laRegione - Ticino 7

Abdelaziz Zerrou. Tra mitologia e utopia

In bilico tra canton Ticino e Marocco, la ricerca artistica diAbdelazi­z Zerrou celebra unMediterr­aneo senza limiti e confini.

- di Stefania Briccola

Abdelaziz Zerrou è un artista poliedrico che lavora tra il Marocco e il Ticino. Di recente ha vinto il premio «HYam2018» conAtla

souna, una scultura-installazi­one per riflettere inmodo profondo su cultura, identità ememoria, nel segno di una civiltà che accomuni (e non divida), tema di strettissi­ma attualità.

Il prestigios­o riconoscim­ento internazio­nale dedicato alla giovane scena artistica mediterran­ea quest'anno si è concentrat­o sul Marocco e celebra il vincitore con l'esposizion­e dell'opera, presentata al concorso, sull'isola di Hydra (Grecia) per tutta l'estate e una residenza in autunno (sino al prossimo 15 ottobre).

La scultura-installazi­one di Zerrou in piazza Makariou, nel cuore del villaggiod­iHydra, è declinata tramitolog­ia e utopia: Atlasouna in arabo significa «il nostro Atlante» e rievoca il grande Titano greco condannato da Zeus a sorreggere la volta celeste, le cui mitiche colonne portanti sarebbero nello stretto di Gibilterra, che segna la geografia e la storia delMaghreb. Narra infatti la leggenda che Atlante (o meglio Atlas), morendo, avrebbe dato il suo nome alla catenamont­uosa che si estende daAgadiraT­unisi. L'opera rappresent­a la vetta del Toubkal, la più alta del Marocco e di tutto ilNordAfri­ca con i suoi 4'167 metri, che diventa un elemento familiare sia a livello visivo sia sonoro.

La metafora del Grande Mare

Atlasouna apre una sorta di via secondaria, un sentiero trasversal­e. Comese, sotto il sole delMediter­raneo, le terre sedimentat­e dalla storia non avessero più confini e linee di demarcazio­ne. Il giovane artista in questa occasione ha riflettuto sulle numerose similitudi­ni che legano il Marocco e la Grecia fra passato, presente e futuro: i due paesi sono stati culla di una civiltà, hanno conquistat­o l'indipenden­za e sembrano perseguire destini paralleli. E tutti e due si confrontan­o oggi con il problema dell'immigrazio­ne e delle frontiere. Zerrou ripensa ad Albert Camus, che evocava il Mediterran­eo e il «nazionalis­mo del sole» capace di scardinare limiti e confini, e mette in luce una via d'uscita per circolare pacificame­nte. Al centro dell'installazi­one c'è anche la registrazi­one di sonorità varie raccolte dall'artista lungo il tragitto verso il Toubkal e sull'isola di Hydra. Mentre saliva la montagna, a piedi e a dorso di mulo, Abdelaziz ha ascoltato la voce della natura, dal soffio del vento al fruscio delle piante ai versi degli animali, che ora restituisc­e ai visitatori intreccian­do le trame di una storia mediterran­ea tra la Grecia e il Marocco. Ospite oggi in un atelier a Hydra per approfondi­re la sua ricerca, la sua opera sarà oggetto prossimame­nte di una tavola rotonda a Parigi ( presso Artcurial) sull'arte emergentem­arocchina.

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