Sorvegliare e incassare
Se tendete alla paranoia non leggete The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power («L'era del capitalismo di sorveglianza. La lotta per un futuro umano alla nuova frontiera del potere», più o meno) di Shoshana Zuboff, un volumone di oltre 700 pagine apparso lo scorso gennaio. D'accordo, lo sappiamo tutti che i dispositivi smart, Google e i social ci «rubano» i dati: come il battito cardiaco, gli spostamenti, ciò che acquistiamo e consumiamo, interessi e paure. Ma di rado pensiamo a cosa se ne fanno davvero. Zuboff, psicologa sociale e docente all'Mba di Harvard, ce lo spiega: dopo avere preso i nostri dati senzanemmeno chiedere, quasi gli appartenessero perdirittodivino, i colossidellaSilicon Valley intendono utilizzarli per influenzare ogni aspetto delle nostre vite. Non si tratta solo di venderci su Facebook i nostri calzini preferiti; l'idea è quella di manipolare i nostri spostamenti, lanostra attivitàfisica, lenostre scelte di vita («alzati in piedi!», mi ha appena suggerito lo smartwatch). Con la scusa, naturalmente, di farlo per il nostro bene.
Prendete Pokémon Go: tutti contenti perchÈ un videogioco ci spingeva a inseguire tesori virtuali all'aria aperta, spostandoci dietroai nostri smartphone. Ma poi, guarda un po', per trovarli si finiva sempre di fronte a un McDonald's o se vi andava bene di fronte al più vicino Starbucks.
Con l'Internet delle cose – materassi, frigoriferi, auto, tutto& tutti costantemente in rete – le possibilità di manipolarci aumentano esponenzialmente. Per Facebook e Google, ma anche per lo Stato: in Cina si sperimenta già un sistema che premia e punisce i cittadini per comportamenti un tempo del tutto privati. L'alternativa è lottare per riappropriarci della nostra privacy: non sarà facile, nota Shoshana Zuboff, ma è urgente e necessario.