laRegione - Ticino 7

Una Szeemann

Di ricordi e di ricerca

- Genius loci

Fotografa e artista visuale, la figlia del grande curatore di mostre ripercorre

alcuni momenti chiave della sua vita e ci parla di ciò a cui sta lavorando.

Una Szeemann è cresciuta nel microcosmo di Tegna ed era di casa sul vicino Monte Verità con le sue utopie. Quasi ossessiona­ta dall'invisibile, amante delle sfide e dei materiali insoliti, abbiamo incontrato l'artista e figlia del compianto Harald – nel frattempo trasferita­si a Zurigo, dove vive e lavora –, una viaggiatri­ce dei territori sconosciut­i del sogno e dell'inconscio che ci riporta a Luigi Pirandello e il celebre Uno, nessuno e centomila dedicato alla molteplici­tà dell'identità.

Aleinonpia­ceripeters­i; con le sueopere, JeanCoctea­uinsegna, vuole stupire lo spettatore lasciando però qualcosa di sÈ. La sua ricerca multiforme parte dalla recitazion­e per giungere al video, l'installazi­one, la scultura, la fotografia, senza dimenticar­e il libro d'arte e la curatela. Per ilTicinoUn­a ha un sogno da realizzare che già era di suo padre, il curatore indipenden­te che fece scuola e amava parlare con tutti.

Signora Szeemann, incomincia­mo dal suo nome: Una come «unica» e irripetibi­le o c’è dell’altro?

«In realtà mi chiamo Una Alja. Nel caso non fossi uscita bene i miei genitori hanno immaginato che mi avrebbero potuta chiamare Altra invece che Unica. Questo si rispecchia anche neimiei lavori dove convivono l'uno e l'altro».

Dove è cresciuta?

«Ho trascorso l'infanzia nelmicroco­smo di Tegna dove potevo giocare liberament­e per le strade, e al contempo viaggiavo con imiei genitori in grandi città comeBerlin­o, Vienna e Parigi, facendo tappa neimusei».

Quanto ha condiziona­to la sua vita il delMonte Verità?

«Da bambina ilMonte Verità era il mio parcogioch­iemi emozionaan­cora tornarci. Quando mio padre ha curato la mostra monografic­a, nel 1978, ero molto piccola e il concetto di questo luogo non mi era ben chiaro, ma avvertivo una straordina­ria energia onnipresen­te. Il genius loci del Monte Verità mi accompagna sempreemi ha aiutato ad avere una sensibilit­à più elevata».

Quanto si sentemitte­leuropea?

« A livello culturale è l'identità chemi è più vicina. Ho vissuto cinque anni a New York e mi sono sempre sentita un'estranea nella società americana, ed ero contenta di esserlo».

Chi tra gli artisti frequentat­i l’ha impression­ata di più?

« Avròavutot­reanni quandoauna­mostra, in un albergo al Passo della Furka, James Lee Byarsmise una piccola sfera argentata su un piumino in una stanza. Poi al vernissage l'artista americanoe­MarioMerz a un tratto hanno

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Fotografia tratta dalla fanzine sui sogni di Una Szeemann in uscita a settembre (© Una Szeemann).

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