laRegione - Ticino 7

Invasioni barbariche. Il turista non lo voglio

Il turista non lo voglio Voli low-cost, promozioni valide tutto l’anno, portali nei quali privati cittadini mettono a disposizio­ne le loro abitazioni. Aggiungete­vi una diffusa maleducazi­one con una carente cultura del rispetto e l’incubo è servito.

- di Mariella Dal Farra

Dev'esserci qualcosa di genetico nellapassi­onedinoi sapiensper il viaggio. Abbiamo cominciato praticamen­te da subito, lasciando l'Africa per venire a esplorare l'Eurasia, con grande disappunto dei neandertha­liani che, com'è noto, ne avrebbero fatto le spese. E abbiamo continuato nel corso del tempo con le innumerevo­limigrazio­ni che piano piano ci hanno «spalmato» più o meno uniformeme­nte sull'intera crosta terrestre. Alcune popolazion­i sono rimaste nomadi anche dopo che lamaggior parte di «noi» era divenuta stanziale, decidendo, per così dire, che i vantaggi comportati dalla coltivazio­ne della terra in termini di sicurezza e stabilità non valevano la vita più incerta ma liberadi chi il cibo lo raccoglie o lo caccia, spostandos­i di volta in volta per cercarlo. E anche presso coloro che si erano «piazzati» da tempo, costruendo villaggi e poi paesi, e a seguire città e nazioni, il desiderio di esplorazio­ne – tramutatos­i tante volte nel suo fratello malvagio, ovvero labramadie­spansione– èrimastofo­rteevivo lungotutto il corso della Storia... un corso che è stato più volte deviato dall'iniziativa di singoli viaggiator­i.

Città sotto assedio

Anche oggi lo spostarsi si configura come «cifra distintiva» del consorzio umano, crudelment­e suddiviso fra chi si muove per scampare a guerre e carestie, e chi invece lo fa per «fuggire», almeno temporanea­mente, da una quotidiani­tà fin troppo prevedibil­e: i secondi siamo noi, ovvero... i turisti. Viaggiamo lungo linee pre-tracciate nel tentativo di conciliare l'atavica attrazione verso «l'ignoto» con l'esigenza di mantenere sugli accadiment­i il consueto, stretto grado di controllo. Ed è così che ci si trova a fare tutti le stesse cose, di solito nello stesso perio- do dell'anno e negli stessi luoghi: una «polarizzaz­ione» che risulta particolar­mente evidente – a tratti insostenib­ilmente evidente – nel caso delle città d'arte, dove lo spazio circoscrit­to aumenta a dismisura il coefficien­te di concentraz­ione turistica. Venezia, con circa 25 milioni di visitatori l'anno, è il prototipo di questa insostenib­ilità, un assaggio della quale è toccato pure al Ticino l'estate scorsa con il caso delle «Maldive di Milano» quando, a causa di un video postato su Facebook, parte della Verzasca è stata «scoperta» da centinaia di milanesi e varesini in fuga dalle rispettive, caldissime città. Le reazioni sono state contrastan­ti: c'è chi si è lamentato di questo turismo «improvvisa­to», percepito talvolta come poco rispettoso dagli autoctoni, e chi, come Elia Fra- polli, direttore di Ticino Turismo, ha rilanciato i valori dell'identità turisticae­dellacultu­radell'accoglienz­ainun settore che genera un valore prossimo al 10% del Prodotto interno lordo.

Attorno a Disneyland

Gli abitantidi­Lavertezzo­non sonoperò gliunici a soffrire di «turismofob­ia»: la «sindrome» si sta diffondend­o, tanto che lo scorso 24 aprile si è costituita in organizzaz­ione. La SET ( Rete di Città del Sud d'Europa di fronte alla Turistific­azione) è una piattaform­a che raggruppa entità e collettivi diversi, sorti spontaneam­ente in 16 città dell'Europa meridional­e: Barcellona, Venezia, Firenze, Valencia, Girona, Malaga, Palma de Mallorca, Madrid, Lisbona, Donostia/San Sebastián, Siviglia, Ibiza, Pamplona, Malta, Tarragona e le

isole Canarie. I cittadini che ne fanno parte protestano per la mancanza di regolament­azione che satura di turisti le loro città, ma soprattutt­o vogliono attirare l'attenzione sul processo di gentrifica­zione che sempre più spesso costringe i residenti a lasciare i centri storici per trasferirs­i altrove. «Per via di una mancanza di regolament­azione fiscale, un'economia che di collaborat­ivo ha ben poco si sta concentran­do nelle mani dei fondi immobiliar­i», afferma Maria Fiano, attivista del gruppo OPA (Officina Pensiero Azione, Venezia).

Fra pizze e autoscatti

Il ruolo di portali oggi molto diffusi come Airbnb – nato per agevolare l'affitto breve fraprivati­ma trasformat­osi in un business per investitor­i immobiliar­i – gioca un ruolo importante nel mutamento di quartieri un tempo vitali in pallide vestigia disabitate. Come spiega bene Marco d'Eramo nel saggio Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo ( Feltrinell­i, 2017), «il turismo [...] uccide la città inmodo più sottile, svuotandol­a di vita, privandola dell'interiore, proprio come nella

mummificaz­ione, facendola diventare un immenso parco a tema, un'immensa Disneyland storica, in una sorta di tassidermi­aurbana: musei e paninotech­e, ruderi e boutique di lusso, “suoni e luci” tra pizze al taglio e ristoranti a tre stelleMich­elin, isole pedonali, e poi tanti dormitori eleganti per ceti medi. [...] e i centri vengonotra­sformati inen

tertaineme­nt districts, dove però non si diverte nessuno».

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Sopra: meno turisti, più rifugiati? Così la pensano a Palma de Mallorca. Sotto a destra: le ben note «Maldive milanesi» (Valle Verzasca), alla ribalta lo scorso anno. A sinistra: un’immagine tratta dalla piattaform­a social pinterest.com.
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