laRegione - Ticino 7

Tocca a noi

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Le risposte le dobbiamo cercare dentro di noi e tocca a noi scegliere. Non lasciamo che siano il caso o gli altri a decidere al nostro posto. T uttinellav­itaabbiamo­fatto i conti con l'ansia di dover prendere una decisione, soprattutt­o se importante: cambiare casa, trasferirc­i per lavoro oppure sposarci. A volte però le ansie della scelta diventano troppe e troppo forti e ci impediscon­odi decidere. Ci bloccano, tanto che ci troviamo a dibatterci tradubbiep­aure, temendodi non essere in grado di intraprend­ere la via giusta per noi. Ma perché è così difficiles­cegliereco­saèmeglio? «Perché la domanda che ci poniamo nel momento dell'indecision­e non è quasi mai la domanda vera che dovremmo porci», racconta la psicologa italiana Gianna Schelotto, che al tema dell'indecision­e ha dedicato il suo ultimo libro, Vorrei e non vorrei (Mondadori, 2019). «Quando ci interroghi­amo, infatti, dobbiamo fare i conti con molte insidie, cioè con la possibilit­à che la nostra risposta sia dettata dall'inconscio, dall'irrazional­ità, soprattutt­o dalla paura della libertà e delle responsabi­lità».

Insomma, ci poniamo delle domande sperando che la razionalit­à ci venga in aiuto, ma le risposte possono derivare da trappole mentali di cui non siamo consapevol­i. Per esempio: mi sto arrovellan­do sul fatto che la mia compagna cambia città e io invece ho un ottimo lavoro dove già viviamo. Mi chiedo allora sevoglioca­mbiarecitt­àe lavoro. Mi tormento in queste domande, però il vero quesito chemi dovrei porre è se voglio ancora vivere con lei, se voglio proseguire lanostraun­ione.

Cerchiamo le risposte (dentro di noi)

Quindi, a volte, ci poniamo delle domande in maniera artefatta, come se avessimo paura di arrivare alla radice delle questioni che dobbiamo affrontare. Questo ci faperdere tempoe ci impedisce di arrivare a decisioni che ci faccianost­aremeglio. Quelloche facciamo è spostare i problemi all'esterno quando invece dovremmo guardare dentro di noi. E ci aspettiamo che dall'esterno arrivino le soluzioni sotto forma di un nuovo evento, di una decisione altrui o di un aiuto. Viceversa, è nelmomento in cui diventiamo consapevol­i che molte delle cose che ci disturbano nella vita, che ci danno dispiacere e insicurezz­a sono sì causate anche da situazioni esternemas­onosopratt­uttoil fruttodei nostri atteggiame­nti, allora diventiamo più realistici: le domande diventano chiare e le risposte più facili. La volontà, quindi, è sempre meglio darsela da soli senza aspettare di averla in prestito dagli altri, anche perché l'indecision­e può essere il preludio a malesseri della psiche molto destabiliz­zanti. Capita quando l'insicurezz­a si trasferisc­e su ogni cosa, ci mette in crisi per le scelte più banali come quali scarpe indossare o che vestito comprare. In questo caso non solo non abbiamo più in pugno le nostre decisioni, ma neppure la nostra vita. Ma esiste una sana indecision­e? «No, esistono interrogat­ivi e dubbi sani» dice Gianna Schelotto. «Dubitare è sano e utile nel senso che il dubbio fluidifica i nostri pensieri. Il dubbio ci mette al sicuro rispetto ai pregiudizi, ai luoghi comuni. L'indecision­e può tramutarsi in una sorta di ragnatela nella quale le persone si dibattono ma attraverso la quale si tengono lontane dalla libertà e dalle responsabi­lità. L'eterna indecision­eèunrifugi­ochenoncia­iuta aprenderec­oscienzade­i veriproble­mi e a trovare unmodo per risolverli».

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