Abdelaziz Zerrou. Tra mitologia e utopia
In bilico tra canton Ticino e Marocco, la ricerca artistica diAbdelaziz Zerrou celebra unMediterraneo senza limiti e confini.
Abdelaziz Zerrou è un artista poliedrico che lavora tra il Marocco e il Ticino. Di recente ha vinto il premio «HYam2018» conAtla
souna, una scultura-installazione per riflettere inmodo profondo su cultura, identità ememoria, nel segno di una civiltà che accomuni (e non divida), tema di strettissima attualità.
Il prestigioso riconoscimento internazionale dedicato alla giovane scena artistica mediterranea quest'anno si è concentrato sul Marocco e celebra il vincitore con l'esposizione dell'opera, presentata al concorso, sull'isola di Hydra (Grecia) per tutta l'estate e una residenza in autunno (sino al prossimo 15 ottobre).
La scultura-installazione di Zerrou in piazza Makariou, nel cuore del villaggiodiHydra, è declinata tramitologia e utopia: Atlasouna in arabo significa «il nostro Atlante» e rievoca il grande Titano greco condannato da Zeus a sorreggere la volta celeste, le cui mitiche colonne portanti sarebbero nello stretto di Gibilterra, che segna la geografia e la storia delMaghreb. Narra infatti la leggenda che Atlante (o meglio Atlas), morendo, avrebbe dato il suo nome alla catenamontuosa che si estende daAgadiraTunisi. L'opera rappresenta la vetta del Toubkal, la più alta del Marocco e di tutto ilNordAfrica con i suoi 4'167 metri, che diventa un elemento familiare sia a livello visivo sia sonoro.
La metafora del Grande Mare
Atlasouna apre una sorta di via secondaria, un sentiero trasversale. Comese, sotto il sole delMediterraneo, le terre sedimentate dalla storia non avessero più confini e linee di demarcazione. Il giovane artista in questa occasione ha riflettuto sulle numerose similitudini che legano il Marocco e la Grecia fra passato, presente e futuro: i due paesi sono stati culla di una civiltà, hanno conquistato l'indipendenza e sembrano perseguire destini paralleli. E tutti e due si confrontano oggi con il problema dell'immigrazione e delle frontiere. Zerrou ripensa ad Albert Camus, che evocava il Mediterraneo e il «nazionalismo del sole» capace di scardinare limiti e confini, e mette in luce una via d'uscita per circolare pacificamente. Al centro dell'installazione c'è anche la registrazione di sonorità varie raccolte dall'artista lungo il tragitto verso il Toubkal e sull'isola di Hydra. Mentre saliva la montagna, a piedi e a dorso di mulo, Abdelaziz ha ascoltato la voce della natura, dal soffio del vento al fruscio delle piante ai versi degli animali, che ora restituisce ai visitatori intrecciando le trame di una storia mediterranea tra la Grecia e il Marocco. Ospite oggi in un atelier a Hydra per approfondire la sua ricerca, la sua opera sarà oggetto prossimamente di una tavola rotonda a Parigi ( presso Artcurial) sull'arte emergentemarocchina.