Joana Bienert
Amate senza paura e non temete ciò che siete
Se Roberto Vecchioni dedicava nel 1976 una canzone a sua figlia cantandole « t’innamorerai senza pensare », nel 2012 Le Luci della Centrale Elettrica in chiusura del brano «Le Ragazze lo sanno» dicono, riferendosi al Padreterno: «(...) hai visto il loro non era un amore poi tanto diverso ». Si perchÈ l'amore, diciamola tutta, è il contrario della paura. Paura che spesso paralizza e ci allontana dal sentire profondo di noi stessi e di chi siamo.
Chi lo sa bene è Joana Bienert, giovane architetto che sin da piccola disegnava modellini di case e che oggi fa quello che ama e amaquelloche fa. Apropositodi amore, primadi cominciare lanostra chiacchierata sento in lontananza aprirsi la portadi casa e un «Ciaoamore» contraccambiato da Joana, che si congeda dalla sua dolcemetà in uscita per il suo settimanale allenamento di calcetto. A Joana piacciono le persone sportive, quindi ? Eh sì, Sofia, la sua fidanzata, ama allenarsi con le sue compagne di squadra. Che succede? Non avete mai conosciuto una donna che gioca a calcetto?
In fondo sai chi sei
«Fingere non fa parte di me», mi dice Joana mentre sorseggia la sua tisana «anche se mi è capitato di non essere sincera conmestessa, omeglioerotalmente nel ruolo di quella che cercava la famiglia idealizzata, che per me era naturale frequentare ragazzi. Poi ho capito che avevo semplicemente bisogno di tempo per comprendermi». Joana non nascondeva nemmeno al suo ragazzo dell'epoca che alcune notti i suoi sogni ospitavano altredonne, accettando così il fatto che dentro di lei, come in ognuno di noi, possano coesistere sia la parte femminile che quellamaschile e che a un certo punto era
inevitabile (almeno così è stato per lei) dare voce a quel «sÈ» che «tifava» per la verità. E quando il sogno, che prima era solo in versione onirica, si è tramutato in realtà? «Quandomi sono aperta all'universo femminile tutto si è stravolto, ho rivoluzionato da un giorno all'altro la mia esistenza mettendo in dubbio totalmente quello che avevo fatto fin lì e ho voluto seguire sino in fondo lamia veranatura». «Siamo persone normalissime» afferma decisa Joana guardandomi dritta negli occhi; «sono un'attivista perchÈ credo ci sia ancora bisogno dimostrare la normalità dei rapporti omosessuali, siamo persone qualunque: la farmacista, il meccanico, l'architetto... Siamo ovunque, ma purtroppo ancora troppe persone si nascondono perchÈ hanno paura. Vuoi perchÈ la nostra società è un po' chiusa oppure perchÈ si teme il giudizio altrui».
I problemi non si risolvono nell'oscurità o nell'intimità dellemura di casa. «Dal momento in cui la legge, lo Stato ci tratterà tutti allo stessomodo e con gli stessi diritti, non ci sarà più bisogno dell'esistenza di associazioni, attivisti LGBT o Pride in giro per il globo. Ci vorrà tempo, ma siamo sulla strada giusta ».
Metterci la faccia per creare ponti
Joana fa parte di Imbarco Immediato, Associazione LGBT della Svizzera italiana. » un solidopuntodi riferimento per chi desidera avere maggiori informazioni sull'identità sessuale ed è un valido canale per la comunità LGBT per integrarsi con «il mondo là fuori» dove non si costruiscono muri bensì ponti. Recentemente Imbarco Immediato ha creato l'hashtag# mettiamocilafaccia invitando tutti a essere visibili nella vita quotidiana. «L'ho proposto io questo slogan», continua Joana: «Sono entrata da poco nel gruppo emi sembrava una bella idea creare delle immagini pubblicitarie per gli aperitivi che organizza l'Associazione. Così, se dei ragazzi che partecipano per la prima volta ai nostri eventi ci vedono in faccia, possono capire che siamo persone come loro, niente di eccezionale insomma ».
Joanaha fattola volontariaper il Pride nazionale svoltosi a giugno a Lugano: «» stato faticoso, ci siamo dati da fare tutti, ma ne è valsa la pena. Mancava in Ticino un momento in cui le persone potessero identificarsi, ritrovarsi e avere un supporto pubblico, in pubblico. Un po' come uscire allo scoperto». Hai detto stereotipo? Sì, perchÈ nel 2018 esiste ancora la credenza di donne baffute, corpulente e che rientrano nell'immaginario collettivo della tipica donna gay: «La cosa che più mi infastidisce quando esco con la mia fidanzata è quando ci chiedono se siamo sorelle perchÈ ci chiamiamo amore. A quelmomento, dopo un bel respiro, spieghi che sei lesbica e la risposta la leggi nella loro espressione stupita, seguita da ‘ Ma nooooo, non è vero...'. E lì parte il nostro‘disco' chedice: viviamo insieme, abbiamo un cane e un gatto, i nostri genitori lo sanno... insomma devi proprio raccontarlo ogni volta».