Maria Bonzanigo
Cercomusica in ogni cosa Anche nel silenzio
Il suono è la sua materia. Il suo terreno di scoperta. È una donna che canta, e prima di tutto canta dentro. Maria Bonzanigo già a sette anni scriveva la sua musica. Così i suoi genitori l’hanno mandata da un maestro che l’ha aiutata a diventare compositrice. Ora lavora con la Compagnia Finzi Pasca, di cui è stata cofondatrice nel 2011 conDaniele, AntonioVergamini, JulieHamelineHugoGargiulo (suo marito, scenografo della compagnia).
Dal Carnevale al teatro
Quando era piccola suonava il pianoforte, costruiva flauti e cantava nel coro della Turrita. « A 16 anni ho scelto i miei maestri in modo un poco ribelle e i miei genitori mi hanno sostenuta in questa scelta. Lamia visione era quella rinascimentale: ilMaestro lo scegli e ti sceglie. Sivaabottega». Ipiùimportanti in quanto a presenza sono stati Paul Glass e RosaliaChladek, il primo per la composizione e la seconda per la danza e la coreografia.
Quando sua mamma, danzatrice, è scomparsa, Maria era molto giovane e ha ripreso la sua scuola di danza a Bellinzona. Poi ha conosciutoDanieleFinzi Pasca che faceva teatro e hanno unito tutti i loro ingredienti. «Non homai veramente trovato dove sta la frontiera tra musica, danza, teatro. Sono per me l’espressione di un unico slancio. Credo che dare forma a un pensiero richieda un po’ di corpo, un po’ di suono, anche di rumore ( purché sia organizzato in modoartistico), di filosofia, e sempredi tanta poesia. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere persone per cui creare spettacoli così era non solo possibile, ma anche necessario: erano spettacoli incui si rompevanocerte regole, sibuttava già la quarta parete e si lasciava meravigliato lo spettatore, che non volevamo spaventare, ma stupire».
Negli anniOttanta sonoandati in tournée in Grecia, Canada, Brasile, Italia e naturalmente anche sinSvizzera. Viaggiare è stato fondamentale, diceMaria. Hanno trovato persone, artisti, maestri che hanno creduto in loro e hanno loro offerto le ali per volare. «Erano gli anni degli esperimenti di Teatro-Percorso, del recupero della ritualità nel teatro, della realizzazione di spettacoli in spazi non teatrali, per spiazzare e stupire il pubblico. Avevamo bisogno di molta libertà. E personalmente ne ho ancoramolto bisogno». Ha creato spettacoli, in cui all’inizio compariva come attrice, danzatrice, compositrice e coreografa. Andava nelle strade e nelle piazze, si spostava, creava percorsi per il pubblico, lo coinvolgeva. «Il teatro per me muove forze insospettabili. Ricordo che da bambina in famiglia cantavamo molto. In viaggio cantavamo, a cena cantavamo. Questo crea legami indissolubili. E leggevamo». Maria compone musica per gli spettacoli della Compagnia Finzi Pasca o per altri produttori che desiderano mettere a frutto la sua esperienza, come il Cirque du Soleil. Quando lavora cerca il silenzio, poi quando ha “finito” va ai concerti di musica classica, folk e jazz. «In realtà quello che mi piace di più, sempre, è percepire la persona che sta dietro alla musica. Chi l’ha composta, chi la interpreta, quali corde mi fa vibrare».
«Donna Giunco»
Alcune settimane fa è andato in scena al LAC di Lugano Donka, spettacolo su Anton Čechov della Compagnia Finzi Pasca: un omaggio a un umanista che ha vissuto tra due epoche, un po’ come un Gattopardo dell’Est; un uomo che amava pescare e scrivere racconti. «Per creare le musiche dello spettacolo ho letto i suoi diari, le sue storie, ho cercato la persona che vi stava dietro, mi sono dovuta un pochino innamorare di lui. Ho ascoltato la musica che gli piaceva, la musica che suonavano i suoi amici. Ma soprattutto ho prestato attenzione alle numerosissime descrizioni sonore che si trovano nei suoi racconti. Čechov descrive spesso cosa sentono i suoi personaggi: i bambini piccoli hanno nelle orecchie il frusciaredelle gonne; ci sono le campanedelle chiese di campagna; c’è un racconto in cui Egoruška sente cantare una donna e per un attimo crede sia il vento che fischia tra i giunchi. Questomi ha dato spunto per un tema che ho chiamato DonnaGiunco.
Dove arriva il canto
«Lo sanno le madri, i padri, i figli; lo sanno i cantanti: cantare è un dono e quando si intona la stessa nota, in tanti, è una condivisione indescrivibile a parole. Penso che quando si condividono questi momenti si trasmetta sempre più di quello che si crede. E con l’arte si può arrivare all’aldilà: io quando canto, canto anche permiamamma emio papà, che sono, ora, dall’altra parte».