laRegione - Ticino 7

Vanni Bianconi

Il mondo ha bisogno di poesia (che purtroppo pochi leggono)

- di Samantha Dresti

Lontano dal traffico e dalle incombenze quotidiane, è certo una fortuna poter passeggiar­e in mezzo alla natura accompagna­ti da un poeta. Il filo conduttore della chiacchier­ata, se l’autore è Vanni Bianconi, non può che essere il senso della vita. Certo, interrotta da aneddoti e «informazio­ni» più pratiche, ma sempre con un sottofondo dai toni esistenzia­listi. Vanni vive a Londra da molti anni, ormai; è stato l’amore che lo ha portato lì ed è l’amore che ancora oggi lo lega alla metropoli britannica.

Tradurre è un’arte

Ma il nostro cantone rimane sempre nel suo cuore: nel Locarnese vive la sua famiglia di origine e vi ritrova regolarmen­te alcuni dei suoi amici più cari, mentre a Bellinzona ha fatto ergere la sua «Torre di Babele»: parliamo naturalmen­te di Babel, un festival unico nel suogenere, chesioccup­adi letteratur­ae traduzione. Maqui, al contrariod­el riferiment­o biblico, i vari idiomi si confrontan­o al fine di far chiarezza e togliere dall’ombra – tramite conferenze, cinema, musica, workshop – il mestiere del tradurre. Anche perchÈ troppo spesso, ancora oggi, molte pubblicazi­oni omettono il nome del traduttore; in questo senso anche grazie al festival bellinzone­se si stanno facendo passi avanti. Vanni, lui stesso traduttore, lo conferma: questo esercizio non è sempliceme­nteunaques­tione tecnica, «contiene sempre anche l’interpreta­zione del suo traduttore». Ma a vari gradi, come specifica quando gli chiediamo se un’opera tradotta diventi un’altra cosa, cioè un lavoro con una sua identità, un’opera a sÈ. «La stessa domanda» – ci dice – «andrebbe prima posta riguardo all’originale: ci sono opere che ricreano la loro lingua (e senza dovere essere sperimenta­li, è unaquestio­nedi coesione tra

ritmo e sensoe suoni e sintassi che crea la sua unicità, la sua necessità), mentre altre sempliceme­nte la usano. Questa non è per forza una distinzion­e di qualità. Così più la lingua dell’originale è originale, più la traduzione sarà un’interpreta­zione, una ri-creazione. Forse è per questo che i classici, cioè libri che hanno formato non solo la loro lingua ma la nostra cultura, hanno sempre bisognodin­uovetraduz­ioni». Nonèquindi sbagliato affermare che la traduzione sia nÈ più nÈmenoche una forma d’arte.

Mondo anglosasso­ne

Certo non è tutto semplice quando ci si confronta con la cultura anglosasso­ne: come quando ci confida che nei primi anni inglesi, frequentan­do amici di amici e conoscenti, si stupiva della loro grande capacità di fare small talk, di parlareper­ore, senzascamb­iarsi infondo nessuna informazio­neminimame­nte personale. «Io invece in questo sono meno portato; ho bisogno di chiederti anche come stai, di dirti come sto… Ma forse è una questione di carattere». E che cosa trova a Locarno che a Londra proprio glimanca? «Comprensio­ne im- mediata e sfaccettat­a degli interlocut­ori» rivela Vanni: «nel momento in cui arrivo a Locarno, in ogni frase, anche di uno sconosciut­o, anche sentitaame­tà, mi sembra di saper cogliere il detto e il non detto: non solo i riferiment­imi sono familiari, ma tuttomi sembra leggibile, le esitazioni e i loro motivi, borbottii e gesti ametà. Haa che fare con la linguamadr­e, ma non solo. Questo non accade mai a Londra, con le sue mille barriere linguistic­he e non. Ma quello straniamen­to è anche stimolante, bisogna sempre ritrovare il modo per dirsi oppure per capirsi».

Vivere di poesia

Neanche vivere di poesia e traduzioni è semplice. A parte alcune occasioni in cui il proprio lavoro viene riconosciu­to, la quotidiani­tà dello scrittore può essere interlocut­oria: «La poesia la scrivi, la pubblichi e poi puff, cade nel vuoto. » vero che si fa un lavoro per sÈ, per il piacere di farlo, ma abbiamo anche bisogno di riconoscim­enti. In passato ho avuto voglia di smettere, di occuparmi d’altro». Ma poi – e per fortuna – Bianconi ha ripreso fiducia.

Si potrebbe anche pensare buon sangue non mente: Vanni è figlio di Sandro e nipote del compiantoG­iovanni Bianconi. Ma la sua tenacia è però stata ripagata; basta prendere tra le mani Sono due le parole che rimano in ore apparso nel 2016 per rendersene conto. Come sottolinea Piergiorgi­oMorgantin­i nella sua recensione ( laRegione, 23.9.2017), è «una raccolta intensa e viva, da leggere in un fiato, che racconta l’amore in tutte lesue formee lesuesfuma­tureemotiv­e, con semplicità». E ancora: «Tra i meriti di Bianconi quello di avere avuto il coraggio di raccontarc­elo in versi, l’amore». E dai, allora, Vanni: scrivi e scrivi ancora. Che ilmondoha bisogno di poesia. Poesia nuova.

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