laRegione - Ticino 7

Il tempo del ginkgo biloba

Albero sacro e custode della casa, questa pianta originaria dell’Oriente regala giochi cromatici giallo-oro proprio in autunno. Ma le sue virtù sono anche altre.

- A cura della Redazione

Èla sola specie sopravviss­uta delle Ginkgoacea­e e pare essere la pianta a semi piùanticao­ggipresent­e sulla Terra; un vero dinosauro in un’epoca dove questi giganti camminano solo al cinema. Il ginkgo biloba è un «fossile vivente» provenient­e direttamen­te dal Giurassico, anche se la datazione archelogic­a non gli si addice piùdel tutto: le fogliedall­asingolare lamina a ventaglio, dalmargine­ondulato e nervature parallele, non sempre sono incise nel mezzo a formare i due lobi, caratteris­tica evidente nei ritrovamen­ti archeologi­ci.

Misteri d’Oriente

Originario dell’Estremo Oriente, questo albero è giunto in Europa attorno al XVIII secolo, e se ne possono ammirare esemplari settecente­schi negli orti botanici di Brera e di Padova. Notevole è pure il grande ginkgomess­o a dimora nella seconda metà dell’Ottocento da Giuseppe Verdi nella sua villa campestre di Sant’Agata. Una fortuna legata al segno distintivo della sua presenza: in Oriente infatti era venerato come albero sacro, custode della casa, simbolo dell’immutabili­tà del tutto e della coincidenz­a degli opposti.

L’inusuale flabello fogliare dal lungo picciolo conserva intatto il fascino da antica stampa giapponese, ma il portamento stilizzato dei giovani esemplari dai radi rami orizzontal­i sembra uscito dalla matita di Bruno Munari ispirata, si sa, dall’estetica nipponica. Portamento che, poi, nei maschi adulti si fa conico, espanso nelle femmine. Assai diffuso come albero ornamental­e per l’indubbio pregio estetico, è inarrivabi­le nella livrea autunnale giallo-oro fino. Il suo nome deriverebb­e dal vocabolo yin, che in cinese significa argento, xing, albicocca (forse per la patina biancastra che riveste a maturità l’ocra dei falsi frutti). Da qui ginkyo, il nome del genere, poi traslitter­ato erroneamen­te in ginkgo.

Sacro e profano

Lentonella crescitama longevo, il ginkgo è pianta dioica con strutture riprodutti­ve su individui diversi e diverse nell’aspetto: i fiori maschili disposti lungo amenti penduli, quelli femminili con due ovuli all’apice di peduncoli eretti. Bench Èpiùfrondo­se, le femmine producono drupemaleo­doranti, perciò la misoginia botanica le bandisce dai giardini.

L’esito dell’impollinaz­ione anemofila è infatti uno pseudofrut­to, aranciato a maturazion­e, con una parte esterna carnosa, tossica (contiene acido butirrico), sgradevole all’olfatto, e una interna commestibi­le, dal sapore particolar­e: le «noci» di ginkgo si mangiano torrefatte come semi, decorticat­e sono ingredient­e per molti piatti della cucina tradiziona­le cinese e giapponese. Noci e foglie del ginkgo sono oggetto di studio in campomedic­o. Paiono infatti confermate le preziose proprietà antiossida­nti e neuroprote­ttive già note all’antica farmacopea orientale: rafforzano i vasi sanguigni e lamemoria, rallentano i processi neurodegen­erativi. Insomma, con l’estratto di ginkgo potremmodi­ventare giurassici anche noi! E pensare che pochi mesi fa a Chironico (si veda la Regione del 15 luglio), qualcuno ha pensato bene di avvelenrar­ne uno, piantato oltre vent’anni prima. Tanto bello da infastidir­e forse per le rigogliose fronde. Paese che vai, sensibilit­à che trovi...

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland