La vera storia di Agnes
Uccidere chi ha ucciso è «un delitto incomparabilmente più grande del delitto stesso» scrisse Dostoevskij ne L’idiota. In Islanda i legislatori abolirono la pena di morte dopo l'ultima decapitazione del 1830, la cui vittima fu una donna, Agnes Magnúsdóttir. Accusata di stregoneria, dell'omicidio di Natan Ketilsson e del suo amico Pétur Jónsson, oltre che dell'incendio della fattoria Illugastaðir a Vatnsnes, in verità non si sa esattamente che cosa sia accaduto. Nella vicenda erano implicati anche Fridrik Sigurdsson, decapitato a Þristapar pochi minuti prima di Agnes, e Sigríður Gudmundsdottir, che passò il resto della sua vita in carcere in Danimarca. Agnes era una governante di 33 anni del Nord dell'Islanda, intelligente, laboriosa e poetica, quando si trasferì dall'erborista Natan. Tra i due c'era attrazione, ma Natan provava interesse anche per la sua cameriera sedicenne, Sigríður, della quale era innamorato
pure Fridrik, il vicino contadino diciottenne. Questa storia èmoltonota in Islanda ed è alla base del film islandese del 1995 Agnes di Egill Eðvarðsson. Nel 2013, la giovane autrice australiana Hannah Kent ne ha tratto un romanzo, Ho lasciato entrare la tempesta. Il titolo in italiano fa riferimento a un episodio di Agnes bambina, che aprì la porta della casa in cui faceva la serva durante una tormenta di neve e dove era considerata «una seccatura». Cresciuta a Kornsa, fu poi mandata proprio in quel villaggio a lavorare presso una famiglia, in attesa della morte per decapitazione. Ed è lì che «racconta la sua versione della storia alle uniche personeamiche cheildestino le concede nei suoi ultimi giorni: la moglie del suo carceriere, e un giovane e inesperto confessore».
Su ciò è costruito il film Burial Rites (2013), e saranno il regista Luca Guadagnino e il premio Oscar Jennifer Lawrence a metterlo in scena. Mentre saliva sul palco degli Academy Awards, l'attrice è inciampata. Nel finale del libro, Agnes cade nel raggiungere il ceppo. Sarà un segno?