, è unaquestionedi coesione tra
ritmo e sensoe suoni e sintassi che crea la sua unicità, la sua necessità), mentre altre semplicemente la usano. Questa non è per forza una distinzione di qualità. Così più la lingua dell’originale è originale, più la traduzione sarà un’interpretazione, una ri-creazione. Forse è per questo che i classici, cioè libri che hanno formato non solo la loro lingua ma la nostra cultura, hanno sempre bisognodinuovetraduzioni». Nonèquindi sbagliato affermare che la traduzione sia nÈ più nÈmenoche una forma d’arte.
Mondo anglosassone
Certo non è tutto semplice quando ci si confronta con la cultura anglosassone: come quando ci confida che nei primi anni inglesi, frequentando amici di amici e conoscenti, si stupiva della loro grande capacità di fare small talk, di parlareperore, senzascambiarsi infondo nessuna informazioneminimamente personale. «Io invece in questo sono meno portato; ho bisogno di chiederti anche come stai, di dirti come sto… Ma forse è una questione di carattere». E che cosa trova a Locarno che a Londra proprio glimanca? «Comprensione im- mediata e sfaccettata degli interlocutori» rivela Vanni: «nel momento in cui arrivo a Locarno, in ogni frase, anche di uno sconosciuto, anche sentitaametà, mi sembra di saper cogliere il detto e il non detto: non solo i riferimentimi sono familiari, ma tuttomi sembra leggibile, le esitazioni e i loro motivi, borbottii e gesti ametà. Haa che fare con la linguamadre, ma non solo. Questo non accade mai a Londra, con le sue mille barriere linguistiche e non. Ma quello straniamento è anche stimolante, bisogna sempre ritrovare il modo per dirsi oppure per capirsi».
Vivere di poesia
Neanche vivere di poesia e traduzioni è semplice. A parte alcune occasioni in cui il proprio lavoro viene riconosciuto, la quotidianità dello scrittore può essere interlocutoria: «La poesia la scrivi, la pubblichi e poi puff, cade nel vuoto. » vero che si fa un lavoro per sÈ, per il piacere di farlo, ma abbiamo anche bisogno di riconoscimenti. In passato ho avuto voglia di smettere, di occuparmi d’altro». Ma poi – e per fortuna – Bianconi ha ripreso fiducia.
Si potrebbe anche pensare buon sangue non mente: Vanni è figlio di Sandro e nipote del compiantoGiovanni Bianconi. Ma la sua tenacia è però stata ripagata; basta prendere tra le mani Sono due le parole che rimano in ore apparso nel 2016 per rendersene conto. Come sottolinea PiergiorgioMorgantini nella sua recensione ( laRegione, 23.9.2017), è «una raccolta intensa e viva, da leggere in un fiato, che racconta l’amore in tutte lesue formee lesuesfumatureemotive, con semplicità». E ancora: «Tra i meriti di Bianconi quello di avere avuto il coraggio di raccontarcelo in versi, l’amore». E dai, allora, Vanni: scrivi e scrivi ancora. Che ilmondoha bisogno di poesia. Poesia nuova.