Come nascono le storie di Storie
Ne abbiamo parlato con Michael Beltrami, co-produttore della trasmissione RSI in onda ogni domenica sera su LA 1
Michael Beltrami, nato a Colonia, realizza già da ragazzo i suoi primi film in super-8 e appena dicianovenne scrive e dirige il suo primo lungometraggio
“Bella?” che ultimerà due anni dopo. Dopo gli studi in regia e scrittura cinematografica a Los Angeles, realizza numerosi documentari e il film Promised
Land. Con Our Hollywood Education vince il premio per il miglior film svizzero nel 1992. Da molti anni collabora con la RSI in qualità di regista e dal 2016 è co-produttore, con Consuelo Marcoli, di Storie.
Michael, sei stato sempre un regista e adesso produci. Essere un regista aiuta a produrre gli altri?
Sono stato un regista attento agli aspetti produttivi sin dall'inizio, per forza di cose. Ho prodotto e diretto i miei primi film Bella? e Our Hollywood Education e bisognava farsi bastare i soldi, essere creativi. Da lì a produrre altri registi, il passo è stato breve. Ho cominciato da indipendente negli Stati Uniti e ora, nel ruolo di produttore del programma
Storie, cerco dimantenere l'attenzione verso i contenuti e le qualità drammaturgiche di una storia, di aiutare i miei colleghi registi a esprimersi al meglio e in questo, la mia esperienza di regista e produttore si fondono.
Cosa ti spinge a produrre un progetto, qual è lamolla?
L'originalità del soggetto, ma ancor di più la constatazione che la storia è in divenire, che molte cose devono ancora succedere e che possiamo catturarle mentre accadono.
Poi, la presenza di protagonisti forti che possano incarnarla e sostenerla. Come per la fiction, anche nel documentario il “casting” è fondamentale. Lavorando con molti registi - ognuno con una sua specificità - cerco anche di immaginare il tipo di film che ne può uscire. La forza di un programma come Storie sta anche nella sua diversità, purché a parlare siano davvero le storie.
Nella scelta dei temi quanto spazio c’è per il locale e il globale?
Sono convinto che nel locale ci sia spesso il globale. Le storie più forti sono quelle senza confini in cui ci si può riconoscere ovunque. E noi ne abbiamo realizzate molte, come Ma quando arriva la mamma? di Stefano Ferrari. Con una storia locale divenuta internazionale, siamo riusciti ad appassionare giurati da diversi Paesi, che l'hanno premiato con il Prix Europa.
Storie è anche una scuola per nuovi registi e autori della Svizzera italiana…
Storie rappresenta una concreta possibilità lavorativa per molti registi e autori locali e non, ma il problema dei registi indipendenti è che non si può vivere realizzando un film o un documentario ogni cinque o sei anni. È importante mantenere una certa continuità nel lavoro, non solo per la questione finanziaria, ma anche per tenere viva la propria creatività. Al centro dei documentari prodotti da Storie, c'è la narrazione ed è un unicum persino a livello europeo.
Per i cineasti che vi collaborano, rappresenta un'incredibile opportunità di crescita professionale e personale.
Nel corso degli anni, è nata una vera e propria “scuderia” di registi narratori e una bella collaborazione con chi produce documentari sul nostro territorio.