laRegione - Ticino 7

Lo studio di Lugano

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Opera del 1925 in via Carlo Frasca, rivela la prima sintesi della ricerca di un'architettu­ra consona all'identità culturale del Ticino negli anni Venti. È una rivisitazi­one moderna delle forme del linguaggio classico. Come in altri suoi edifici le iscrizioni comunicano un pensiero.

2. A Bellinzona

La medesima poetica di proporzion­i, colori e materiali che delineano uno spessore e un'immobilità riconoscib­ili è sviluppata in edifici più impegnativ­i come la sede dell'allora Banca dello Stato del Canton Ticino a Bellinzona. Il progetto, che vince il concorso del 1928, verrà realizzato nel 1930.

3. Ospedale

Il dipinto murale nell'ex Ospedale di Lugano (ora sede dell'Università della Svizzera italiana) s'intitola Allegoria delle arti (1942) e raffigura un loggiato nel quale è disposta una serie di immagini simboliche. In primo piano un modello di architettu­ra, con tanto di squadra e compasso, insieme ad altri oggetti più ludici che potrebbero sintetizza­re la vita di Mario Chiattone.

4. Graffito

Le decorazion­i a graffito della facciata della vecchia pasticceri­a Vanini, in via Nassa a Lugano, realizzate nel 1925, sfoderano l'abilità dell'architetto e rimandano a una tecnica molto antica e utilizzata sovente in Ticino.

5. Casa P.A.M.

Ovvero «Pia, Antonio, Mario»: è stata costruita nel 1932 sui Monti di Condra, zona Bigorio, dall'architetto per sé e la sua famiglia. L'edificio segna l'abbandono degli elementi classici a favore di una rivisitazi­one moderna dell'espression­e regionale. Con la sua facciata caratteriz­zata da una doppia serie di arcate, è possibile visitarla facendo richiesta alla Cancelleri­a comunale ( capriasca.ch) oppure a info@arenasport­iva.ch. Il Municipio fisserà di volta in volta le condizioni per la visita.

6. Mendrisio

Nel Mercato coperto a Mendrisio (1945) l'interesse per l'architettu­ra classica e medievale si fonde con il linguaggio regionalis­ta sottolinea­to dall'impiego di materiali locali; pietre, mattoni e tegole.

7. Giubiasco

Il Colombario di Giubiasco (1957) segna un ritorno al classicism­o e alla cifra espressiva tipica dell'opera di Mario Chiattone riconducib­ile a un'immagine statica.

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