Libere associazioni
di Sara Rossi Guidicelli L’oggetto di Fabio Martini Astroparade di Betty
La matrice di ogni fiaba è: un ragazzino va, gli succedono delle cose, poi torna adulto. Dove va? Di solito in un bosco, in un aldilà sconosciuto e misterioso, a volte entra nel corpo di un animale. Questi sono i resti del nostro essere stati cacciatori: agli imberbi, quando era giunto il momento, facevamo il rito dell’iniziazione, muore il bambino e nasce l’adulto. Nel Don Giovanni e in Ombre e Nebbia, invece, il protagonista è già adulto e alla fine scompare. Se ne va nel nulla, sua sponte. Coraggio? Forse curiosità, perchÈ a un certo punto della vita l’aldilà diventa il luogo che può riservarti le sorprese più intense.
Woody Allen e Mozart hanno molto in comune: sono sperimentatori geniali, hanno il senso del tragico che trattano con allegria, parlano d’amore e di morte, sempre. Del senso della vita. Nel suo capolavoro in bianco e nero (tratto da un suo testo teatrale intitolato Morte), Woody Allen fa girovagare Kleinman in stradine mitteleuropee, tra crimini e prostitute, per poi meravigliosamente vederlo finire in un circo dove scompare e riappare, riappare e scompare.
Don Giovanni, invece, la cui opera debuttò proprio a Praga, mangia metaforicamente le donne e se ne stufa appena le ha conquistate. » dissacrante in tutto: insulta l’amore, la morte, Dio. L’invito a cena del convitato di pietra lo porta chissà dove, ma in un posto che è per certo infinito.
La morte può essere suadente, nei racconti di chi sa raccontare. A volte può essere carica di vita, come la coltre bianca dell’inverno che per un po’ copre la primavera.